Il carrello triestino esce dalla black list della spesa

TRIESTE. È come se crollasse un piccolo mito. In questo caso però non è che ci sia da strapparsi i capelli per lo sconforto. Anzi. Per una volta, in effetti, a memoria la prima da almeno un decennio, Trieste si ritrova fuori dalla “black list”, timbrata puntualmente a inizio autunno da Altroconsumo, delle città dal carrello della spesa più pesante d’Italia. Secondo l’inchiesta di questo settembre di cui l’autorevole associazione di consumatori ha cominciato nelle ultime ore a diffondere i primi risultati (altri ne arriveranno a breve, e tra questi sono attese le graduatorie dei punti vendita più e meno cari per ogni singola provincia) quello del Friuli Venezia Giulia si risveglia di punto in bianco esattamente a metà classifica tra i 67 capoluoghi della penisola presi in esame per il calcolo della spesa media per famiglia al supermercato in un anno, qui intesa come spesa di una famiglia tipo in base ai livelli di prezzo nei singoli territori e all’incrocio di dati Istat e “analisi” sul campo con le “antenne” proprie di Altroconsumo. Trieste si piazza a specchio. Ha 33 città davanti per convenienza e altrettante davanti per sconvenienza. È insomma sempre 34.ma su 67, a seconda di come la si voglia vedere, con una spesa annua di 6.620 euro.
Si badi: l’anno scorso lo stesso parametro dava 6.513, dunque nei supermercati giuliani ora si spende mediamente l’1,6% in più rispetto al dato 2015, che è stato per la cronaca il più basso degli ultimi quattro anni. Forse il punto più buio della crisi dei consumi, stando almeno a queste statistiche. Nonostante tale rialzo del carrello, Trieste passa però dall’essere la sesta città più cara nel 2015 al ritrovarsi appunto la 34.ma città più cara del 2016, e perde contestualmente il primato della sconvenienza del Triveneto che Altroconsumo le affibbiava da almeno un triennio (Venezia, Treviso e Padova ora sono più “salate”). Certo si potrebbe pure obiettare che altrove si è generalmente ricominciato a spendere di più, e che questo possa tutto sommato essere il sintomo di una comunità “bloccata” ancora dalla crisi.
In attesa delle interpretazioni di chi il settore lo mastica, la “capitale” del Fvg si tiene - parecchio volentieri presumibilmente - l’uscita dalla “lista nera” nazionale, ma continua comunque a rappresentare la provincia più cara di questa regione: Pordenone è 15.ma per convenienza con 6.290 euro (+2,5% rispetto a dodici mesi fa) e Udine 28.ma con 6.550 (+1,5%) mentre Gorizia non è stata “misurata”. La risultante del costo medio del carrello in Friuli Venezia Giulia (riparametrata in base a una serie di variabili inserite dagli analisti che incidono evidentemente sul risultato finale) dà 6.210 euro e mette questa stessa regione al sesto posto per convenienza al pari di Piemonte e Campania, il che è sostanzialmente una conferma del settimo del 2015.
Diversa se vogliamo, e molto meno “compatta”, è invece la collocazione delle tre città del Fvg considerate da Altroconsumo in quella che potremmo definire la mappa del risparmio possibile in ogni singolo territorio, risparmio che - se si vuol banalizzare tralasciando una marea di altre variabili - cresce là dove c’è più concorrenza tra insegne. Qui Trieste “risale” al 14.mo posto tra le città più care, non in assoluto bensì, appunto, per la cosiddetta spesa minima, cioè per il costo del carrello tipo di una famiglia altrettanto tipo nel punto vendita più economico della città stessa: siamo a quota 6.110 euro. Udine segue a stretto giro con 6.090, mentre il “figurone” qui lo fa Pordenone prendendosi il primato della città dalla spesa minima meno “salata” con 5.110 euro. Ma per scoprire la vera mappa delle convenienze, quella cioè dei punti vendita più o meno cari tra tutti quelli “visitati” dalle “sentinelle” di Altroconsumo, capoluogo per capoluogo, c’è da aspettare la seconda parte dell’inchiesta, che a quanto dicono dall’associazione potrà essere svelata soltanto fra qualche giorno.
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