Il compleanno Tanti auguri Claudio Magris, amico della vita
Il sentimento dell’amicizia ha come uno dei contrassegni la pudicizia. Ostentare l’amicizia o parlarne troppo, per giunta in pubblico, o mostrarla sotto gli occhi di tutti può, secondo me, in parte lederla o renderla meno vera. Ma anche nascondere quel sentimento o tacerlo può sortire un effetto simile. Tutti i moti più intimi dell’animo umano sono esposti a questi pericoli: la fede, l’amore, l’amicizia, a volte persino le convinzioni politiche. Oggi naturalmente si chiede a tutti di esporre in pubblico tutto di sé, di diventare accessibili al mondo in ogni istante, attraverso i vari mezzi di comunicazione, i quali, con questo abuso diventano l’opposto della comunicazione, trasmettono tutto, quindi non trasmettono nulla. Per questo mi accingo con un po’ di apprensione a salutare un amico, un amico di lunga data, in occasione del suo compleanno. È un giornale che mi chiede di farlo, questo giornale. E chi lo chiede è un altro amico. Per questo e per vari altri motivi lo sto facendo a tarda sera, seduto davanti al mio computer, circondato da idee, scene che baluginano nella mia interiorità, scene del passato, brandelli della memoria, illuminazioni. Non riuscirò mai a fare una vera cernita tra loro, dovrò obbligarmi a concentrare i miei sforzi su alcuni dettagli, e a non perdere mai di vista la sincertà, la verità e l’affetto.
La persona della quale cerchererò di dire qualche cosa è, si può dire, il mio migliore amico. Sto chiudendo gli occhi per verificare se quello che sto dicendo corrisponda a verità. Sì. Io lo considero il mio migliore amico. Non soltanto per la misura del bene che gli posso volere, e che non si può misurare, e sarebbe stupido voler misurare, ma anche perché tra amici e conoscenti non c’è nessuno che io stimi di più e a cui mi senta più legato per vicende comuni, affetti, interessi, allegrie e dolori. Ci siamo incontrati in mezza Europa, Vienna, Londra, Parigi, Budapest, Barcelona, abbiamo anche lavorato insieme in vari Paesi, ci siamo visti anche in momenti drammatici delle rispettive vite, e ci siamo insieme dedicati a creare eventi particolari, spettacoli, (per esempio a Cividale del Friuli) mostre, convegni, conferenze, fiere del libro. E da molto tempo anche d’inverno e d’estate, nei luoghi dove andiamo a riposarci per qualche giorno o settimana ci incontriamo o andiamo insieme.
Ci sono anche casi umani che ci mettono di fronte a scelte, richiedono il consiglio di qualcuno: spesso mi sono rivolto a lui, spesso l’ho ascoltato, qualche volta no. Non ho mai conosciuto una persona più fedele nello scambio epistolare. Risponde a tutte le lettere che riceve, e molto spesso fa qualcosa per aiutare chi gli chiede aiuto per la propria professione: di solito quella di scrittore, o giornalista. Vuol dire molto poter contare sulla fedeltà dell’amicizia, sulla solidarietà, sulla comprensione, e anche sulla più dura, più sincera discussione. Ma non voglio qui minimamente fare un elogio delle sue qualità, della sua persona, tutti le conoscono. Ne voglio fare mielose, nostalgiche rievocazioni. Voglio solo salutarlo.. E parlare molto in breve, di che cosa è, secondo me l’amicizia. Abbiamo letto tutti di grandi sodalizi tra poeti, filosofi, scienziati, intere biblioteche potrebbero essere riempite della loro reciproche lettere, anche di contenuto intimo. C’è molto da imparare da queste, ma c’è anche molto da dimenticare. L’abuso anche di queste letture può stancare, o infastidire. Comunque credo che l’amicizia sia tra i sentimenti e affetti più profondi che l’essere umano possa provare: è molto molto raro, e può a volte produrre anche effetti disastrosi: tradimenti, incomprensione, cattiverie. O anche qualcosa di più strano. Mi ricordo d’aver assistito una volta, nella sede dell’Accademia dei Lincei, alla presentazione di una nuova collana di pubblicazioni dedicata alle opere di uno scrittore allora ultranovantenne. Il suo migliore amico, famoso critico letterario tenne un discorso davvero commovente e sincero su quello scrittore, come uno dei pochissimi letterati italiani che avessero parlato, nei loro romanzi e racconti, dell’amicizia. Chiuse il suo discorso dicendo che salutava con molto affeto anche in quell’occasione, il suo più caro, più grande amico. Dopo salì sul podio questo amico, lo scrittore ultranovantenne celebrato quel giorno. Stette un attimo a guardare davanti a sé, poi attaccò: “La persona che ha appena parlato… come si chiama lei, scusi?” gli dissero il nome. Tutti guardarono allibiti. Come, non ricorda nemmeno il nome del suo migliore amico?, si chiedevano. Non ricordava. Quel nome era uscito dalla sua memoria.
“Beh, quel signore, in un giorno di quel mese che viene dopo agosto… come si chiama…”, un'altra pausa. Il pubblico era sgomento. Poi quel signore vecchio, provato dall’assenza di memoria fece un bellissimo elogio di quel suo amico, di cui non ricordava il nome. Ma ricordava il loro legame di amici e reciproci commentatori. Finita la cerimonia l’amico fu circondato da conoscenti che gli chiedevano notizie circa la memoria gravemente danneggiata del famoso scrittore. “Non ricorda nulla. Dio mio, com’è ridotto!” sussurravano. “Forse è meglio per lui non ricordare. Ma gli affetti, quelli li ricorda. Ve lo posso assicurare”. Sì, ricordava tutto della collaborazione, della preparazione dei volumi che dovevano uscire, delle sceneggiature scritte insieme, delle malattie, delle feste, dei viaggi, degli amici comuni e delle amiche.
Da molto tempo mi sono convinto che la longevità possa essere anche frutto di molti legami che ci uniscono alla comunità dei viventi (e dei morti), alla grande comunità umana della Terra. Più siamo integrati in essa, più ne sentiamo l’attrattiva e la responsabilità, più quella fiammella che è la vita, si alimenta in noi. Naturalmente c’è anche chi dice che tutto dipende da quali geni abbiamo nel nostro organismo, dall’alimentazione, dallo “stile di vita” e così via. È vero anche questo, probabilmente. Ma più penso alla vitalità dell’amico di cui sto parlando, al suo espandersi in tante conoscenze e amicizie, praticamente su ogni continente della terra, più sento che è così. E naturalmente più sono felice di appartenere a questa diramazione di vite che fanno parte della nostra amicizia. Non ho fatto il nome di nessuno di coloro di cui ho parlato in questo breve e scarno saluto augurale per un compleanno di cui sento il valore e la portata. Vorrei che sul nostro pianeta esistessero tante persone come lui, per onestà, lealtà, sentimento di umana compassione, creatività e volontà di aiuto. Dei possibili difetti ho taciuto, ma forse è meglio segnalare che ci sono anche quelli, altrimenti parleremmo di un monumento, non di un uomo. E forse è meglio nominare anche la cara cuginetta di questo amico, la quale ci lega a doppio filo. E ora alziamo il bicchiere alla salute di Claudio Magris che festeggia il suo compleanno, a quella delle persone che gli sono care e al benessere e alla pace della città in cui è nato. Evviva.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo