Il capolavoro “nascosto” di Zigaina? A Trieste
Si trova a Trieste una delle opere più rare e belle realizzate da Giuseppe Zigaina. Per la sua origine e per la sua storia, “Contadini e biciclette” costituisce un unicum nel percorso artistico del maestro friulano scomparso a 91 anni lo scorso 16 aprile. Per alcuni giorni, la sua sorte è rimasta in sospeso, ma ieri se ne sono ritrovate le tracce: il quadro si trova nella sede giuliana del Monte dei Paschi di Siena. Dopo essere rimasto per diversi anni in un caveau di Trieste, da qualche mese è esposto nell’edificio di piazza della Borsa 11 di fronte al box “Addetti valore”.
Mps l’ha valorizzato riservandogli un’intera parete e oggi l’opera risulta ben visibile a tutti coloro che entrano nel salone principale dell’istituto di credito senese.
A rendere particolarmente speciale il quadro è appunto la sua storia. Realizzato nel 1957 con la tecnica a sgraffio sulla parete del ristorante “Bella Trieste” di Sagrado, nel 1987 il murale rischiò di essere coperto da una mano di pittura dopo che la famiglia Rizzotti aveva venduto l’edificio ad una banca. Solo il tempestivo intervento della figlia dell’ex titolare aveva evitato il peggio. Chiamato da Adriana Rizzotti, fu lo stesso Zigaina a coordinarne la rimozione. L’incarico venne assegnato al restauratore di Artegna Renzo Lizzi che oggi ricorda: «Il maestro teneva molto a quell’affresco. Quando lo staccammo dalla parete la parte bianca era diventato color biscotto perché, ai tempi, in sala, si poteva fumare. Zigaina pensava fosse rovinato per sempre, invece, una volta ripulito dalla nicotina, divenne ancor più bello e lui fu contentissimo di ciò. Amava quell’opera tanto che fu lui a far fare i pannelli provvisori per trasportarlo ad Artegna. Personalmente penso che sia stato uno dei suoi lavori più belli».
Lizzi conferma che, una volta restaurato, il quadro venne venduto alla Banca popolare di Gemona, ma precisa anche che fu per complessivi 25 milioni di lire. “Contadini e biciclette” venne esposto negli uffici in piazza a Gemona per poi finire in un caveau dopo che la banca venne acquisita da Antonveneta. Per le sue grandi dimensioni risultava difficile trovargli un’idonea collocazione. Oggi però è di nuovo fruibile al pubblico grazie a Mps.
A rendere ancora più raro il dipinto “Contadini e biciclette” è un ulteriore particolare. Secondo Francesca Agostinelli, storica dell’arte esperta dell’opera del maestro cervignanese, «non sono numerosi gli interventi di Zigaina con questa tecnica». «Si contano sulle dita di una mano», dice, ricordando quelli certi ci sono: quello del cinema di Latisana, quello del municipio di Treppo Carnico (trasformato in mosaico nel 2003) e quello della Triennale di Milano. Per dimensioni e storia, il valore del quadro è dunque difficile da stimare. Di certo, oltre all’episodio raccontato da Adriana Rizzotti, secondo cui l’autore si arrabbiò moltissimo scoprendo la cifra per cui il padre Giovanni l’aveva ceduto alla Banca popolare di Gemona («Disse che valeva almeno 250 milioni»), oggi ne rimane l’estrema bellezza.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo