Il caso dei paramilitari dell’ultradestra Polizia in azione, Šiško in stato di fermo
LUBIANA Andare in giro per boschi mascherati con passamontagna e mimetica, sventolando bandiere di uno Stato immaginario e ostentando asce e fucili non è consigliabile. Almeno in Slovenia: Slovenia che ha preso molto sul serio il caso della cosiddetta “Štajerska varda”, il gruppo di paramilitari apparsi durante lo scorso weekend sulle montagne sopra Maribor, organizzazione che vede tra i suoi fondatori il politico di estrema destra e leader del minuscolo movimento “Slovenia Unita” - oltre che ex candidato alle presidenziali - Andrej Šiško.
La Guardia della Stiria – dopo aver provocato le durissime reazioni del presidente Borut Pahor, del premier tecnico Miro Cerar e di quello designato Marjan Sarec - è prepotentemente entrata ieri nel mirino delle forze dell’ordine di Lubiana. Nell’ambito di una indagine della Procura di Maribor, la polizia ha lanciato una vasta operazione per colpire al cuore la Guardia, quella che Šiško aveva definito un innocente «gruppo volontario formato da liberi cittadini» pronti a garantire ordine pubblico e sicurezza dei confini, anche in chiave anti-migranti. L’operazione ha portato a perquisizioni in cinque abitazioni localizzate nel nordest del Paese, nell’area di Maribor e di Murska Sobota, proprio quella in cui si erano materializzati gli uomini di Šiško, unico a mostrarsi con il volto scoperto durante il raduno.
E la polizia ha effettuato anche «l’arresto di due sospetti», ha annunciato via Twitter, senza specificare i nomi dei fermati. Ma fra di essi ci sarebbe proprio Šiško, come hanno riportato i media locali diffondendo foto del politico nazionalista mentre viene condotto via da agenti in borghese, sorridente. Šiško «è in stato di fermo per 48 ore», ha confermato in serata al Piccolo Anica Bidar, alto papavero di “Slovenia Unita”.
Ma i sorrisi di Šiško potrebbero presto trasformarsi in smorfie preoccupate. I fermati, infatti, sono sospettati di reati gravissimi, tra cui quello di «incitamento al sovvertimento violento dell’ordine costituzionale», ha spiegato Robert Munda, il capo della polizia criminale di Maribor. Tra le possibili accuse anche quella di traffico di droga, causa mezzo chilo di cannabis ritrovata durante le perquisizioni. Più seria è però quella di «traffico illegale di armi», un riferimento ai kalashnikov esibiti durante il raduno dei paramilitari vicino al villaggio di Janhova, organizzato «il primo settembre, tra le 11 e le 14», ha stabilito la polizia. Raduno durante il quale uno dei sospettati, ha spiegato ancora la polizia, ha detto apertamente che «questo governo» - il nascente esecutivo di centro-sinistra di Marjan Sarec - «deve essere rovesciato».
La polizia ha poi negato un possibile coinvolgimento di agenti o soldati sloveni nel gruppo di paramilitari, ma un’inchiesta interna lo verificherà. A suggerire l’inquietante scenario era stato sempre Šiško, che aveva rivelato ai media d’oltreconfine che l’addestramento della Guardia andava avanti da mesi, facilitato da «persone con esperienza nell’esercito» e in guerre all’estero, in Ucraina e Afghanistan. Šiško aveva poi confidato che «la polizia è in genere dalla nostra parte». Non sembra, dato che le forze dell’ordine hanno fatto ieri appello ai partecipanti al raduno di Janhova ancora ignoti - una sessantina - a farsi avanti anche via numero 080/1200, quello che permette di contattare i tutori della legge in maniera anonima. Alcuni, ha fatto trapelare la polizia, sarebbero stati «ingannati» dagli organizzatori, anime nere di un caso che ha preoccupato la Slovenia. Che però ha saputo prontamente reagire. —
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