Il Cara di Gradisca è pieno e incombono Covid-19 e cambio gestione

Presenze salite a quota 180. Il sindaco: «Incremento quantomeno discutibile»
Bumbaca Gorizia 05.01.2017 Cie Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 05.01.2017 Cie Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Luigi Murciano / Gradisca

Presenze aumentate di un terzo nel giro di qualche settimana. E operatori in stato di agitazione per l’assenza di certezze sul proprio futuro. Pare arroventarsi la situazione del centro richiedenti asilo di Gradisca. In piena allerta-Coronavirus il Cara è ritornato repentinamente ai propri limiti di capienza, passando dalle circa 120 presenze di fine febbraio, alle 180 attuali. A rivelarlo, a 48 ore da un delicatissimo cambio della guardia nella gestione della struttura, con il passaggio dalla cooperativa isontina Minerva all’impresa sociale Matrix di Napoli, sono i sindacati che tutelano i lavoratori del Centro.

Il passaggio del testimone tiene con il fiato sospeso una quarantina di operatori e con il fiato sospeso è anche il sindaco della Fortezza, Linda Tomasinsig che – dopo la notizia del caso di contagio all’interno del Cpr – si trova a commentare un’altra notizia preoccupante come quella di un Cara nuovamente pieno – gli ospiti sarebbero immigrati intercettati sul Carso triestino – e di battaglie sindacali imminenti. «Qualche sentore di nuovi trasferimenti c’era stato nelle scorse settimane – afferma – ma non posso non sottolineare come un simile incremento di presenze in questa fase emergenziale dovuta al Covid-19 sia quantomeno discutibile. Mi attiverò quanto prima con la Prefettura – promette Tomasinsig – per conoscere ufficialmente numeri e provenienza dei nuovi ospiti e per accertare che tutte le procedure sanitarie siano state intraprese. Monitorerò anche la situazione degli operatori».

Gli ospiti del Cara, seppure in questa situazione emergenziale siano soggetti alle stesse disposizioni che valgono per i cittadini italiani, tecnicamente possono uscire dalla struttura «con potenziali pericolose conseguenze per i lavoratori», affermano i sindacati. Ma è un’altra la partita, delicatissima, che deve essere giocata in queste ore: quella dell’avvicendamento nella gestione. L’era di Minerva termina martedì. «Ma ad oggi – tuonano le segreterie territoriali Fisascat Cisl, Uil Fpl e Filcams Cgil – non abbiamo ottenuto né la bozza di accordo sindacale per il riassorbimento dei dipendenti, né i contratti individuali, tantomeno chiarezza sugli eventuali esuberi, sull’inquadramento, il monte ore: nulla».

Gli esuberi rischierebbero di essere dai 4 ai 6, secondo quanto emerso nell’unico incontro in videoconferenza avvenuto con i vertici del subentrante consorzio Matrix. «Visto che il Cara è pieno e il servizio non può essere interrotto, la Prefettura deve intervenire in prima persona per traghettare il centro da una gestione all’altra», attaccano i sindacati, che «viste le risposte parziali e insoddisfacenti di Matrix sulle modalità di assunzione e di scelta degli esuberi» hanno proclamato lo stato di agitazione e presentato a Viminale e Prefettura la messa in mora. «Troppe le promesse disattese: la Prefettura si è defilata, mentre il riassorbimento di eventuali esuberi al Cpr nell’organico della coop Edeco di Padova, scenario prospettato dal viceprefetto Gulletta, è rimasto lettera morta. Complice l’emergenza coronavirus e l’assenza di certezze non ci sono le condizioni contrattuali e normative per il cambio di appalto – è la presa di posizione –. La Prefettura subentri temporaneamente nella gestione internalizzando i dipendenti, al fine di permettere l’avvicendamento nelle forme previste dalla normativa». –

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