Il caso delle fontane triestine senz’acqua
TRIESTE. «Dicono che con Debora Serracchiani vado d'accordo? Hanno ragione. Mi guarderei bene per esempio dall'assecondare un avviso di sfratto nei suoi confronti nel caso in cui conquistassimo il municipio». Ma quelle fontane che non zampillano? «Beh, quello è un problema. E una tiratina d'orecchi, la presidente, se la merita». Bruno Marini, su Teti e Venere in piazza Unità a bocca asciutta, ha interrogato il governo regionale e poi pungolato in aula. Insistente ed efficace, il consigliere di Forza Italia è riuscito a strappare, durante la maratona in aula sulla Finanziaria di fine 2015, l'impegno politico di Serracchiani e dell'assessore alle Finanze Francesco Peroni a riempire d'acque ninfa e dea assetate da anni. Il costo? Attorno a 50mila euro. Quattro mesi dopo, però, la delusione: il cantiere non s'è visto.
«Nessuna polemica - premette Marini -, ma è passato del tempo, le rassicurazioni della giunta erano state molto chiare, i cittadini che mi avevano sollecitato l'interrogazione attendono una risposta. E dunque dispiace prendere atto che nulla si è mosso». Il timore dell'azzurro è che ci sia di mezzo la campagna elettorale: «Non vorrei che si temesse di dare visibilità a una parte piuttosto che all'altra. Fosse così, sarebbe un errore: a trarre vantaggio da un’opera del genere sarebbe la stessa presidente». Una presidente che Marini invitò in aula a non presentarsi al taglio del nastro con Roberto Cosolini. «Fu evidentemente una battuta - sottolinea il consigliere forzista -, tanto che Serracchiani, altrettanto scherzosamente, mi garantì che le fontane di Teti e Venere le avrebbe inaugurate con me. A questo punto però vadano pure lei e Peroni alla cerimonia. L'importante è che si faccia».
Si farà, per farsi. Ma non subito. Non almeno prima del voto. La risposta che arriva dall'assessorato conferma la disponibilità manifestata a dicembre. «Sono stati fatti gli accertamenti del caso sul recupero della funzionalità delle statue - fa sapere Peroni -, così come non ci sono dubbi sull'impegno dei fondi necessari». Ma, trattandosi comunque di manutenzioni straordinarie delle proprietà della Regione, informano gli uffici, servirà una procedura a evidenza pubblica. Con tempi, al solito, non rapidissimi. L'acqua nelle fontane?
Secondo il Palazzo, indicativamente, si ritornerà a vedere a settembre. Insomma, la tiratina d'orecchi Marini la dovrà dare al moloch burocrazia. L'ultimo ostacolo prima di rivedere Teti e Venere come un tempo. Proprio come le aveva descritte il forzista in un'interrogazione che conteneva un po' di storia di Trieste su un edificio costruito tra il 1880 e il 1883 dall'architetto viennese Ernesto von Ferstel per la società di navigazione del Lloyd austriaco poi Lloyd Triestino, sulla cui facciata si aprono due nicchie che accolgono le fontane con due statue realizzate da Giuseppe Pokorny e Ugo Härdlt, che rappresentano l'acqua dolce e l'acqua salata, a perenne memoria della signoria sul mare da parte della compagnia di navigazione triestina lungo le rotte del Mediterraneo e dell'Estremo Oriente. Acqua che tornerà. Ma a urne aperte.
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