«Il Canale di Ponterosso dedicato a Maria Teresa»
Canal Grande Maria Teresa. Nel tricentenario del genetliaco dell’imperatrice d’Austria. Ovvero il 13 maggio 2017. Un riconoscimento alla Landesmutter che trasformò un modesto borgo di 5mila abitanti in una città emporiale nel giro di 40 anni. La Trieste asburgica torna alla carica con un appello di 23 associazioni e comunità etniche e religiose. La petizione è stata inoltrata ieri sera al sindaco Roberto Dipiazza, all’assessore alla Cultura Giorgio Rossi, al presidente del Consiglio comunale Marco Gabrielli e al vicepresidente Igor Svab.
«Nel 2017 si compiranno tre secoli dalla nascita di Maria Teresa d’Austria, della quale si ricorda la lunga e illuminata stagione di riforme. In più parti d’Europa, anche nel Nord Italia, si preannunciano iniziative per la commemorazione della Landesmutter. La sovrana è stata l’artefice prima del grande sviluppo di Trieste, ma la storiografia locale, sinora, ne ha trascurato l’opera. E non c’è, nella toponomastica cittadina, alcun riferimento, a differenza di altre città amministrate da Maria Teresa, quali Milano, Trento, o Rovereto, che ha recentemente deciso di dedicarle una via», premettono i promotori prima di avanzare una proposta che è la la stessa che fu bocciata da destra e sinistra nel 1981 in Consiglio comunale: «Si ritiene opportuna una degna commemorazione del tricentenario che ricorrerà il 13 maggio del prossimo anno, con l’intitolazione al nome di Maria Teresa del Canale di Ponterosso. Si tratta di un sito altamente visibile e fortemente simbolico, ma privo di numeri civici, pertanto l’operazione non presenterebbe problemi pratici o oneri».
A firmare l’appello ci sono l’Associazione culturale “Il Ponterosso”, l’Associazione culturale italoungherese Pier Paolo Vergerio, l’Associazione culturale Mitteleuropa, l’Associazione Italia-Austria, l’Associazione Maria Theresia, l’Associazione Tredici Casade, il Centro studi Adria-Danubia , il Centro studi Scipio Slataper, il Circolo della stampa, il Circolo di cultura istro-veneto Istria, il Club touristi triestini, il Comitato per la promozione della cultura armena AraraTs, la Comunità croata, la Comunità ebraica, la Comunità greco-orientale, la Comunità religiosa serbo-ortodossa, la Decebal associazione culturale di amicizia italo-romena, il Gruppo/skupina 85 , l’Istituto giuliano di Storia, Cultura e Documentazione, l’Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei, lo Slovenski Klub, la Società di Minerva. L’idea dell’intitolazione del Canale del Ponterosso ha fatto di nuovo capolino il 13 maggio scorso, quando per il 299.mo anniversario dalla nascita di Maria Teresa d’Austria il Club touristi triestini, capitanato da Alessandro Sgambati, ha radunato sulla testa del Canal Grande un piccolo gruppo di persone, tra cui la console d’Austria.
L’intitolazione del Canal Grande è il minimo. Trieste è Maria Teresa. Sue le prime strutture portuali (Molo San Carlo, oggi Audace, Teresiano, oggi Fratelli Bandiera, Canal Grande, Lazzaretto nuovo), l’Ospedale (poi Caserma Grande, non più esistente), l’Acquedotto, l’Istituto nautico, la Borsa (che nasce decenni prima di quella di Milano, all’epoca pure sotto amministrazione austriaca). «L’atto in assoluto più importante è l’incorporazione della città nuova nel borgo storico, all’epoca ancora chiuso dalle mura, che vennero abbattute - spiega il giornalista Luciano Santin, presente in 5 delle 23 associazioni -. Si trattò di una forzatura nei confronti della povera classe dirigente cittadina, che rifiutava il confronto con la nuova realtà che andava sorgendo sul sedime delle vecchie saline, il “distretto camerale”, nome derivante dal fatto che era di proprietà dalla Camera aulica di Vienna, che aveva acquistato i terreni da privati, qualcuno proponeva di chiamarlo Teresiopoli, o addirittura di estendere questo nome a Trieste».
Da Tergeste a Teresiopoli. «La città fu così costretta ad accettare l’estensione delle franchigie, e anche l’inclusione nel Municipio di qualche rappresentante del ceto mercantile, che in breve assunse il governo della città - spiega Santin -. Nei quarant’anni di governo della sovrana Trieste sestuplicò la propria popolazione, da cinque a 30mila abitanti, si formarono le “nazioni” di Trieste, greca, illirica, ebraica, armena..., tra le altre cose crebbe l’attività economica, si avviò quella l’attività assicurativa e nacquero i primi giornali». Uno sviluppo che val bene un Canal Grande.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo