Il Collio/Brda nell’Unesco: «Opportunità eccezionale»

Esponenti culturali e operatori commerciali d’accordo sulle ricadute turistiche ed economiche derivanti dal riconoscimento internazionale
CORMONS. Il presidente dell’Università della terza età, Michele Di Maria, consiglia di seguire l’esempio della sua città natale Modica, quello dell’Ascom mandamentale Paolo Vecchiet, la definisce «un’occasione eccezionale da non farsi assolutamente sfuggire» , quello della Società Cormonese Austria, Giovanni Battista Panzera, evidenzia invece come Collio e Brda possano diventare attraenti agli occhi di turisti di lingua non tedesca, mentre quello della Fulcherio Ungrispach, Gianni Felcaro, auspica che dalla parte italiana si possano avere finalmente “guide turistiche plurilingue” come già ce ne sono sul versante sloveno.


La candidatura del Collio-Brda per entrare nella Tentative List per diventare patrimonio Unesco è argomento che solletica intellettuali e mondo associazionistico cormonese: mentre proprio l’altro giorno, a Villa Vipolze, si teneva un summit transfrontaliero tra i promotori italiani e quelli sloveni, a Cormons il fermento sul tema è tanto.


E Giovanni Battista Panzera, presidente di quella Società Cormonese Austria che sin dal proprio nome parla della multiculturalità di queste terre, parte nel suo ragionamento proprio dall’incontro di Villa Vipolze: «Sinora si erano svolti solo convegni in cui si era parlato molto senza entrare molto nel concreto: l’altro giorno, invece, in questa conferenza credo si sia posta una prima pietra su come, da questa e dall’altra parte del confine, si voglia promuovere in modo forte la candidatura. Sarà fondamentale il ruolo dei nostri Comuni: è arrivato il momento di investire economicamente su questo progetto. Ognuno deve fare la sua parte mettendoci qualche migliaio di euro a testa. Stiamo parlando di un obiettivo che cambierà la vita di un territorio in modo totalmente positivo da un punto di vista turistico: Palmanova, dopo essere entrata nel circuito Unesco, è sulla bocca di tutto il mondo. Lo stesso succederebbe al Collio e al Brda. Ricordiamoci che burocraticamente la candidatura è slovena, ma è proprio la transfrontalierità il punto cruciale di questa proposta. Cormons e il suo territorio sono già noti al pubblico di lingua tedesca: entrare tra i siti Unesco aprirebbe le porte a un turismo straniero che non sia solo tedesco o austriaco».


Convintissimo del progetto è anche Gianni Felcaro, papà del sindaco Roberto ma anche presidente dell’associazione Ungrispach, che da sempre si batte per valorizzare turisticamente, paesaggisticamente e da un punto di vista storico l’area del monte Quarin e non solo: «Il parco del nostro castello è archeologico, rendiamoci conto di questo: è un pregio che in zona solo Aquileia può vantare. Dobbiamo valorizzare quei siti di questo territorio che hanno un’unicità: e dobbiamo promuoverli al meglio. Perché, ad esempio, non pensare a portare qui chi scende dalle navi da crociera a Trieste? È gente che vuole vedere posti nuovi, e il Collio offre tantissimi spunti. Abbiamo tante carte da giocarci: cicloturismo, turismo enoico e religioso. Sfruttiamole così come mettiamo sul piatto il fatto che siamo un’area perfetta per chi ama lo sport: e la presenza in questi anni di tante Nazionali di varie discipline è lì a testimoniarlo. Diventare sito Unesco ci garantirebbe una visibilità europea e internazionale incredibili».


E a testimonianza di ciò, ecco l’intervento di Michele Di Maria, presidente della più numerosa associazione culturale cittadina, l’Unitre (oltre 1100 iscritti): «La mia Modica, in Sicilia, ha visto uno sviluppo turistico incredibile da quando è diventata, grazie al suo barocco, patrimonio Mondiale dell’Umanità. È un riconoscimento che automaticamente porta un volano economico e turistico enormi. Come associazione siamo disponibili a fare la nostra parte e a un confronto costruttivo sul tema. A guadagnarci sarebbe l’intero territorio».


Paolo Vecchiet, presidente mandamentale Ascom, parla di «occasione da non perdere»: «Ma, se l’obiettivo dovesse essere raggiunto come tutti ci auguriamo, non dobbiamo poi sederci sugli allori. Si deve riuscire a sfruttare più possibile questa opportunità tramite bandi europei, contributi regionali e qualsiasi strada e sforzo che possa valorizzare appieno il nostro territorio incentivando soprattutto il tessuto commerciale, vero e proprio cuore pulsante di un’area. Bisogna quindi puntare sulla bellezza dei piccoli borghi, e sui loro centri storici: no a grandi insediamenti, si ai negozi di paese che offrano servizi, umanità, lavoro».


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