Il Cav perde pezzi in Friuli Venezia Giulia

Dopo la ri-nascita di Forza Italia, si consuma lo strappo con Gottardo, Cargnelutti e Ciriani. Il rebus di Tondo. Colautti, preoccupato, venerdì raduna il gruppo
Di Marco Ballico
Lasorte Trieste 04/02/13 - Stazione Marittima, Incontro PdL con Silvio Berlusconi
Lasorte Trieste 04/02/13 - Stazione Marittima, Incontro PdL con Silvio Berlusconi

TRIESTE. C’è l’entusiasmo di Sandra Savino, Bruno Marini e Massimo Blasoni. Ma anche la concretezza di Alessandro Colautti che venerdì, nel primo gruppo dopo il ritorno di Forza Italia, con le defezioni di Luca Ciriani e Paride Cargnelutti, conterà due posti in meno rispetto a sette mesi fa. «Il problema non è oggi, ma è domani» sottolinea il capogruppo del predellino che non c’è più. Il Cavaliere ha convinto tutti i presenti, questo sì, ma non è riuscito a cancellare dubbi e preoccupazioni di chi teme il passo successivo: il siluramento del governo.

Certo, chi ha lavorato pancia a terra per il ritorno al passato esulta. Savino, con Trieste che ha posto le basi per recuperare il controllo della vicenda in vista delle amministrative, già avvia «un’azione di rilancio dell’azione politica del partito, che con il ritorno a Forza Italia vuole guardare al futuro ritrovando energia ed entusiasmo». Il Friuli Venezia Giulia, assicura la parlamentare, farà la sua parte: «La folta presenza di nostri delegati è il segnale che ci sono i presupposti per ripartire e recuperare il consenso per puntare a governare le realtà locali che il prossimo anno andranno al voto». Anche Massimo Blasoni, via Facebook, approva la svolta, per quanti effetti possa avere sul governo Letta: «Più che di bon ton istituzionale il Paese ha bisogno di una scossa. Non è con la mediazione infinita né con l’acquiescenza all’Europa che lo possiamo rilanciare. Come imprenditore e cittadino – insiste l’ex consigliere regionale – sono contento della rinascita di Fi». Il futuro in Fvg? «Vorrei una dirigenza capace di includere e allargare i confini del Pdl. Anche da noi ci sono stati troppi professionisti della politica, troppi dirigenti non c’entravano niente con il liberismo, Berlusconi e le ragioni del lavoro e dell’impresa».

Ad applaudire, naturalmente, ci sono anche Elio De Anna e Bruno Marini, “neoforzisti” della prima ora. «Pur concordando con le ragioni dell’altra parte, credo che abbiamo fatto la scelta giusta – dice Marini –. Berlusconi, del resto, si è dimostrato ancora l’unico grande leader dei moderati». Il prossimo capogruppo in Consiglio? «Con la sua presenza a Roma, Colautti ha segnato un bel colpo» osserva il consigliere triestino senza peraltro anticipare decisioni già prese. Non mancano, in tutte le province, altre sincere adesioni al rilancio azzurro.

Ma non sono meno forti le incertezze su quello che accadrà nel momento di spartire le leadership e trattare le alleanze con chi ha preferito la linea Alfano. Qualcuno sospetta che, oltre che di Isidoro Gottardo e Cargnelutti, quella linea sia anche di Renzo Tondo, assente a Roma. E se anche parla di «giornata storica che ridisegnerà il futuro dei moderati», Colautti non nasconde che «il percorso è agli inizi», con tutte le difficoltà del caso: «La forma movimento disegnata da Berlusconi è tutta da decifrare». E come recuperare i pezzi persi per strada? I giovani come il vicecoordinatore provinciale di Udine Simone Bressan che dice a chiare lettere: «È un funerale, non un battesimo».

E i protagonisti di tante battaglie come Gottardo. L’ex numero uno del Pdl Fvg racconta di essere stato disposto alle dimissioni già prima delle regionali ma di aver prestato «servizio in questi mesi per un impegno preso con Berlusconi». Ma sin d’ora fa capire che si potrà costruire un altro soggetto politico: «Darò un contributo senza parlare mai male di Fi e di chi la guiderà, ma consapevole che la raffigurazione del consiglio nazionale non è rappresentativa della base». Ci starà anche Tondo? «Non lo si dovrà tirare per la giaccia».

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