Il caldo da record del 2018 in regione prepara il campo a un 2019 bollente

Probabile che l’anno nuovo riproponga temperature elevate dopo il picco storico negli ultimi 12 mesi a Trieste e Gorizia
Foto Bruni 22.07.15 TS-viale miramare,caldo torrido
Foto Bruni 22.07.15 TS-viale miramare,caldo torrido

TRIESTE L’anno che verrà? Probabilmente caldo, come da trend ormai ventennale. Un trend che ha avuto i suoi picchi nel 2014 e nel 2018, che per Trieste è stato l’anno con le temperature più elevate in assoluto da quando si effettuano le misurazioni. L’Arpa, sulla base dei dati Osmer, riassume con vari grafici il meteo in Fvg. Aggiornando i record, ormai tutti riferiti agli anni Duemila.

Il 2018 è stato un anno straordinario da aprile a novembre. In quegli otto mesi si è sempre toccata la temperatura media più alta (in genere di circa due gradi) rispetto alle rilevazioni precedenti. Solo febbraio e marzo hanno fatto registrare una temperatura media mensile più bassa del solito mentre dicembre è stato l’unico mese allineato alla media del periodo 1991- 2018. Con questo andamento, il 2018 è riuscito a pareggiare il 2014 (anche per quel che riguarda la temperatura del mare), che deteneva il primato di anno più caldo di sempre in regione.

Si tratta di un confronto con situazioni tuttavia differenziate nel territorio, con un Est più caldo dell’Ovest. Guardando la mappa, il 2018 è stato l’anno più caldo per Trieste (16 gradi contro una media di 14,5 e più 0,2 gradi rispetto al 2014), come anche per Gorizia, Tarvisiano, Tolmezzo e Cividale, mentre nelle zone sud-occidentali, quindi nel Pordenonese, nel Codroipese e nella Bassa friulana, resiste ancora il record 2014. In alta quota – vengono prese in considerazione le località oltre i 1.500 metri – prevale invece ancora il dato del 2015. «La sostanza è che i primati di caldo appartengono all’ultimo quinquennio – sottolinea il previsore Osmer Marcellino Salvador – inserendosi in un trend mondiale di crescita delle temperature avviato ormai 20 anni fa».

Considerando nel dettaglio la pianura, se per tutto il ventesimo secolo la regione è rimasta sotto i 13 gradi medi, dal 2000 si è guadagnato un grado. Con il 2018 che ha toccato mediamente i 14,4 gradi. Ci si avvicina dunque a un incremento di un grado e mezzo.

L’anomalia di temperatura che ha caratterizzato il 2018 della nostra regione, informa l’Arpa, è in linea con la maggior parte del mondo (quarto anno più caldo) e dell’Europa, dove si è registrato il record storico, soprattutto nei paesi d’Oltralpe, come Svizzera e Germania, dove le medie sono state superate di un paio di gradi. L’evidenza scientifica del riscaldamento globale si è andata del resto sempre più consolidando negli ultimi anni, così come la consapevolezza che a causarlo sono le emissioni di “gas climalteranti” derivanti dall’impiego dei combustibili fossili e dall’uso non sostenibile del territorio e delle risorse naturali. Nel sito della Nasa si monitora per esempio attentamente la concentrazione di anidride carbonica, attualmente a 410 “parti per milione”, 30 in più negli ultimi 12 anni. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale c’è inoltre un’elevata probabilità, del 75, 80%, proprio in questo avvio di 2019, dell’effetto El Niño, l’aumento delle temperature superficiali dell’Oceano Pacifico. Accadesse, le temperature medie potrebbero alzarsi tra 0, 8 e 1,2 gradi. Le ipotesi in regione? «Solo probabilistiche – chiarisce Salvador –. La tendenza è quella del riscaldamento: dopo il ’96 non si trova un anno intero completamente sotto la media dei 100 anni, ma si sale praticamente sempre di un grado sulla linea dei 13 in pianura e dei 14,5 a Trieste». Quanto all’inverno, l’Osmer parla di «situazione nella norma». Dicembre è sulle temperature degli ultimi 40, 50 anni, con 8,5 gradi medi a Trieste, cinque a Gorizia e 4,3 a Udine. E così pure gennaio non ha riservato picchi.

La neve che manca? «Per la prima metà di gennaio non ci aspettiamo nulla – fa sapere il previsore dell’Osmer – mentre dal 15 in poi non sono possibili previsioni. Anche perché gli ultimi cinque anni sono stati assai variabili: abbiamo avuto tre dicembri secchi e altri due in cui ha piovuto o nevicato». Tornando ai report sul 2018, se consideriamo i cumulati annuali, spiega Arpa, colpisce la poca pioggia caduta rispetto alla norma, per quanto riguarda pianura e costa. Si sono invece registrate precipitazioni superiori al normale, anche del 20%, su Alpi e Prealpi Carniche, a causa dell’evento meteorologico estremo di fine ottobre, che ha fatto registrare valori particolarmente elevati di pioggia in Alto Friuli (fino a 850 millimetri in 72 ore) e soprattutto di velocità del vento, con raffiche che hanno raggiunto i 200 chilometri orari in montagna.

Stando infine alla serie annuale, dal 1915 a oggi, il 2018 risulta un anno tra i meno piovosi di sempre. —


 

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