Il capo della comunità islamica: «Akkad è un imam abusivo. E siamo tutti per il dialogo»

Igbaria sulla guida spirituale: «Non ha il titolo, è solo un oratore. Espulso perché moderato? Invenzione grave»
Foto Bruni Trieste 12.09.16 Musulmani a raccolta al PalaTrieste
Foto Bruni Trieste 12.09.16 Musulmani a raccolta al PalaTrieste

La comunità islamica di Trieste “licenzia” la sua guida spirituale
Silvano Trieste 31/07/2016 Chiesa Notre Dame de Sion, preghiera con la Comunita' Islamica di Trieste

TRIESTE All’indomani della notizia dell’allontanamento della guida spirituale Nader Akkad, parla il presidente della comunità islamica di Trieste Saleh Igbaria che, di fatto, ne ha firmato il “licenziamento”.

Un atto, precisa, che tecnicamente non ha privato i musulmani triestini del loro imam. «Questo perchè Akkad ha sì conseguito un master, che però non attribuisce il titolo di imam: questo è tale solo in quanto accettato dalla comunità, e ha funzioni di rappresentanza. Lui invece è “kahatib”, oratore: si dovrebbe limitare a fare la predica del venerdì». La comunità è quindi da anni senza imam? «Esatto. Ed è così perché un imam non serve», risponde Igbaria.

Secondo il legale di Akkad, però, quest’ultimo in precedenza era riconosciuto come imam, eccome: «Non è vero», ribatte Igbaria. Ma perché allora non c’è stata una rettifica ufficiale, prima? «Gliel’abbiamo detto a voce, per non fare brutta figura all’esterno - prosegue il presidente -. L’espulsione è un problema interno: non doveva uscire. Quale comunità non ne ha? Anche marito e moglie litigano: si divorzia».

Per il presidente della comunità islamica, in sostanza, Akkad avrebbe esercitato per anni abusivamente una carica di rappresentanza. Eppure esiste un documento, datato 2014 e firmato dall’Unione delle comunità islamiche d’Italia, dove si chiama Akkad «imam» e si attesta pure la sua nomina a «delegato al dialogo interreligioso dell’Ucoii nel Fvg». «Non conosco il testo - continua Igbaria -: sarà analizzato in sede giudiziaria».

Quanto ai sospetti lanciati dal legale dell’espulso, secondo cui Akkad sarebbe stato “punito” per il suo impegno ecumenico poco apprezzato dalla componente più radicale della comunità, la replica è secca.

«Questa è un’invenzione grave - prosegue -. Da sempre lavoriamo per dialogo e convivenza, in collaborazione con le altre istituzioni, sia religiose sia democratiche. Ho pregato personalmente in Risiera, in memoria della Shoah. Perché Akkad non ha denunciato prima, se è vero?». La comunità è composta da circa seimila persone, provenienti da «50 paesi, di oltre 27 nazionalità - spiega lo stesso Igbaria -. Preghiamo in italiano, amiamo il Paese. Qua si fa cultura, sport, dialogo ma mai politica: sarebbe divisiva, poiché veniamo da 50 paesi diversi, appunto. Il direttivo ha linea una linea moderata. Non conosciamo radicali, sarei il primo a denunciarli».

Quando gli si chiede se allora condivide la linea politica di Akkad, Igbaria attacca: «È lui a condividere la mia. Sono il suo maestro. Da vent’anni pianto radici di pace, lui ora vuole raccogliere i frutti. Nel 2003 il rabbino è entrato nella nostra moschea: una delle prime volte in Italia. Ho fatto le scuole ebraiche, ho amici cristiani. Diversi membri del direttivo hanno mogli cattoliche e bambini di cultura mista. Akkad ora tenta di mettere in cattiva luce la comunità, perché l’ha espulso con maggioranza assoluta in assemblea». Infine l’aggressione. Il legale di Akkad sostiene che «il 9 novembre gli è stato impedito di salire sul pulpito dal vicepresidente ed è stato in seguito colpito violentemente da T.N.», e che «a causa di tale fatto è stata diagnosticata dal Pronto soccorso una prognosi di sette giorni. Per il fatto, è in preparazione la denuncia».

Igbaria, al contrario, afferma che «non è stato niente, ci sono duecento testimoni e un video a provarlo. Ho chiamato io le forze dell’ordine perché lui, sapendo di essere espulso, voleva fare comunque la predica: l’abbiamo lasciato pregare e poi è andato via».

Chi è l’uomo citato dall’avvocato? C’è stato un contatto tra lui e Akkad? Le domande rimangono senza risposta. Sono pervenuti, nel frattempo, numerosi messaggi di solidarietà ad Akkad. La deputata Pd Debora Serracchiani si augura «che l’imam di Trieste non sia stato davvero allontanato per aver dialogato troppo con le altre comunità». —


 

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