«Il Colle assegni la medaglia d’oro a Zara»

TRIESTE. Diciassette anni. Una vita. Di emozioni, esperienze, storie personali e generali. Da quel marzo ’98, teatro di un epico incontro al teatro Verdi, ne è passata di acqua sotto i ponti. Per questo l’idea di rimettere su un palco Luciano Violante e Gianfranco Fini poteva sembrare anche azzardata. In questo periodo non solo è cambiata la storia, è cambiato il mondo. L’ex comunista e l’ex missino. Il diavolo e l’acqua santa, o viceversa. Due mondi, comunque. Che in questi anni, però, si sono avvicinati quasi al punto da confondersi. Rendendo un tema non da poco, quello del ricordo e dell’esodo, quasi una memoria condivisa.
Se ne è resa conto, da subito, l’affollata platea del “Ridotto” del Teatro Verdi. Il popolo della diaspora istriana, in massima parte, che ha equamente suddiviso i suoi applausi tra i due politici. Perché, sul Ricordo, ormai c’è condivisione totale e, almeno a queste latitudini, piena unità d’intenti. Stimolati da Paolo Possamai, direttore del “Piccolo” e dal collega Luigi Bacialli di “Rete Veneta - Tele 4” i due ex contendenti hanno dunque espresso concetti assolutamente condivisibili ma, soprattutto comuni.
Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione degli Istriani che ha organizzato e coordinato l’evento, ha cercato giustamente, di bel principio, di instradare il dibattito sui temi dell’attualità. Che per gli esuli, dopo l’apertura del governo Renzi, significa soprattutto chiudere l’annosa questione degli indennizzi equi e, ove possibile, ottenere la restituzione dei beni ancora disponibili, a maggior ragione dopo l’entrata nell’Ue anche della Croazia, finora la più riottosa al riguardo.
Un assist, questo, che Fini ha sfruttato al meglio, quasi da bomber consumato. «Da cittadino - ha detto - auspico che il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella riprenda una iniziativa che, “motu proprio”, assunse il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, quando propose di onorare una città che era italiana con la medaglia d’oro, Zara. All’epoca ci furono tali proteste da parte croata che rallentarono e poi fecero archiviare quella idea. Ma oggi non credo che sarebbe così».
E gli indennizzi? «La pagina - ha detto Fini - non è ancora archiviata, ma almeno è riconosciuta da tutti. Ed è importante che il governo si sieda a un tavolo con gli esuli già giovedì (domani, ndr)».
Da Violante, apparentemente, vigorosi consensi. Perché, in fondo, è stato lui a dire anche che «su esodo e foibe va fatto un grande sforzo per far entrare queste vicende nella storia nazionale, dentro la nostra storia». E sempre lui a evidenziare le permanenti carenze e i silenzi della scuola italiana sulle vicende di casa nostra. «All'università - ha osservato - si insegna la Shoah, di come bisogna parlarne e come affrontarla con gli studenti. Ebbene io ai miei colleghi ho detto che bisogna fare una cosa di questo tipo anche sulle vicende del confine Orientale d’Italia, insegnarle e trasmetterle. E vi ricordo che proprio alcuni storici, nel ’98, avevano espresso un parere fortemente critico sull’opportunità del mio incontro con Fini».
Ma, per usare l’espressione di Fini, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto sulla via dell’entrata delle vicende dell’Adriatico orientale nella storia italiana? «L’impressione - ha osservato l’esponente del Pd - è che questa vicenda sia ancora coperta da una discriminazione che va superata. Sarebbe importante un convegno a Roma su foibe e esodo: servirebbe per fare un passo avanti nella “nazionalizzazione” del tema. Se diventasse argomento nazionale, allora su queste vicende ci sarebbe maggiore partecipazione».
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