Il Carso palestra ideale per i nuovi equilibristi

Potete chiamarli acrobati o equilibristi ma non amano troppo sentirsi accostati all'arte circense. Loro sono infatti i cultori dello Slacklining, la specialità che secondo la più canonica delle sue definizione riunisce "equilibrio e bilanciamento dinamico", un esercizio, anzi, una ricerca dai tratti anche marcatamente spirituali, nata negli Stati Uniti attorno agli anni '80 e germogliata soprattutto tra gli ambienti della arrampicata. Emuli del funambolismo? Solo in parte.
Il praticante di Slackning si cimenta anche egli sul filo del puro equilibrio ma non su una vera corda quanto su una fettuccia piatta di poliestere (la slackline appunto) tesa in due punti, munito di una imbragatura (i più arditi con un vincolo al piede) e senza mai un bilanciere. Poco sport, molta filosofia, possibile spettacolo. La pensano così anche gli interpreti dello Slacklining che da poco più di due anni abitano Trieste e dintorni, un gruppo fondato da Giacomo Galluzzi e Giacomo Gava, una dozzina di ragazzi per buona parte studenti universitari triestini o veneti, capaci di tramutare in teatro alcune delle più intriganti palestre naturali del territorio, come il Carso (zona Area di Ricerca a Basovizza) la Pineta Barcolana e la Napoleonica.
Apparentemente folli, dotati invece di un sano raziocinio e di vedute non solo tecniche, retaggio questo della forte appartenenza all'arrampicata alpina, dove cuore e muscoli devono allearsi sempre con la natura e il senso della sicurezza. Già, la natura. Una prima fonte di perizia, dicono, nasce anche da questo, dal saper conoscere le rocce adatte o il legno più robusto, dove poter insomma creare ad arte il palco aereo per le passeggiate da vivere anche ad una dozzina di metri dal suolo: «Per noi tutti è una vera filosofia di vita - racconta Federico Garzotto, studente originario del Bellunese e membro storico del clan targato Slackline Trieste ( contattabile su facebook) uno che da qualche anno alterna i libri di Ingegneria alle camminate sospeso sullo sfondo della Costiera o dell'Altipiano carsico - Difficile descrivere le nostre sensazioni, ci certo non cerchiamo il rischio quanto l'emozione. L'indice di pericolosità è infatti minimo - ha sottolineato - e cerchiamo anzi di lavorare molto sulla sicurezza, questo è fondamentale. Anzi ci piacerebbe creare un evento urbano e dimostrarlo nei fatti, in maniera spettacolare».
Sono tre i volti settoriali dello Slacklining. A Trieste impera attualmente la versione Higline ( imbragatura e una altezza niente male) ma esiste anche la Longline, quasi una sorta di gara di apnea, dove bisogna camminare il più possibile, senza considerare la più pirotecnica forma dello Trackline, questa sì figlia del respiro circense, dove si giostra su una fettuccia più larga, mettendo in scena balzi ed evoluzioni. Le altre evoluzioni sembra nascano nell'animo, nella mente, danzando lievi su un filo che pare induca a un processo più emotivo che muscolare, fatto apposta per ribadire che nella vita l'equilibrio è tutto: «Il lavoro è infatti molto interiore - chiosa l'equilibrista aspirante ingegnere - al primo posto c'è la serenità, il respiro e la tranquillità. Apprendiamo insomma a mettere i problemi da parte e per molti di noi, pensate, è anche un buon modo per affrontare poi gli esami universitari».
Francesco Cardella
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