Il calore delle "mamme canguro" per i loro piccoli nati prematuri

Al Miela congresso dedicato alle incubatrici naturali cui partecipano duecento esperti di 38 paesi. La terapia esordì in Colombia negli anni ’70

Pelle contro pelle, bambino e mamma, crescono insieme. Nessuna incubatrice ma solo il calore umano, quello delle persone che il bimbo prematuro vede appena nato. Basta questo, una tecnica rubata dalla natura. È il metodo delle "mamme canguro", come gli animali portano i cuccioli nelle proprie sacche, le mamme umane invece trascorrono tante ore del giorno con il proprio bambino pretermine appoggiato sulla pancia. Dalla Colombia questa tecnica, nata negli '70, si è diffusa in tutte gli angoli della Terra e all'ospedale Burlo Garofolo è stata recepita negli anni '90 e nel 1996 è stato organizzato a Trieste il primo congresso internazionale coordinato dall'epidemiologo Adriano Cattaneo, medico della Clinica pediatrica, in pensione da tre anni. E nel capoluogo giuliano, al Teatro Miela, si riunisce di nuovo il ventesimo congresso scientifico dedicato a questo metodo naturale che riunisce da oggi a domani 200 partecipanti da 38 Paesi ed esponenti delle principali agenzie internazionali, fondazioni, organizzazioni non governative in difesa dei bambini, come l'Oms, l'Unicef, la Fondazione Bill e Melinda Gates e Save the children.

 

"Genitori canguro", pro e contro della terapia per bambini prematuri

 

«Il nostro ruolo è importante perché quasi subito - afferma Cattaneo -, nel giro di pochi anni, abbiamo iniziato a fare delle ricerche al Burlo che hanno dimostrato gli effetti benefici di questa tecnica e poi abbiamo organizzato qui a Trieste la prima riunione sugli effetti del metodo nel 1996. I partecipanti di quella riunione hanno deciso assieme di formare una rete internazionale che, oltre a diffondere il metodo e i risultati di ricerche, si sarebbe riunita ogni due anni per un congresso». E così venne mantenuta la promessa. Hanno toccato tutti e cinque i continenti in questi vent'anni e all'ultimo appuntamento in Ruanda nel 2014 «ci hanno chiesto a gran voce di ospitare il congresso del ventennale di nuovo qui a Trieste». Già lunedì e ieri c'è stato un primo approccio alla tematica da parte questa volta di circa 90 partecipanti provenienti da 40 Paesi che raccolgono medici, infermieri, ostetrici, psicologi, economisti, pianificatori, funzionari ministeriali, tutti impegnati nei rispettivi Paesi per parlare delle gestione di questa pratica, che mettono in piedi i programmi nazionali. Mentre oggi, con un centinaio di persone ancora in più, inizia il convegno che riunisce i ricercatori «con cui - annuncia Cattaneo - facciamo la carrellata delle ricerche più recenti sul metodo delle "mamme canguro", che riguardano ad esempio cosa succede quando i bambini sono più grandi, i sistemi di valutazione dunque». «Perché si è scoperto - spiega Cattaneo - che i bimbi prematuri, oltre a beneficiare immediatamente di questa tecnica per crescere, riescono nel tempo ad avere altri diversi vantaggi. Nei Paesi più poveri si assiste a una diminuzione del 40% delle morti e, in generale, in tutto il mondo i bambini riescono ad avere una maggiore stabilità metabolica, a respirare meglio, sanno leggere meglio, migliorano le relazioni, sono meno deprivati socialmente, hanno una maggiore facilità a trovare lavoro, ma così anche aumenta il vincolo con la mamma e con gli altri membri della famiglia». La tecnica infatti non vede solo la madre a porgersi in aiuto del piccolo, ma anche nonni e papà, il che fa sentire il bambino ben voluto. Distese sulle delle comode sedie reclinabili o a letto, se il bambino ancora non riesce a respirare bene, i vari componenti della famiglia accolgono il neonato sulla pancia e in mezzo al seno, nel caso della mamma, e possono stare lì idealmente anche 24 ore. Insomma per tutto il tempo necessario a crescere più forte. Il bambino resta attaccato alla mamma con semplici fasce di tela, nei paesi più evoluti con borse di lycra.

«Stare in incubatrice è uno stress - spiega Cattaneo -, a causa della posizione, del rumore e dei disturbi continui». E poi il metodo delle "mamme canguro" è molto più economico di quello artificiale. «Di solito è abbastanza ben accetto da un 90-95% di mamme, quello che varia è la quantità di tempo che si trascorre con i bimbi, alcune madri, in base alle proprie esigenze, stanno per poco tempo al giorno, altre per molto». I giorni totali perché il bambino possa crescere bene variano in base alla prematurità. «Dipende dalla età di gestazione - spiega Cattaneo - se nati a 34-35 settimane, possono trascorrere una o due settimane, se hanno 27 o 28 settimane, ci vogliono anche due mesi». La Svezia, il Brasile e altri Paesi sono quelli che più adottano questa tecnica. «In Italia siamo ancora un po' indietro - dice Cattaneo -, perché per poter usarlo bisogna che la terapia intensiva sia aperta ai genitori almeno 12 ore al giorno. Al Burlo c'è la politica di apertura totale».

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