Il caso Revas spacca i sindacati, Fim e Uilm contro la Fiom
La presa di posizione di Fiom Cgil sul fondo di garanzia Revas ha provocato due reazioni, una di esponenti consiliari della maggioranza e una dei sindacati Fim e Uilm.
«Nessun "qui-pro-quo" tra consiglieri comunali e sindaco, anzi, nella riunione del 9 ottobre i capigruppo, ben chiara la situazione della Revas, hanno condiviso con i lavoratori una serie di ipotesi ma proprio in quanto tali suscettibili di verifica e di fattibilità», così in una nota Roberto Decarli e Manuel Zerjul presenti alla conferenza dei capigruppo, rispettivamente per Trieste Cambia e Partito Democratico, lo scorso 9 ottobre. «Dispiace pertanto dirlo ma se l'intenzione del segretario Fiom "in pectore" era quella di creare conflitti tra capigruppo e sindaco piuttosto che svolgere il proprio ruolo come ci si aspetta da un rappresentante sindacale, va detto a chiare lettere che, purtroppo, il risultato è stato raggiunto». «Ci sembrano chiare e non equivocabili le dichiarazioni del sindaco - proseguono - secondo le quali un fondo "esiste" già a livello regionale. Quindi, condividendo quanto dichiarato dal sindaco, insistere con il fondo di garanzia promosso dal Comune di Trieste sarebbe inutile e dispersivo oltre che lungo e complesso sul piano amministrativo».
«Un sindacato che si vuole definire responsabile - incalzano Fim e Uilm - ha il dovere di non creare false illusioni ai lavoratori. Questa dovrebbe essere una regola generale. Ma quello che è successo con i lavoratori di Revas è proprio il contrario di tutto questo». «Far credere, come ha fatto la Fiom, che il Comune di Trieste potesse farsi garante delle retribuzioni arretrate di una ditta fallita e che addirittura potesse garantire l'anticipo della cassa integrazione straordinaria è un puro esercizio di fantasia! Tra l'altro costituirebbe un precedente unico, per quanto abbiamo avuto modo di verificare, che creerebbe figli e figliastri nella variegata realtà delle crisi cittadine».
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