Il cinema corteggia l’hardcore

Sempre più registi si avvicinano al porno d’autore, da “Gola profonda” a “Nymphomaniac”
Di Paolo Lughi

di Paolo Lughi

Linda Lovelace sta diventando la Marilyn Monroe dell’hardcore. Come per la star di “Niagara”, anche la leggenda insieme fulgida e triste di Linda - morta nel 2002 in un incidente a 53 anni – sta prendendo forza col tempo, si carica di nuovi simboli, genera nuove storie e interpretazioni. Dopo sei seguiti di “Gola profonda”, quattro autobiografie, un documentario (“Inside Deep Throat”), il libro “La pornografia prima e dopo Linda Lovelace”, progetti per portare al cinema la sua vita di Ron Howard e Angelina Jolie, ecco che finalmente uscirà a breve in Italia “Lovelace”, il film a lei dedicato di Rob Epstein e Jeffrey Friedman già applaudito al Sundance.

«In anni in cui il porno dilaga in Internet sembra lontano il 1972, anno in cui uscì il film di Gerard Damiano. È però più che mai attuale il tema degli abusi sulle donne. Come quelli che subì Linda, fragile rispetto alla celebrità che l’aveva travolta», ha dichiarato Amanda Seyfried, che nel film è il volto della pornostar che poi rinnegò il suo passato e diventò una femminista. «Ogni volta che “Gola profonda” viene proiettato – disse la Lovelace – è come se io fossi violentata ripetutamente».

Che il fantasma della problematica Linda, con tutte le sue contraddizioni (prima simbolo di liberazione della donna, poi della sua repressione), ritorni a farci riflettere, è tanto più significativo in una stagione cinematografica come questa. A 42 anni da “Gola profonda” (il primo “porno chic” lo definì il “New York Times”), ma anche dal “rogo” di “Ultimo tango a Parigi”, mai come oggi tante opere di maestri del grande schermo sembrano voler alzare la soglia del pudore. Hanno attirato l’attenzione (più che destato scandalo) le orge aziendali di “The Wolf of Wall Street” di Scorsese, i madidi furori in discoteca di “American Hustle”, le performance del vero pornodivo James Deen in “The Canyons” di Schrader, i 10 minuti di sesso saffico in “La vita di Adèle”. E prima c’erano state le vacanze selvagge di “Spring Breakers” di Harmony Korine e la sessuodipendenza di Michael Fassbender in “Shame” del Premio Oscar Steve McQueen. Inoltre, è notizia fresca il progetto “Le ragazze del porno” di Tiziana Lo Porto, che ha riunito dieci registe dai 25 ai 70 anni, fra cui Roberta Torre, con cui intende realizzare 10 corti “porno” d'autore, i cui fondi saranno raccolti con il crowfunding.

Ma il nuovo film epocale in questo senso è, senza dubbio alcuno, il controverso “Nymphomaniac”. La provocazione intellettuale del danese Lars von Trier (“sesso filosofico” o “anti-porno” è stato definito) approderà in anteprima nazionale il 2 aprile a Udine (al Visionario), nell’ambito del 21° FilmForum Festival che si tiene anche a Gorizia fino all’11 aprile diretto da Leonardo Quaresima (del resto anche l’anteprima italiana di “Gola profonda” nel 1976 si tenne in questa regione, al cinema Filodrammatico di Trieste, quand’era “tempio” nazionale dell’hard).

Ma, sul fronte del porno, il FilmForum friulano-isontino non si ferma qui. Il 9 aprile saranno proiettati (al Kinemax di Gorizia) dei trailer di classici a luci rosse anni ’80, tra cui quello di “Eva Man”, l’esordio di Eva Robin’s, a cura del Museo del Cinema di Torino. Un “midnight event” di sapore tarantiniano, fra pellicole graffiate e pornodive vintage. Infine, dall’8 all’11 aprile si terrà a Gorizia la quinta edizione dei “Porn Studies” (a cura dello studioso triestino Federico Zecca), appuntamento annuale all’avanguardia in Europa per la ricerca accademica sulla pornografia, con una mappatura globale delle ultime tendenze del fenomeno. Ospiti d’eccezione le inglesi Feona Attwood e Clarissa Smith, direttrici della neonata “Porn Studies”, prima rivista scientifica al mondo sulla pornografia.

«L’hard è prodotto e distribuito ormai ampiamente – spiegano Attwood e Smith – e sta diventando una parte importante nella vita di un gran numero di persone, ma i cambiamenti che tutto questo ha portato nell’era moderna sono ancora basati su congetture».

La rivista si occuperà anche delle crescenti connessioni fra il cinema hard e quello “mainstream”. Sono dunque i film dei maestri i soli a saper dare le risposte più profonde sull’erotismo? I soli a saper costruire storie e verità che il cinema hard non ha più saputo realizzare, ridotto a catena di montaggio senza inventiva, a sesso senza qualità? Questo sembrerebbero testimoniare i recenti esempi di eros cinematografico d’autore, dopo un lungo percorso di sfide al limite della censura di grandi firme come Hitchcock, Kubrick, Oshima, Cronenberg, Lynch, Bellocchio, Catherine Breillat, Paul Thomas Anderson.

Osserva tuttavia Federico Zecca che “il cinema ‘mainstream’ di oggi, anche se include l’erotismo esplicito, spesso non racconta nulla di nuovo, perché fa rivivere immagini classiche hard anni ’70 di un passato cinematografico ormai morto. In realtà anche il porno ‘mainstream’ attuale, americano ma non solo, ha sviluppato dei generi che a loro modo sono “innovativi”, derivanti dai nuovi media e dalla tv digitale più che dal cinema. Per non parlare delle pornografie globali “alternative” e amatoriali, straordinari documenti sulle diverse realtà sociali”.

Un ulteriore distinguo sul tema lo aggiunge Sergio M. Germani, direttore del Festival triestino “I mille occhi”, che nella prossima edizione a settembre presenterà i due dizionari “summa” dedicati all'hard francese e, curato da Franco Grattarola, a quello italiano: «Per me l'hard non è il cinema delle azioni sessualmente provocanti, bensì il cinema della flagranza dei corpi che pongono una domanda d'amore: sia agli sguardi degli spettatori, che a quelli dei registi. L'hard di routine si è sottratto a questa domanda, ma anch'esso (persino nella fruizione masturbatoria su Internet) può talvolta raccoglierla, così come il cinema d'autore che si riferisce all'hard è tutt'altro che unitario. Tra la grandezza dello sguardo d'amore di Paul Schrader, da “Hardcore” a “The Canyons” (massimo capolavoro degli ultimi decenni), e il tendenziale disprezzo di von Trier, c'è un abisso».

E non si può non ricordare il celebre aforisma di Gerard Damiano, regista di quella sgangherata commediola girata in sei giorni a New York (“Gola profonda”), costata 25mila dollari, diventata uno dei più grandi incassi di sempre (600 milioni di dollari): «La differenza fra erotismo e pornografia è questa: ciò che piace a me è erotismo, ciò che piace agli altri è pornografia».

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