Il centrodestra impugna l’esito del voto in Fvg
TRIESTE. Ora è ufficiale. Il centrodestra presenterà ricorso per contestare l’esito delle elezioni regionali. Entro sabato l’atto sarà depositato al Tar. Il 25 maggio, infatti, decorrono i trenta giorni dalla proclamazione di Debora Serracchiani a presidente del Fvg. È il periodo che la legge concede per chiedere una revisione del voto in caso di dubbi sul conteggio delle schede. A muoversi in questa direzione è l’intera corazzata che ha sostenuto il governatore uscente Renzo Tondo: Pdl, Lega e Autonomia responsabile. Anche l’Udc sarà della partita ma manca ancora la conferma del segretario Leonardo Zappalà, attesa in giornata. Saranno i candidati non eletti, concretamente, ad avanzare il ricorso con l’impugnazione del decreto di nomina della presidente e con la domanda di riesame delle schede nulle.
Dal Carroccio le prime perplessità su quei 2 mila voti di scarto, scesi successivamente a 1.900, che consegnavano la vittoria all’ex europarlamentare. Troppe le schede nulle in ballo (11.962; con 5.935 bianche, a fronte di 554.943 votanti). Troppe, a detta degli esponenti di centrodestra, le interpretazioni «discrezionali» assegnate al voto disgiunto. Ci sarebbero anche varie testimonianze che getterebbero più di un’ombra su come sono andate le cose nelle sezioni. Nessuna malafede però, avverte il coordinatore del Pdl Isidoro Gottardo: solo errori formali. Interpretazioni, appunto.
Tanto che nei giorni immediatamente successivi allo scrutinio la Lega aveva subito minacciato il ricorso, poi preso in considerazione dal Pdl nonostante il parere negativo di Tondo che, dal canto suo, aveva ammesso la sconfitta e basta. Adesso, spiega Gottardo, lo stesso ex presidente si è ricreduto. Ci sarebbero, stando alle ricostruzioni, molti elementi che darebbero ragione al centrodestra. Che crede effettivamente in un clamoroso ribaltone. Possibile?
Gottardo e il suo vice Sergio Dressi si sono affidati a uno studio legale di Milano. Dall’approfondimento sui 1.374 verbali consegnati dalle sezioni sono emersi vari punti incerti, sufficienti a convincere la coalizione a passare ai fatti. «Gli avvocati ci hanno detto che ci sono elementi concreti», afferma Dressi. Che fa un esempio: su 229 schede nulle subito contestate e visionate dall’Ufficio elettorale, 95 sono state attribuite immediatamente a Tondo, tanto che si è passati dall’iniziale scarto di 2 mila voti a 1.900. «Soltanto 2 di queste erano state assegnate a Serracchiani», precisa il vice-coordinatore. Dubbi pure dalle preferenze per Roberto Dipiazza. «Ci sono elettori che hanno scritto il nome dell’ex sindaco a fianco del Pdl e non di Autonomia», evidenzia ancora Dressi. Al momento del conteggio qualcuno ha attributo il voto a Tondo, altri a Dipiazza e altri ancora a nessuno dei due. Inoltre - insiste l’esponente berlusconiano - su quei 1.300 verbali meno della metà indicavano le motivazioni dell’annullamento». La Lega, con il deputato Massimiliano Federiga, fa notare che varie schede sono state annullate perché l’elettore, barrando il simbolo del Pdl, anziché esprimere la preferenza con i uno dei consiglieri in lista aveva scritto “Berlusconi”. Ma questi, osserva il parlamentare, «erano palesemente voti per Tondo». Gottardo e Dressi ci tengono a sottolineare che «non si sta mettendo in discussione Serracchiani, ma si vuole fare chiarezza sull’andamento delle elezioni difendendo il principio della volontà degli elettori».
Per il Pd è il capogruppo del Cristiano Shaurli a commentare: «La nostra preoccupazione è lavorare con impegno per mettere in campo l’autorevolezza che la presidente ha già dimostrato in questi giorni nell’interlocuzione con il governo nazionale. Il ricorso - rileva - è una smentita delle dichiarazioni fatte da Tondo subito dopo le elezioni».
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