Il capo del pronto soccorso di Trieste: «La vera forza è il gioco di squadra. Le paure qui si vincono insieme»
La testimonianza di Cominotto. «Questa fase difficilissima ci sta facendo riflettere sui reali bisogni di salute: basta pensare che gli accessi sono crollati del 60%»
Infermieri del pronto soccorso di Trieste
TRIESTE «Il nostro è un lavoro di squadra. Una squadra composta da medici, infermieri, operatori socio-sanitari e barellieri, capaci di condividere le fatiche, le emozioni e le paure, sulle quali prevalgono per però la dedizione e attaccamento al lavoro». Così definisce l’attività di Pronto soccorso e Medicina d’urgenza Franco Cominotto, il medico che dirige da meno di un anno la Struttura complessa dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina.
Prima porta di accesso alla sanità pubblica e in passato al centro di polemiche, anche politiche, il reparto è stato anche quello che ha ricevuto fin da subito l’affetto dei cittadini che hanno spedito pensieri e regali e hanno recepito l’appello delle amministrazioni a non recarsi in ospedale se non per gravi motivi. «Quanto sta accadendo in questa fase - spiega Cominotto - ci deve far riflettere sui bisogni di salute reali o percepiti dell’utente che si reca al Pronto soccorso. C’è stata una riduzione degli accessi che definirei quasi incredibile, dell’ordine del 60%: attualmente accedono al Pronto soccorso 80/90 pazienti al giorno (75 circa a Cattinara e 15 al Maggiore) rispetto ai 200/220 al giorno (160 Cattinara, 60 Maggiore) del periodo pre Covid. Fa un grande piacere ricevere la solidarietà dei cittadini, l’auspicio è che non si esaurisca al termine dell’emergenza».
L’Azienda sanitaria si è comunque mossa per tempo durante l’emergenza coronavirus: «Abbiamo cominciato a pensare al Covid-19 fin dall’ultima settimana di febbraio creando un percorso specifico con un’area dedicata per i pazienti con sospetto clinico. Abbiamo fornito dispositivi di protezione, indicazioni di procedura e comportamento al personale che si faceva carico del paziente in sicurezza. Di concerto con la direzione abbiamo attivato fin dal 29 febbraio il pretriage con le tende al Maggiore e un’area costruita ex novo in due giorni nella camera calda di Cattinara, in questo siamo stati supportati dai volontari della Cri Trieste e della Protezione Civile. Dal primo caso registrato in città abbiamo rivoluzionato i percorsi creandone uno specifico per il Covid con un’area dedicata e un’altra area “pulita” con personale separato per ridurre al minimo la possibilità di contagio». Un lavoro in equipe condiviso con Roberto Luzzati, direttore delle Malattie infettive, Marco Confalonieri, alla guida della Pneumologia e Umberto Lucangelo del dipartimento Emergenza/Rianimazione. «Sappiamo però che le cose possono mutare anche rapidamente e quindi siamo pronti a porre dei correttivi, mantenendo sempre percorsi per garantire tutele ai pazienti e al personale».
In passato l’organizzazione del Pronto soccorso era finita nell’occhio del ciclone. Di recente però dopo l’arrivo di Cominotto, voluto dal direttore generale Antonio Poggiana vista l’esperienza insieme all’Aas n.2 Isontina, sono stati completamente rivisti gli spazi interni: «Abbiamo fatto uno sforzo enorme per definire nuovi spazi e nuove aree operative nell’interesse del paziente, del caregiver e dei sanitari - aggiunge il direttore -, pensando alla sicurezza dei percorsi e alla privacy con sale di attesa dedicate ai parenti accompagnatori, ai tempi di processo inserendo le Rau (Rapid assessment unit, ndr) per i codici bianchi e verdi e implementando l’area di osservazione breve intensiva. I dati ci stanno dando ragione su più fronti: i percorsi che già si dividono al triage creano meno confusione e meno sovraffollamento. Inoltre si sono ridotti i tempi di attesa e di permanenza, i servizi collaborano in modo più efficiente, in particolare Radiologia e Ortopedia. Infine da qualche mese si sono ridotti i ricoveri di circa 90 unità al mese».
Nel corso di questi mesi è mutato profondamente il clima e gli attacchi si sono ridotti. «Ho sempre pensato - aggiunge Cominotto - che nelle critiche c’è una parte che va valorizzata. Il ruolo del Pronto soccorso è complesso, il contenitore è ampio, ci sono le emergenze ma ci sono anche molte richieste non appropriate per le quali però, spesso, il cittadino non trova prima le risposte. Sono certo che il percorso, condiviso con tutto il personale della Struttura, è quello corretto: gli utenti hanno compreso che tra mille difficoltà le cose stanno migliorando, ma è soprattutto la disponibilità e la dedizione di tutti i miei collaboratori che fa ben sperare per il futuro».
Come in altri reparti anche qui non mancano le paure anche se nel settore delle emergenze la condivisione riveste un aspetto fondamentale: «Chiaramente il primo pensiero è per i pazienti, poi il timore è quello di portare il virus a casa, ma rispettare le norme di sicurezza e condividere i protocolli operativi ci aiuta ad affrontare il quotidiano con maggiore serenità. Inoltre non abbiamo mai la sensazione di lavorare da soli: in questo gruppo le paure si affrontano insieme. Questo ci consente di mantenere la lucidità e il pensiero positivo. Il personale ha anche dato disponibilità a dare supporto a reparti più in difficoltà perché c’è voglia e determinazione nell’affrontare la situazione». Grazie a procedure chiare e protocolli definiti al momento un solo operatore è risultato positivo al test già due settimane fa, è asintomatico e in quarantena. Ci sono poi i pazienti e i timori: «La paura - racconta Cominotto - spesso non si dichiara, altre volte non si vede e ogni paziente reagisce a suo modo. Si tratta di un sentimento che non sempre riusciamo ad intercettare nel modo corretto. Condividere i sentimenti del paziente e farsi guidare da lui per capire al meglio i suoi bisogni dovrebbe essere una nostra mission. Magari non sempre ci riusciamo, ma posso assicurare che ci mettiamo sempre il massimo impegno». —
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