Il “caso Monassi” complica il nodo delle nomine in maggioranza
TRIESTE Arriva il prevedibile contraccolpo politico all’indicazione di Marina Monassi al consiglio di amministrazione di AcegasApsAmga, annunciata nei giorni scorsi dal sindaco Roberto Dipiazza. Dal centrosinistra il dem Francesco Russo dice che la nomina è soltanto «la punta dell’iceberg» di una partita che include la presidenza del Consiglio comunale e possibili rimpasti di giunta. Dal centrodestra la Lega tiene ferme le richieste per un cambio di passo (e di squadra), senza il quale il tavolo dell’amministrazione potrebbe saltare. E anche in Forza Italia c’è chi rumoreggia.
La nomina di Monassi in Acegas risale a un accordo fra forze di maggioranza del 2016, all’alba del terzo mandato Dipiazza. In origine per l’ex guida dell’Autorità portuale, donna di fiducia del leader forzista Giulio Camber, era prevista la presidenza della società. Ora, mutati molti equilibri, il timone potrebbe finire in altre mani, ma per Monassi è comunque garantito un posto in società.
Inevitabile che un passo simile attiri degli strali. Il vicepresidente del Consiglio regionale Russo sceglie la forma della lettera pubblica, pubblicata sui social, per rivolgersi al primo cittadino. Russo esordisce con una captatio benevolentiae, «negli ultimi anni, pur con idee e sensibilità diverse, abbiamo trovato il modo di collaborare su alcuni progetti di sviluppo della città», ma poi affonda il colpo: per lui la nomina di Monassi sarebbe «un grande errore». Secondo Russo il messaggio trasmesso è che «conta di più assecondare la sete di potere di un partito o dell’altro». Prosegue ancora: «Purtroppo questa è solo la punta dell’iceberg. C’è chi nella tua coalizione sta aspettando le elezioni europee per passare all’incasso: in ballo c’è la presidenza del Consiglio comunale e probabilmente un grosso rimpasto di giunta. Che potrebbe, tra i vari, penalizzare chi, tra i tuoi assessori, lavora ogni giorno senza clamore per aiutare chi è più in difficoltà». Conclude Russo: «Abbi il coraggio di dire no».
Il riferimento all’assessore potenzialmente penalizzato è rivolto al dipiazzista Carlo Grilli, titolare del Welfare, sul cui operato aleggiano in effetti delle perplessità in casa leghista. Perché è proprio il Carroccio l’alleato ingombrante cui Russo fa riferimento. Il timore dell’ex senatore dem è che l’incarico a Monassi sia il tassello che, attraverso una concessione ai forzisti, sblocca la nomina del presidente del Consiglio e un rimpasto di giunta. «La punta dell’iceberg», insomma.
Certo è che la Lega ha posto ormai da tempo a Dipiazza una serie di richieste: spostare la delega al Bilancio, attualmente in mano al dipiazzista Giorgio Rossi, e dare a un padano l’incarico di presidente del Consiglio o un posto da assessore.
Il primo nome nel mirino, però, è il forzista Lorenzo Giorgi, titolare del Commercio. I leghisti non gli hanno mai perdonato la conferenza stampa del marzo scorso in cui ha presentato una misura (un taglio da 500 mila euro sulle tasse a certe categorie di commercianti) partorita in sede partitica e non di giunta. Da un paio di giorni l’assessore sta utilizzando i social, suo mezzo di comunicazione favorito, per smentire la vicenda: «Sono polemiche che la stampa continua a portare avanti perché bisogna scriver qualcosa», dice nel video pubblicato ieri. Oltre a smentire, Giorgi rivendica di aver attribuito da subito alle «segreterie di partito» l’iniziativa, pubblicando anche gli screenshot dei post di marzo in cui citava gli esponenti del centrodestra. A dispetto dell’espansivo assessore forzista, però, fonti interne alla Lega confermano che il malumore c’è, eccome.
In maggioranza tutti negano che un accordo sia già stato raggiunto, dando per immutato lo “stallo alla messicana” che ormai da marzo blocca a forza di veti incrociati la nomina del nuovo presidente del Consiglio.
Da ambienti azzurri la nomina di Monassi viene letta come semplice rispetto dei patti del 2016, o al massimo come una sua reazione alle voci che davano una parte degli stessi forzisti favorevole al rinnovo dell’avvocato Giovanni Borgna per il posto in cda. E in effetti l’annuncio di Dipiazza, piovuto così a ridosso delle elezioni, è stato accolto con fastidio da alcuni berluscones. Il sindaco però è in fase di riavvicinamento a Fi, tanto che parteciperà a un’iniziativa di Sandra Savino, fino a poco tempo fa non proprio la sua migliore amica.
Resta da vedere fino a che punto il braccio di ferro fra Lega e sindaco può protrarsi. Il primo cittadino non fa mistero di essere pronto a rendere la pariglia in caso di tiri mancini da parte dell’alleato. Ma la Lega è pur sempre la prima forza della sua maggioranza. Al contempo questa è alla ricerca di strategie da adottare per capitalizzare il consenso odierno.
Il voto alle europee sarà un’occasione per misurare l’equilibrio di forze. In un modo o nell’altro il nodo intricatissimo che gli ultimi mesi hanno creato verrà a sciogliersi. È da vedere se accadrà con paziente cura o con un taglio gordiano. —
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