«Il capogruppo firmava ma era impossibile verificare tutte le fatture»

TRIESTE. «È una vicenda che ho vissuto malissimo. Perché davvero mi sono ritrovato a non sapere dov’ero capitato. Avrei potuto immaginare tante cose, ma non questa». Daniele Galasso, all’epoca dei fatti, a conclusione della decima legislatura, numero uno del Pdl in Consiglio regionale, non digerisce di essere passato dalla parte della colpevolezza. Per non aver proceduto a verifiche che, assicura, «era assolutamente impossibile fare». Mentre sul fronte personale a suo carico c’è una sola spesa rimborsata illegittimamente secondo la magistratura, quella per una cassa di vino non riconosciuta come iniziativa di rappresentanza.. Galasso, voi capigruppo siete stati ritenuti responsabili di mancato controllo. È questo che contesta di più della sentenza, pur dovendo attendere le motivazioni?

Per la quantità delle carte, ma anche per la mancanza di tempo vista la complessità del lavoro in Regione, non c’era alcuna possibilità che facessimo noi i controllori. Impensabile che potessimo spulciare quella mole di fatture e scontrini.

Mai un sospetto che i colleghi consiglieri utilizzassero i fondi del gruppo anche per fini personali e sicuramente non politico-istituzionali?

Mai. Lo avessi saputo, sarei senz’altro intervenuto. Ma oggi è facile parlare. All’epoca non c’era alcuna lente di ingrandimento su queste cose.

C’erano troppi soldi ed era dunque facile “distrarsi”?

So solo che le risorse ai gruppi sono stati tagliati al via della legislatura successivo, ma ciascun consigliere si è comunque visto assegnare mensilmente migliaia di euro per rimborsi su cui non sono previsti i rendiconti. In delibera si parla esplicitamente di mille euro da dedicare all’attività politica. Senza peraltro l’obbligo di spenderli.

Quanto la sorprende una giustizia che dice cose tanto diverse tra il primo e il secondo grado?

Dire che sono sorpreso è un eufemismo.

Le contestano una cassetta di vino.

E il concorso con i colleghi. Firmavo una nota riepilogativa, le carte erano già messe insieme. Non vedevo alcun documento singolo. Avessi dovuto verificare tutto, sarei ancora lì a fare i conti. Su finanziamenti che, copiando quanto avveniva alla Camera, venivano rapportati alle indennità degli eletti come forma di ricompensa per l’esercizio del mandato sul territorio. Come accade oggi, con cifre certamente diverse, ma senza che il principio sia cambiato granché. —

M.B.

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