Il Carso rifiuta Zonin e il “Prosecco di Prosecco”

di Marco Ballico
TRIESTE
«Il Prosecco di Prosecco sarebbe una chicca straordinaria. Ma purtroppo…». Claudio Volino racconta di un grande progetto al momento congelato, suo malgrado. Quello di una coltura di Prosecco nell’altopiano carsico, con un marchio prestigioso: le cantine Zonin. La disponibilità all’acquisto di terreno da parte del colosso vicentino c’è. Manca la risposta dell’interlocutore, la comunità slovena. All’assessore all’Agricoltura brillano gli occhi. Zonin, fa sapere Violino, ha avanzato la richiesta di una decina di ettari in territorio di Prosecco. Ha preso contatti con le associazioni sindacali che hanno il “controllo” dei terreni agricoli. Ma non è riuscito a chiudere la trattativa, il passo d’avvio di un’attività di Prosecco a Prosecco, «un’opportunità che sarebbe evidentemente valore aggiunto per l’intero Friuli Venezia Giulia», sottolinea Violino anticipando il probabile nome della produzione vinicola: Prosecco di Prosecco.
Il nome di Zonin è quello di un totem della produzione. In Italia i consumi di vino continuano a calare (negli ultimi quattro anni si è scesi da 42-43 litri pro capite all’anno a meno di 40) ma il gruppo di Gambellara ha oltrepassato i 100 milioni di euro di fatturato nel 2010 (erano 90 nel 2009) grazie a una crescita in doppia cifra dell’export. La rete di distribuzione copre 95 Paesi nel mondo, gli ettari a vigne Zonin sono complessivamente 1.820, con una significativa presenza in Virginia negli Stati Uniti. E allora, se si muove una società del genere, quali sono i motivi dello stop all’operazione? Violino è diplomatico: «Diciamo che il tipo di terreno che cerca Zonin non si trova in maniera automatica. Può essere anche una questione di costi eccessivi rispetto alla ricaduta dell’investimento». La realtà è quella di una resistenza identitaria che guarda con sospetto all’ingresso “straniero”. L’assessore della Lega Nord non rinuncia tuttavia a coltivare il sogno: «Spero davvero che tra qualche anno il Carso possa ospitare il Prosecco di Prosecco, biglietto da visita di grande efficacia, e pure che siano sistemati i terrazzamenti per uno scenario irripetibile: dal mare ai vigneti sotto il sole. Da parte nostra, come amministrazione, abbiamo lasciato totale libertà di piantumazione del Prosecco in provincia di Trieste e lavoriamo anche con grande impegno per aprire le maglie all’interno del Piano di gestione del Carso che, al momento, blocca la possibilità di un’agricoltura remunerativa».
Il traguardo finale, prosegue Violino, è quello di «fare attività agricola compatibile con l’ambiente, all’interno di un Piano di gestione mirato, con aziende, di conseguenza, più dinamiche e meno frammentate di oggi». Un’osservazione che porta Violino a una nota critica sulla comunità slovena: «E’ molto, troppo chiusa. Nonostante la caduta del muro di Berlino, c’è ancora una frattura, una sorta di cortina di ferro, tra sloveni e italiani che appare oggi decisamente anacronistica. Serve un po’ di slancio, un’apertura di vedute. L’auspicio è che l’arrivo di un’azienda di peso come Zonin possa portare del bene non solo alla nostra regione ma, nello specifico, all’agricoltura del Carso».
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