Il caso “foto di classe negata” finisce sul tavolo del ministro

TRIESTE Il caso della scuola primaria Giotti dove non è stato dato il via libera alla foto di classe finisce all’attenzione del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Lo annuncia l’assessore regionale Alessia Rosolen: «Senza entrare nel merito, per come sono state esplicitate le cose che ho letto – osserva – una maggior chiarezza dovrebbe arrivare dalle normative nazionali ed europee sia sulla diffusione delle fotografie che sul loro utilizzo. Chiarezza penso possa farla il ministro con una circolare o un intervento esplicativo. La prossima settimana il ministro dell’Istruzione Bussetti sarà a Trieste, questo sarà uno degli argomenti che gli sottoporrò».
La questione ha sollevato un acceso dibattito che mette in rilievo la necessità di una maggior chiarezza nell’interpretazione della normativa sulla privacy. Le mamme degli iscritti alla scuola Giotti sperano ancora di poter far scattare quel clic che immortala il figlio assieme ai compagni di classe e alle maestre. Tiziana Napolitano, la dirigente dell’istituto comprensivo Weiss del quale la scuola fa parte, non ha voluto nemmeno ieri rilasciare delle dichiarazioni al nostro quotidiano. Ma ha deciso di concederle al Tg della Rai regionale. «A me personalmente non è mai stato chiesto di fare le foto di classe alla scuola Giotti», ha dichiarato.
Ma le mamme sostengono il contrario, ed è inverosimile che in una primaria nessuno chieda di fare le foto di classe a fine anno. Comunque, è confermato che quella foto non era prevista. Nel caso si decidesse di procedere «significa avviare tutta una serie di adempimenti burocratici – ha spiegato ancora la preside – dalla selezione dell’esperto, il fotografo che deve realizzare la foto, alla gestione della foto in sé, previa liberatoria da parte delle famiglie». Lo scorso anno a Trieste molte scuole si erano attivate per lo scatto di fine anno prima dell’entrata in vigore il 25 maggio 2018 delle normative europee sulla tutela dell’immagine dei minori. C’era invece chi, in regione, aveva già affrontato le nuove direttive. Come l’Istituito comprensivo di via Firenze a Cervignano del Friuli, dove la preside non aveva dato il via libera allo scatto di gruppo facendo appello proprio alla privacy. I diversi casi hanno comunque fatto emergere un problema, la mancanza di un sistema adottato uniformemente da tutti gli istituti che tuteli i diritti dei minori, ogni scuola ma pure il diritto di un padre e una madre di poter avere un ricordo.
Nelle scuole dell’infanzia è più raro che i genitori chiedano una foto di gruppo dei piccoli alunni. Ma il Comune di Trieste si è comunque dotato di uno strumento idoneo. «Al momento dell’iscrizione facciamo sottoscrivere una doppia liberatoria – spiega l’assessore comunale all’Educazione, Angela Brandi –: una per fotografie utilizzate per il sistema interno alla scuola, e l’altra per consentire, ad esempio, l’utilizzo di alcune foto dei bambini per il sito del Comune e che potrebbe essere utile anche in caso di foto di classe». Ovviamente se qualche genitore non firma la liberatoria, il figlio non verrà coinvolto negli scatti o le foto che lo ritraggono non verranno usate. Brandi sottolinea che non si permette di «giudicare quanto deciso da altri, ma mi risulta incomprensibile un’interpretazione della normativa che vieti ai bambini di conservare quel ricordo». —
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