Il cigno nero importato colonizza Fossalon FOTO E VIDEO

L’ornitologo Utmar: «Dopo quella di Caorle scopriremo che ha nidificato anche nella nostra laguna». Avvistati 38 esemplari, in mezzo anche i più comuni cigni bianchi, a proprio agio

 

GRADO A Fossalon, all'imbrunire, una nutrita colonia di rari cigni neri nuota placidamente lasciandosi ammirare dall’argine che da Punta Sdobba porta al Caneo. In mezzo a loro due cigni reali, i comuni eleganti e presuntuosi cigni bianchi sembrano perfettamente a loro agio.

Il cigno nero, il Cygnus atratus, è stato “scoperto” in Australia dagli europei solo alla fine del 1600 e importato poi per scopi ornamentali in Europa dove è vissuto in una cattività dalla quale, come comincia a diventare evidente da una decina d’anni, solo recentemente si è liberato. Fino al 1700 insomma la frase “tutti i cigni sono bianchi” poteva essere letta come rassicurante certezza.

 

La passerella in laguna dei cigni neri di Fossalon

 

Il cigno nero è di fatto un animale “alieno”, introdotto forzatamente dall'uomo, «una nutria con le ali» scherza l’ornitologo Paolo Utmar interpellato sulla presenza in Italia e in regione di questa varietà. Un animale che non è mai migrato autonomamente a queste latitudini. Nelle nostre zone l’avvistamento più consistente è stato di 38 animali. Qualche tempo fa alla foce dell’Isonzo.

«Si sa che hanno nidificato nella laguna di Caorle e, anche se non è stato ancora fatto alcun rinvenimento, sembra probabile - dice Utmar - che a breve qualche nido sarà scoperto anche nella nostra laguna».

Il cigno nero australiano è molto simile al cigno reale. «Se ne distingue per l’arricciatura caratteristica delle penne - spiega l’ornitologo - sul dorso e per il lungo collo che, più grosso alla base, va stringendosi molto e affusolandosi verso il becco rosso, striato di bianco». Una sorprendente caratteristica estetica viene celata fino al momento in cui spicca il volo, quando è possibile osservare le sue bianche, candide, piume remiganti sulla punta dell'ala.

Come per tutti gli animali non autoctoni entrati in relazione con un ecosistema diverso da quello d’origine, non è dato sapere ancora quali saranno gli effetti di lungo periodo della sua presenza. Potrebbero essere effetti dirompenti come quelli provocati delle nutrie o dai gamberi rossi della Louisiana sugli argini. Oppure si potrebbe creare una forte competizione con altre specie come accade tra la tartaruga della Florida e tartaruga locale in cui pare sia la seconda, per ora, ad avere la peggio. O, non ultima possibilità, potrebbe iniziare a convivere pacificamente con i suoi cugini reali. Impossibile indovinarlo al momento.

«Rara avis in terris nigroque simillima cygno» scriveva il poeta romano Giovenale. Da questa frase, nel 2007, prese le mosse l’epistemologo Nassim Nicholas Taleb per scrivere il suo saggio “Black swan”, la sua “teoria del cigno nero”. L’apparizione del cigno nero è stato un episodio così straniante per l’Occidente che alla fine è proprio quest’animale a essere diventato un simbolo e un esempio dell’evento imprevedibile, l’evento dirompente che nessuno si aspetta, che gli scienziati non riescono a prendere in considerazione perché troppo raro e quindi non “rilevabile” statisticamente e gli esperti non riescono a prevedere prima che succeda. L’evento con cui tutti noi facciamo i conti a posteriori, fingendo, a volte che sia possibile in qualche modo pronosticarlo. Pare non sia così e non solo a Fossalon.

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