Il Cfo di Generali Borean: "Serve piano europeo anti-pandemia, il successo dei green bond segno di fiducia"
TRIESTE Parla il Group Chief Financial Officier di Generali, Cristiano Borean.
Borean, come la pandemia ha cambiato il nostro modo di concepire la crescita e l’economia?
I grandi cambiamenti, come i salti quantici nella fisica, arrivano all’improvviso e creano discontinuità. Ci costringono a ripensare il nostro modo di creare valore. La pandemia ha provocato lo stesso impatto di una frattura tettonica nei terremoti. È stata come un Cigno nero, l’immagine usata dal matematico e filoso Nassim Taleb per definire un evento grave e imprevisto. Tuttavia il rischio è alla base del modello di business delle assicurazioni. Nelle fasi del lockdown il nostro Paese ha vissuto un mutamento radicale nelle relazioni sociali e di lavoro. Tuttavia questa fase non deve cambiare la nostra natura, il nostro modo di stare con gli altri. Le nuove modalità di interazione e lavoro da remoto, che alle Generali abbiamo sperimentato ormai da molto tempo, continueranno a essere molto utili. Sono molto soddisfatto di come il nostro gruppo è riuscito in modo rapido ad adattarsi al lavoro agile che ha coinvolto più del 90% dei dipendenti.
Il gruppo ha appena collocato con successo un secondo green bond raccogliendo ordini per ben 4,5 miliardi, sette volte l’offerta. Si aspettava questa positiva accoglienza da parte dei mercati?
Questo è il risultato del grande lavoro fatto per rafforzare il capitale, aumentare la redditività e allo stesso tempo disporre di liquidità sufficiente per crescere. Credo molto agli investimenti responsabili e etici che in futuro avranno molta importanza nella creazione di valore. Il collocamento ha suscitato forte interesse da parte degli investitori internazionali premiando la solida reputazione del nostro gruppo. Le Generali infatti sono ai primi posti negli indici mondiali della sostenibilità. Con il lancio dei green bond siamo stati capaci di rispondere a un bisogno reale e vogliamo continuare a valorizzare questo tipo di prodotti finanziari.
Qual è la percezione dei mercati sull’Italia?
L’Italia all’inizio di marzo si è trovata da sola nella trincea della pandemia e per questo guardata dai mercati con molta preoccupazione. Mentre il contagio si estendeva a tutta l’Europa, siamo stati capaci di reagire con il piano di emergenza. E oggi gli investitori sul fronte di questa crisi stanno guardando a tutta l’Europa e al mondo e non solo all’Italia.
Che previsioni può fare?
C’è preoccupazione per la crisi economica globale. Finora, a mio avviso, sono state prese le decisioni giuste a livello europeo. Il Recovery Found per sostenere i Paesi più colpiti è una misura necessaria e adeguata. Lo stesso programma di acquisti di attivi della Bce è stato necessario per stabilizzare la volatilità dei mercati e terrà sotto controllo i tassi. La pandemia è un’emergenza che va affrontata tutti assieme.
Le Generali subiscono il rischio Italia?
Generali possiede, al 31 marzo, titoli di Stato italiani per 60,2 miliardi. Ma il grande successo dei green bond lanciati da Generali, in piena crisi mondiale, dimostra la forte reputazione del nostro gruppo presso gli investitori internazionali. Questo è il risultato del grande lavoro fatto per rafforzare il capitale e renderlo solido per migliorare la cassa ed avere a disposizione liquidità per crescere.
Oggi si parla molto di resilienza. Come è possibile misurare la gestione del rischio per una grossa compagnia come Generali?
Nessuno immaginava che il mondo si sarebbe fermato in meno di un mese. Il sistema assicurativo non può da solo assorbire tutti i danni provocati da una pandemia. Generali ha creato un fondo da 100 milioni di euro, già esaurito, per sostenere nella crisi i Paesi dove le Generali operano in tutto il mondo. Ma nel lungo termine, come ha proposto anche il Group Ceo Donnet, ci dovrà essere una risposta coordinata a livello europeo dove le compagnie devono farsi promotrici di un fondo anti pandemia per le emergenze partecipato anche dall’Unione Europea e dai singoli Stati membri.
Nei primi tre mesi la compagnia ha resistito bene all’impatto della crisi da pandemia con un incremento del risultato operativo del 7,6%. Può spiegare?
I conti del primo trimestre hanno confermato la solidità delle Generali come dimostra un tasso di solvibilità patrimoniale che il 19 maggio scorso segnava un valore del 190%.
Previsioni per il 2020?
Siamo fortemente focalizzati nella esecuzione disciplinata del piano industriale basato su crescita profittevole, gestione del capitale e ottimizzazione finanziaria. Il nostro modello di business ci vede esposti su alcuni rischi, ad esempio nel settore viaggi, ma rispetto ai nostri peers per esempio non operiamo nel segmento di cancellazione eventi.
Il dividendo sarà pagato in due tranche. È un segnale di fiducia?
Raccogliendo l’invito alla prudenza delle Autorità di controllo nazionali ed europee abbiamo trovato una soluzione equilibrata che ha tenuto conto delle istanze di tutti gli stakeholder. I nostri 190 mila azionisti hanno fiducia nella nostra capacità di generare redditività in maniera costante e resiliente. Per questo non potevamo deluderli. Nei nostri 190 anni di storia (che festeggiamo il prossimo anno) e durante due guerre mondiali non abbiamo mai deluso i soci. Abbiamo già pagato la prima tranche. La seconda sarà soggetta a verifica consiliare, tra l’altro, sul rispetto al 30 settembre 2020 dei limiti previsti dal Risk Appetite Framework di Gruppo.
Il lockdown ha accelerato la digitalizzazione del gruppo che è uno dei capitoli del piano industriale.
Innovazione e digitale sono le leve della nostra trasformazione operativa. Eravamo preparati da tempo. La compagnia persegue un approccio definito “Phygital” (fisico e digitale) integrando il canale digitale con quello fisico. Un modello di business che offre varie opportunità di scelta al cliente. Il lockdown ha accelerato un trend ormai consolidato. Entro il 2020 il 50% dei nostri clienti dialogherà con la compagnia in modo digitale.
Come riattivare l’economia al tappeto?
Ho molta fiducia nell’attuazione del Green Deal europeo per promuovere una crescita sana e sostenibile. Bisogna puntare su un’economia verde e circolare e su una crescita equilibrata. Bisogna dare un supporto diretto alle piccole e medie imprese anche attraverso la creazione di gradi fondi infrastrutturali che sono un motore di crescita ad elevato rendimento. E premiare le società che valorizzano la sostenibilità e gli investimenti green.
In questo scenario il Leone è tornato vivace sui mercati dopo la zampata su Cattolica: cosa vi proponete con questa proposta industriale e finanziaria destinata a cambiare gli equilibri in Italia?
La partnership strategica con Cattolica, come ha già ben illustrato Marco Sesana, Country Manager & Ceo di Generali Italia e Global Business Lines, è un’opportunità unica, oggi in Italia, di crescita profittevole nell’asset management e nei servizi innovativi ai clienti danni, pilastri della nostra strategia Partner di Vita 2021. —
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