Il “caso Coop” fa cambiare la legge regionale di vigilanza

Passa un emendamento della giunta Serracchiani caldeggiato dai grillini: i delegati del mondo cooperativo non saranno più coinvolti in caso di revisioni straordinarie

D’ora in poi, se i bilanci di una cooperativa, grande o piccola che sia (ma soprattutto grande...), puzzeranno di malagestione, la Regione - cioè l’ente cui lo Statuto speciale affida l’obbligo di vigilare sul mondo cooperativo - avrà il potere di controllarne le scritture senza dover prima rendere partecipe, delle proprie decisioni, lo stesso mondo cooperativo. Il controllore, insomma, non dovrà più darne preventivamente conto al controllato, o a chi per esso. E la responsabilità, a scanso di equivoci, resterà tutta politica e non tecnica: della Giunta regionale.

Cambia infatti la legge del Friuli Venezia Giulia «in materia di vigilanza del comparto cooperativo». E cambia proprio ora in epoca Serracchiani (a neanche due anni da una precedente variazione, approvata quando a comandare era Tondo) per effetto del “caso” Coop operaie, con quei sette anni e mezzo di carte accumulate a palazzo sui quali è piombato di colpo, due settimane fa, il commissariamento per mano giudiziaria del Cda presieduto da Livio Marchetti.

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Le regole della vigilanza della Regione hanno subito una “mutazione” pur attesa, ma forse non per vie cotanto brevi, lo scorso mercoledì pomeriggio, quando (nel classico silenzio riservato alle cose importanti infilate in mezzo a un dibattito-fiume riguardante altre cose importanti ma queste per lo meno annunciate) l’aula di piazza Oberdan ha approvato all’unanimità, destra, sinistra e centro, un emendamento proposto dall’assessore alle Finanze Francesco Peroni per conto della Giunta Serracchiani nell’ambito della discussione del disegno di legge “salva imprese” sull’accesso al credito.

È l’emendamento che sopprime le parole «sentito il parere della Commissione» dal comma 6 dell’articolo 14 della legge 27 del 2007, proprio la normativa sulla vigilanza del comparto cooperativo. Tale comma, prima del “taglio” di mercoledì, recitava che «le revisioni straordinarie (su una cooperativa, ndr) sono effettuate dalla Direzione (ovvero dagli uffici competenti, ndr), previa deliberazione della Giunta regionale, sentito il parere della Commissione, a mezzo di revisori incaricati sulla base di esigenze di approfondimento derivanti dalle revisioni ordinarie e ogni qualvolta se ne ravvisi l’opportunità». La Commissione, quindi, che prima pur aveva poteri consultivi, ma la cui posizione in ogni caso finiva comprensibilmente per avere “peso”, esce dalla partita dei controlli. Chiarisce l’articolo 12 della stessa legge 27/2007: la cosiddetta «Commissione per la cooperazione» è fatta tra gli altri da quattro delegati di Confcooperative (le coop bianche) e da tre di LegaCoop (le rosse).

«Con questa revisione, che ci auguriamo non sia l’ultima, perché alla norma bisogna comunque mettere ancora mano - osserva il consigliere regionale di Trieste dell’M5s Andrea Ussai - si è reso il meccanismo ispettivo delle revisioni straordinarie meno appesantito tra controllante e controllati. Fa piacere che il nostro interessamento in materia sia stato tenuto in considerazione dalla Giunta». «Della necessità di cambiare la legge come sostenevamo noi, infatti, ne avevamo già parlato con il vicepresidente Sergio Bolzonello (che ha la delega alla Cooperazione, ndr), pensavamo che l’emendamento potesse finire nella Finanziaria di fine anno, invece sono stati più rapidi», chiude Ussai, che cita «un intervento dell’ex consigliere dei Cittadini Stefano Alunni Barbarossa di data 26 luglio 2012, ad esempio, da cui risulta che in quel momento, nella Commissione, sedesse il presidente regionale di Confcooperative, che all’epoca era vicepresidente delle Coop operaie». Il riferimento è a Franco Bosio, che di lì a poco, nel dicembre del 2012, avrebbe mancato clamorosamente la rielezione nel Cda di Marchetti. Lo stesso Cda commissariato dallo scorso 17 ottobre.

@PierRaub

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