Il Collio rende omaggio a sua “maestà” la Ribolla

Al via la manifestazione italo-slovena per celebrare le virtù del vitigno autoctono Coinvolti produttori, enologi e chef pronti a proporre abbinamenti gourmand
Di Furio Baldassi

TRIESTE. È uno dei vini più noti e apprezzati. Da sempre. Sicuramente da quando gli storici dell’enologia riescono a trovarne le tracce. È la Ribolla, Rebula in sloveno, al centro di una attesissima manifestazione transfrontaliera. Una maniera di celebrare le origini del bianco nettare e allo stesso tempo abbinarlo alle preparazioni di chef rinomati.

Si chiama “Rebolium- La Ribolla nei tempi”, ed è la protagonista di una due giorni che si conclude oggi nelle colline slovene della Goriska Brda, fra il nuovo albergo realizzato a Šmartno (già San Martino di Quisca) e il castello di Dobrovo (già Casteldobra).

L’evento è stato fortemente voluto da una società, ovviamente, italo-slovena, la “Sinefinis d.o.o.”, che appartiene ai due giovani produttori Matjaz Cetrtic (az. Ferdinand), sloveno, e Robert Princic (az. Gradis’ciutta), italiano nonché da alcuni mesi neo-presidente del Consorzio tutela vini Collio e Carso, con il sostegno finanziario dei fondi europei Leader. Obiettivo della manifestazione è quello di valorizzare la Ribolla gialla, un vitigno autoctono presente sul Collio (solo da 65 anni diviso da un confine) fin dal Medioevo.

Come racconta Stefano Cosma, esperto di enologia, si tratta di una varietà «particolarmente adatta alle marne arenarie di quelle colline, a quel terreno detto “ponca” oppure “opoka”, come scrissero diversi studiosi nel corso dell’800, che da un paio di decenni vive una nuova stagione fortunata».

Nell’arco delle due intense giornate di approfondimento, verranno illustrati i diversi metodi di vinificazione, ovviamente la storia, ma anche gli abbinamenti più adatti. Sono stati coinvolti, infatti, non solo produttori vitivinicoli sloveni del Brda e della Vipavska dolina (la Valle del Vipacco) nonché del Collio goriziano e dei Colli orientali italiani, ma anche importanti chef dei due Stati europei. Dal Veneto è atteso lo chef de “La Montecchia” (gruppo Calandre), dal Friuli Venezia Giulia c’è la ben nota Ami Scabar dell’omonimo ristorante triestino, Andrea Canton de “La Primula” di San Quirino (Pn), Agostino e Gabriella Devetak dalla “Lokanda Devetak 1870” del Carso goriziano, lo chef della trattoria “Al Cacciatore” della Subida di Cormons, mentre dalla Slovenia sbarcano in forze gli chef di “J&B” da Lubiana, di “Hisa Franko” da Kobarid (Caporetto) e ancora quello del ristorante “Pikol” di Nova Gorica.

Ancora Cosma cita il protomedico goriziano Antonio Musnig, che nel 1781 scriveva: «Alla Ribolla va concesso il primo posto per dolcezza e per generosità». Un secolo dopo al IV Congresso enologico austriaco, che si tenne proprio a Gorizia (1891), il poliedrico scienziato di origine triestina Giovanni Bolle (nato a Prosecco nel 1850 e morto a Firenze nel 1924) disse che la Ribolla è un vitigno «da reputarsi il migliore di tutti e meritevole sotto ogni riguardo di ulteriore coltivazione».

Ci avevano indubbiamente azzeccato, con largo anticipo sui tempi. Questa varietà autoctona ha riscosso generale apprezzamento al recente Vinitaly, ed è stata una delle più “corteggiate” della nostra regione.

Sul Collio, dopo la cena inaugurale di ieri, oggi si entra nel vivo, con un convegno di un certo spessore. Fra i relatori l’enologo sloveno Janez Bogataj e la storica Tanja Gomirsek, l’enologo e giornalista goriziano Claudio Fabbro, mentre i giornalisti Toni Gomiscek e Stefano Cosma (coordinatore regionale della guida Vinibuoni d’Italia e dei Ristoranti de Il Sole 24 ore) avranno il compito di moderare i vari interventi e condurre un talk-show sulla Ribolla.

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