Il capo della Protezione civile di Grado silurato dopo il post nazista sui migranti
TRIESTE Il coordinatore della Protezione civile di Grado, Giuliano Felluga, ieri ha perso l’incarico a causa di alcune esternazioni in cui ha invocato soluzioni naziste alla rivolta dei migranti scoppiata all’ex caserma Cavarzerani di Udine. Lavorando in una casa di riposo gradese, inoltre, sarà avviata anche una sanzione disciplinare nei suoi confronti in quanto dipendente comunale: in tal caso giudicare il da farsi spetterà a un’apposita commissione regionale.
«Non preoccupatevi, stiamo organizzando gli squadroni della morte e nel giro di due giorni riportiamo la normalità», ha scritto Felluga in un commento Facebook: «A Grado persone metterebbero la firma per avere la roba da mangiare che loro buttano. E noi sappiamo solo assistere gli stranieri». Rispondendo alle richieste di chiarimento di altri utenti, ha dunque rincarato la dose: «Quattro taniche di benzina e si accende il forno crematorio così non rompono più».
A nulla è valso cancellare le frasi, nel frattempo esplose sul web fino a diventare caso nazionale. Il sindaco di Grado, Dario Raugna, lo ha immediatamente rimosso dall’incarico per le sue «dichiarazioni inaccettabili, che gettano discredito sulla città e sulla Protezione civile». Un «fulmine a ciel sereno» per il primo cittadino, che mai si sarebbe aspettato un’uscita del genere, dopo vent’anni di onorato servizio da parte dell’ormai ex capo della Protezione civile locale: «Non lo dico per giustificare l’ingiustificabile – spiega Raugna –, ma mi dispiace per il Felluga umano che avevo conosciuto. Non mi capacito, né c’è una soluzione diversa dalla rimozione».
Poco dopo sono arrivate pure le dimissioni spontanee dello stesso Felluga, «per coerenza», nonché le scuse: «Ho fatto una battuta sbagliata con una collega, che qualcuno sempre pronto a cogliere le occasioni ha subito rilanciato anche a livello nazionale». E ancora: «Chi mi conosce sa che la penso diversamente». Ha infine scritto un post in cui si «scusa» per «uno sfogo senza pensare». Troppo tardi. Anche Protezione civile nazionale e regionale prendono le distanze.
La senatrice della Lega Raffaella Marin puntualizza che Felluga «non è leghista, nemmeno simpatizzante, anzi». Il deputato del Pd Emanuele Fiano presenterà un’interrogazione urgente al governo, mentre l’ex governatrice Debora Serracchiani, riferendosi anche a quanto accaduto in Consiglio regionale, parla di «un clima tremendo, un’escalation il cui limite si sposta ogni giorno. Bisognerà dire basta, prima che le parole sbagliate finiscano in bocca a qualcuno che le prende come indicazioni operative».
Così la deputata M5s Sabrina De Carlo: «Il trait d’union è la gestione migratoria. Ringrazio l’esecutivo che venerdì invierà un rafforzamento militare a Udine». Diego Moretti, vice capogruppo dem nell’aula di piazza Oberdan, plaude alla decisione del sindaco Raugna: «Un fatto inaccettabile, per il ruolo che Felluga riveste nella comunità». Il consigliere regionale Furio Honsell (Open) abbina ancora una volta Felluga e il “caso Calligaris”: «L’ennesima conferma del livello di barbarie raggiunto dal dibattito pubblico di destra». Anche secondo Ics-Ufficio rifugiati onlus «i due episodi letti insieme indicano il livello di violenza ideologica cui si è giunti in Fvg».
Intanto sui social network Felluga diventa a sua volta vittima di una “shit storm”: nei migliaia di commenti al suo post di scuse ci sono anche pesanti insulti e minacce. —
Ha collaborato
Antonio Boemo
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