Il clandestino ha figli qui: può restare
Rimane in Italia anche se di fatto è un clandestino. Perché è padre legittimo di due bambini italiani.
È questo il significato del provvedimento emesso dal giudice di pace Carla Milocco che ha annullato il decreto di espulsione del questore emesso nel confronti di un cittadino tunisino. L’uomo del quale non riportiamo le generalità per evitare che i bambini vengano riconosciuti, avrebbe dovuto lasciare l’Italia e quindi non avrebbe più avuto la possibilità di incontrare i suoi due figli avuti da una donna triestina come aveva concesso il giudice che nei mesi scorsi aveva pronunciato la sentenza di divorzio.
L’odissea del cittadino tunisino che è stato assistito dall’avvocato Giovanna Augusta De Manzano è cominciata esattamente un anno fa. L’uomo si è presentato in questura per rinnovare il permesso di soggiorno che gli era scaduto. Lui era senza lavoro.
All’addetto dell’ufficio stranieri ha riferito di essere il padre di due bambini con nazionalità italiana. Ma non c’è stato nulla da fare. Doveva andarsene.
Così l’uomo - che dormiva sulle panchine dell’ospedale di Cattinara ed era aiutato dalla Caritas - ha tentato la strada del tribunale dei minori proponendo un’istanza riferita proprio al suo caso particolare. Ma anche questa via gli è stata chiusa. Comunque deve andarsene dall’Italia con la certezza di non poter più incontrare i suoi figli che il giudice gli ha affidato nella cause di divorzio assieme alla ex moglie.
Finalmente è arrivato uno spiraglio. L’uomo ha proposto un ricorso al decreto di espulsione davanti al giudice di pace Carla Milocco. La quale, nel provvedimento di accoglimento, ha rilevato che «sono emersi elementi positivi circa la volontà affettiva di padre verso i figli minori nonché il desiderio e speranza di voler ricostruire la propria vita anche con il lavoro».
Insomma ha dato fiducia riconoscendo «a quel genitore straniero la dignità umana agli occhi dei figli», così si legge. L’atto del giudice Milocco riconosce in sostanza il giusto diritto al permesso di soggiorno comunque considerando «che la persona è risultata idonea all’attività lavorativa e non ha mai negato o rifiutato l’idea di occuparsi dei propri figli sia in senso affettivo che economico».
E poi conclude: «Conseguentemente fintanto che i figli resteranno in Italia al genitore dovrà essere riconosciuto il diritto di affiancarli oltre al dovere di rispettare i provvedimenti giudiziali che riguardano il loro affidamento.(c.b.)
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