Il Comitato Stop Carbone rifiuta l’ipotesi biomasse

Le biomasse hanno un senso solo se sono a "chilometro zero". Lo sottolinea il Comitato stop carbone Monfalcone, nel bocciare le ipotesi emerse in queste settimane per l'utilizzo di biomasse nella...
Di Laura Blasich
Bonaventura Monfalcone-11.02.2016 Centrale A2A-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-11.02.2016 Centrale A2A-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Le biomasse hanno un senso solo se sono a "chilometro zero". Lo sottolinea il Comitato stop carbone Monfalcone, nel bocciare le ipotesi emerse in queste settimane per l'utilizzo di biomasse nella centrale termoelettrica A2a. Come quella dell'impiego di legno "vergine" proveniente dalla regione. «Si tratta di un’ipotesi non meno sciagurata di quelle precedenti: "legno vergine" si traduce in alberi abbattuti appositamente - afferma il comitato -, mentre sappiamo che l'utilizzo delle biomasse è ecologicamente sostenibile solo se vengono impiegati materiali quali scarti della lavorazione del legno o dell'attività agricola prodotti in loco».

Punto cruciale per il comitato è poi la quantità di legno che si intende bruciare. Per dare un'idea di cosa significa una centrale a biomasse a suo tempo Legambiente Fvg aveva bocciato un progetto a Pontebba da circa 50 MWt, proprio perché avrebbe comportato importazione di cippato dall'estero, avendo bisogno di oltre 140.000 tonnellate annue di biomassa, impossibile da reperire in regione. «Ipotizzando simili quantità si arriva subito alla conclusione - sostiene il comitato - che sarebbe necessario far confluire quotidianamente da tutta la regione decine di Tir verso la centrale di Monfalcone per rifornirla di legname. Un'opzione irricevibile».

Nelle osservazioni al Piano energetico regionale, per la parte biomasse, Legambiente, che compone il comitato assieme a Comitato rione Enel e No carbone isontino, ha evidenziato, in particolare, che le biomasse dovrebbero essere utilizzate a scopo termico più che elettrico, che l'uso elettrico è auspicabile solo se abbinato al recupero termico in maniera consistente, ad esempio in impianti operativi da ottobre a marzo e che le biomasse legnose vanno sfruttate in piccoli impianti per produzione di calore, possibilmente in teleriscaldamento e, possibilmente, a km quasi zero.

Per il Comitato stop carbone Monfalcone l'ubicazione stessa della centrale sembra escludere in partenza che un impianto a biomasse ecologicamente sostenibile vi possa essere installato. «Crediamo quindi che A2a debba gettare la maschera - conclude il comitato - e presentare alla cittadinanza e alle istituzioni un progetto compiuto che definisca il futuro della centrale, un progetto che a nostro avviso non può prescindere della chiusura dei gruppi a carbone nel minor tempo possibile. In assenza di un tale progetto ogni ipotesi o commento, come quelli che sono venuti dai vertici dell'amministrazione regionale senza nemmeno coinvolgere i cittadini e le istituzioni locali, rischiano di essere solo aria fritta».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo