Il caso del Mercato coperto a Gorizia, il presidente dell'ente camerale Paoletti: «Il progetto doveva andare in aula»

Il presidente della Camera di commercio: «Presentammo il progetto a maggio con l’auspicio venisse valutato dal Consiglio comunale». L'architetto che lo ha realizzato: «È uno studio rispettoso della storicità»

GORIZIA Dispiacere. Perché la Camera di commercio della Venezia Giulia ci credeva molto in quel progetto che era, vale la pena di ricordarlo una volta di più, solo uno studio di fattibilità: una base, cioé, di ragionamento. C’è la convinzione che la proposta condivisa con il Comune e avanzata dalla Camera di commercio, coinvolgendo un player come il “Gambero Rosso”, avrebbe elevato l’attrazione turistica e la visibilità mediatica nazionale e internazionale di Gorizia e dell’Isontino: questo il pensiero dell’ente. Il nuovo mercato coperto avrebbe significato tutto ciò e, con Nova Gorica e Gorizia designate Capitale della cultura europea 2025, avrebbe generato «un volano economico le cui ricadute sarebbero andate a beneficio di tutti, imprese e cittadini», ma tutto è finito nei cassetti.



Questa è la premessa. Poi, c’è il nuovo intervento di Antonio Paoletti, presidente dell’ente camerale nato dalla fusione delle Cciaa di Gorizia e di Trieste. Parole pesate con il bilancino farmaceutico che non vogliono alimentare le polemiche ma che evidenziano il mancato coinvolgimento del Consiglio comunale perché, in effetti, la questione non è mai stata portata organicamente all’attenzione dell’assemblea civica, tranne episodiche interrogazioni dell’opposizione o della parte malpancista della maggioranza.

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Le parole di Paoletti

«La Camera di commercio Venezia Giulia - ripercorre Paoletti - ha predisposto in sintonia e in piena collaborazione istituzionale con il Comune di Gorizia, uno studio progettuale per la rivisitazione e l’aggiornamento del Mercato coperto di Gorizia: studio elaborato da architetti e professionisti in gran parte goriziani, presentato al sindaco Rodolfo Ziberna e all’assessore Dario Obizzi a fine maggio del 2020, con l’auspicio che lo stesso venisse successivamente valutato sia dal Consiglio comunale, quale rappresentanza dei cittadini, sia dagli imprenditori del territorio, con particolare attenzione rispetto a quelli già presenti nella struttura». In realtà, dicevamo, la questione non è mai stata sviscerata in aula, forse perché l’amministrazione comunale aveva colto un fronte di contrarietà all’interno della stessa maggioranza: vedi le posizioni dei contras, vedi soprattutto le esternazioni (uscite pubblicamente nei giorni scorsi) del capogruppo della Lega Claudio Tomani che hanno evidenziato, una volta di più, la scarsa se non nulla compattezza del centrodestra al governo.

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Bumbaca Gorizia 12.03.2021 Via Rastello @Pierluigi Bumbaca fotografo


Continua Paoletti, che non entra minimamente nel merito della questione sul versante politico. «Se da un lato, come Camera di commercio, abbiamo inteso - spiega il presidente - porre garanzia e continuità alle situazioni imprenditoriali e lavorative esistenti, dall’altro abbiamo proposto una visione di sviluppo di Gorizia e dell’Isontino, prevedendo anche una realtà dinamica e moderna di promozione e valorizzazione delle eccellenze del territorio. Nulla di più. E non intendiamo seguire nessuna polemica, perché nell’ambito di una collaborazione istituzionale abbiamo solo portato a termine il mandato affidato e continueremo a lavorare con l’amministrazione comunale sulle attività già in atto. Quello del Mercato è solo un tassello di una serie di azioni sul territorio che attueremo e renderemo note nelle prossime settimane». Staremo a vedere.

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Il mercato coperto di Gorizia

«Lo studio progettuale è sempre stato inteso come il recupero dello spirito dei luoghi, quindi volto a mettere in luce le architetture, togliendo le aggiunte di impianti che si sono susseguite nel tempo, prevedendo il recupero dei banchi esistenti realizzati in legno dipinto di verde e con gli elementi in metallo». A precisarlo, viste le tante prese di posizione contrarie (in primis quella del capogruppo della Lega in Consiglio comunale, Claudio Tomani), è l’architetto goriziano Claudio Meninno il quale, già in occasione della presentazione a Palazzo de Bassa dello studio di fattibilità firmato dalla Di Dato & Meninno architetti associati, aveva spiegato lo spirito e le intenzioni del piano.

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«L’analisi quantitativa degli spazi realmente occupati dagli operatori ha consentito di fare in modo che le zone di vendita previste riuscissero appieno a soddisfare le esigenze attuali, garantendo continuità agli operatori e creando ulteriori postazioni rispetto a quelle ora utilizzate», ha sottolineato Meninno all’atto della presentazione dello studio di fattibilità. Nel passaggio successivo, risponde anche a coloro (anche Tomani) che non hanno capito il senso della presenza di uno spazio dedicato a presentazione di libri, conferenze, concertini. «La parte centrale liberata per accogliere momenti di animazione, dedicando posto alla consumazione di cibo e bevande, avrebbe dato continuità allo spazio del Mercato, creando un luogo tra la vendita e il consumo del cibo anche in chiave di ricette tradizionali - la sottolineatura dell’architetto goriziano -. E non vedo come eventuali polemiche possano affermare che vengono tolti spazi per il commercio per gli attuali occupanti perché non corrisponde al vero».

Un passo indietro per ricordare quelle che erano state le perplessità manifestate da Claudio Tomani, storico commerciante e capogruppo del Carroccio in Consiglio comunale. Le sue parole marcarono la differenza con Forza Italia e il suo capogruppo Fabio Gentile. Un velocissimo ripasso. «Premetto che non sono contrario alle novità. Ma non ritengo giusto che, con i soldi del Fondo Gorizia, che appartengono alle nostre comunità, si realizzi un progetto a favore di imprenditori che vengono da fuori e portano i loro guadagni fuori. È una questione di principio». Tomani, che affrontò il tema anche nell’ultima seduta del Consiglio comunale, puntò il dito anche sul fatto che «non era nemmeno stata individuata un’ubicazione per i rivenditori di fiori. Dove li avremmo mandati?». Una domanda a cui danno risposta oggi sia Paoletti, sia Meninno. L’esponente leghista manifestò le sue perplessità anche sul progetto in sé. «Prevedeva di eliminare tutti i muri posteriori, ovvero le “schiene” dei negozi circostanti al mercato. E le mensole per la merce dove si pensava di collocarle? Sarebbe venuto a mancare lo spazio espositivo che è vitale per un’attività commerciale».

Altra perplessità: «I progettisti avevano ipotizzato un’area dove promuovere concertini, letture di libri, conferenze. Ma dove sarebbe stata collocata? In mezzo alle banane e alla verdura? Qualcuno ha detto che gli operatori avrebbero dovuto riporre tutto, alla sera, nei frigoriferi. Vi sembra praticabile?». Fosse per Tomani, bisognerebbe sì rimettere a posto i muri mantenendo, però, l’impianto storico della struttura. «La bellezza del luogo sta proprio lì. Infine, per illustrare questo progetto, si sarebbe potuta convocare anche qualche commissione: invece, se n’è parlato solo durante la presentazione di Palazzo De Bassa, senza i doverosi approfondimenti».

Sul tema del Mercato coperto interviene anche Italia Nostra, attraverso il suo presidente, l’architetto Francesco Castellan. «I vari enti interessati, Comune e Camera di commercio, nonché alcuni partiti e gruppi di cittadini, hanno espresso le loro opinioni considerando il solo lato economico e commerciale della questione, ignorando che quest’immobile è un importantissimo bene culturale della città, cioè un ragguardevole monumento. Infatti, è tutelato dal Ministero dei Beni Ambientali e Culturali con uno specifico decreto del 2007. Diversamente da quanto riportato superficialmente in letteratura, questo complesso non è uno dei tanti edifici in stile liberty di Gorizia, ma è caratterizzato da un’architettura che per l’epoca (1927) era di estrema avanguardia. Si tratta di una struttura di copertura in cemento armato, articolata in forme che richiamano quelle del movimento tedesco detto “Werkbund”, appartenente agli anni della cosiddetta “Prima età della macchina”. La serie delle “botteghe” che prospettano sule vie pubbliche è invece in stile storicista, neorinascimentale, per armonizzare il complesso con gli edifici della città esistente. In stile liberty sono i soli pannelli di maiolica posti agli angoli dei vari corpi di fabbrica. Si tratta quindi di un monumento originalissimo, non esiste uno paragonabile ad esso in tutta la nostra regione, ma nemmeno in quelle contermini». Quindi, qualsiasi intervento di ristrutturazione, fatto passare come riqualificazione «va escluso. Il grande storico dell’arte Antonio Morassi sosteneva che la particolarità e originalità dell’arte goriziana sta proprio nell’accostamento e fusione degli stili appartenenti al mondo latino e nordico. Il Mercato coperto è un’architettura esemplare da questo punto di vista, vogliamo stravolgerla nella Capitale europea della cultura del 2025? Questo aspetto del Mercato coperto è stato già dalla nostra associazione documentato al Comune attraverso il sito www.goriziastrategica messo a disposizione dei cittadini. La relativa scheda può essere consultata da tutti nella “Lista Azzurra” del sito Web della nostra Sezione www.italianostra.go.it». — —

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