Il Carroccio mette il sigillo su tutto il Nord

VENEZIA
La madre di tutte le Leghe, l’aveva definita a suo tempo Franco Rocchetta, padre fondatore della Liga Veneta. Trent’anni dopo, il pallino torna nella regione dove il movimento era nato: il Carroccio conquista il Veneto alla grande, e da lì tira la volata alla conquista del Nord, grazie al bottino raccolto al capo opposto della Padania, in Piemonte, e alla robusta percentuale ottenuta in Lombardia.

Un risultato che da un lato conferma l’evanescenza di un centrosinistra incapace di dare risposte convincenti all’annosa questione settentrionale; e dall’altro pone le basi per mettere in serie difficoltà l’alleato di centrodestra.


Il Pdl esce infatti comunque ridimensionato dal voto, specie per l’entità del sorpasso subito in Veneto, dove si è visto sopravanzare di una decina di punti. Colpa delle divisioni interne del partito, con la spaccatura di lungo periodo tra i pro e i contro Galan. Ma la questione di fondo si allarga all’intero Nord: perché per la prima volta la Lega può contare su numeri tali da candidarla a referente principale della parte più produttiva ma anche più inquieta del Paese.


In un certo senso, il risultato di ieri chiude una partita iniziata già nel 1994, con la nascita di Forza Italia. Nel crollo dei partiti della prima Repubblica, tra il 1992 e il 1993, Bossi si era trovato padrone del campo moderato, in antitesi alla sinistra. La discesa in campo di Berlusconi gli aveva guastato i piani; da allora, prima alleandosi, poi divorziando, poi tornando a convivere, i due partiti si sono contesi un elettorato in larga parte contiguo, ma sempre con un rapporto nettamente sbilanciato dalla parte del Cavaliere. Alle politiche del 2001, addirittura, il Carroccio non era riuscito a superare la soglia di sbarramento alla Camera.


Se oggi torna a correre, lo deve a un massiccio impegno sul campo avviato da quella sconfitta, e tradottosi in una sorta di campagna elettorale permanente, proprio mentre gli altri partiti abbandonavano progressivamente il territorio. I frutti si sono visti soprattutto in Veneto, divenuto non a caso l’azionista di maggioranza della Lega, oltre che il primo partito in regione con una quota superiore al 30 per cento.

Quattro anni fa, alle politiche 2006, Forza Italia e An veneti assieme superavano il 35 per cento, il Carroccio era fermo all’11; il secondo ha triplicato i consensi, i primi hanno perso dieci punti.


Le conseguenze del nuovo rapporto di forze in tutto il Nord non si vedranno subito. Berlusconi ha tutto l’interesse a utilizzare i tre anni che lo separano dalle prossime politiche portando a casa dei risultati concreti; Bossi deve assolutamente incassare il federalismo. Ma è su tutte le altre scelte, quelle che maturano nelle regioni e quindi più vicino alla gente, che la competizione tra i due partiti rischia di provocare incendi; senza contare che dal risultato di ieri la Lega prenderà le mosse per radicare la sua presenza non solo nelle istituzioni, ma anche nei mondi che contano, a partire dalle banche.
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