Il centrodestra "prenota" 27 seggi su 49 in Fvg
TRIESTE. Una simulazione che, sondaggi alla mano, fa sorridere il centrodestra. Berlusconiani e leghisti, dati in vantaggio se uniti, conterebbero 27 dei 49 seggi a disposizione nel prossimo Consiglio regionale. I restanti 22 sarebbero invece divisi tra Pd e alleati, grillini, sinistra e autonomisti. Sulla carta è l’esatto opposto di cinque anni fa. Il sistema di elezione di piazza Oberdan e del presidente della Regione è del resto lo stesso del voto di aprile 2013 – le regole, oltre a quella statutarie, sono contenute nella Lr 17/2007 –, con la sola differenza che stavolta gli elettori saranno chiamati alle urne in una sola giornata, con ogni probabilità il 29 aprile prossimo.
Alla coalizione o al gruppo collegati al candidato eletto presidente spetterà dunque il 60% dei seggi se l’aspirante governatore avrà ottenuto più del 45% dei voti, oppure il 55% se si fermerà sotto quella soglia. Lo scenario più probabile è il secondo. Difficile ipotizzare che uno dei poli in campo possa far man bassa fino a portare il primo candidato presidente oltre il 45%.
Il dettaglio? La parte del leone sembrano destinati a farla Forza Italia e Lega Nord, che viaggiano attualmente al 16% e al 12% stando alla rilevazione Ixé di fine dicembre (nel 2013 il Pd toccò il 26,8%) e che dunque incasserebbero insieme una ventina di seggi, lasciando i restanti 6 (uno è quello del presidente) agli alleati: a oggi si tratta di Autonomia responsabile, Fratelli d’Italia, Progetto Fvg, Udc e Pensionati. Il Pd (che nel 2013 conquistò 19 seggi, escluso quello di Debora Serracchiani) sarebbe il partito più ridimensionato. Anche se i sondaggi vanno ulteriormente pesati in questo caso dato che la storia, per quanto breve, ha mostrato il Movimento 5 Stelle più in difficoltà in Fvg che nel resto d’Italia. E dunque non è detto che il 22,8% attuale dei dem e il 29% M5S siano in prospettiva regionali una fotografia corretta.
I 22 seggi a disposizione dell’opposizione, in ogni caso, andranno divisi tra le due sigle principali, la sinistra in solitaria e il Patto per l’autonomia (Sergio Cecotti candidato presidente sarebbe un valore aggiunto in Friuli non da poco). Verosimilmente il Pd con il sostegno di Cittadini e Territorio e società (Furio Honsell e Giulio Lauri) potrebbe sopravanzare il M5S e conquistare fino a 12 seggi. Sinistra unita e gli autonomisti potrebbero puntare a una quota da uno a tre seggi a testa, sempre che riescano a superare la soglia di sbarramento del 4% (che si abbassa al 1,5% in caso di presenza in coalizione).
La composizione dell’aula terrà poi conto della capacità di raccolta delle preferenze da parte dei singoli. E del diverso peso di partiti e movimenti a livello provinciale. Sono ancora le norme di legge a prevedere che la circoscrizione di Udine assegni 18 seggi, quella di Pordenone 12, quella di Trieste 9, quella di Gorizia 5 e quella dell’Alto Friuli 3, cui si aggiungono i 2 seggi del presidente eletto e del secondo arrivato.
Alcuni nomi si possono già fare, ma si deve anche tenere conto del fatto che più d’uno è in gioco pure per le politiche. Nel Pd triestino, per esempio, la segretaria Antonella Grim potrebbe entrare nel listino per il Parlamento, così come fare la capolista alle regionali nella circoscrizione del capoluogo regionale. L’assessore all’Ambiente Sara Vito è invece in pole position nella circoscrizione di Gorizia, mentre Cristiano Shaurli dovrebbe guidare la lista di Udine, Renzo Liva quella di Pordenone e Enzo Marsilio quello dell’Alto Friuli.
La corsa più difficile è proprio quella nella parte Nord della Regione, lì dove ci sono solo 3 posti disponibili e vari “cacciatori” di voti, come Stefano Mazzolini della Lega Nord (con Barbara Zilli forse nel collegio udinese), Renato Carlantoni di Forza Italia e il sindaco di Gemona Paolo Urbani, segretario dell’Udc, con la possibile staffetta in municipio a Gemona con Roberto Revelant di Ar in caso di accordo nazionale con Noi per l’Italia. Sempre a centrodestra Forza Italia è condizionata a Trieste dall’attesa per l’appello su “rimborsopoli”, nodo che frena al momento le ambizioni di Piero Camber, Piero Tononi, Everest Bertoli e forse anche di Maurizio Bucci, mentre pare certa la candidatura di Manuela Declich, fortemente sostenuta dall’uscente Bruno Marini. Per la Lega c’è poi Pierpaolo Roberti, il vicesindaco, con il Carroccio che dovrà divedere a sua volta le carte nazionali da quelle regionali. Tra i nomi di Ar ci sono Alessandro Colautti, Giuseppe Sibau, Valter Santarossa e Michela Gasparutti. E per Fratelli d’Italia, con Fabio Scoccimarro, pure l’ex consigliere di An Franco Baritussio.
Riproduzione riservata © Il Piccolo