Il Caffè Trieste festeggia i 55 anni

Enrico e Rita Dainotti dal 1983 portano avanti l’attività ereditata dal padre Vincenzo. Una storia antica
Di Luca Perrino
Bonaventura Monfalcone-08.02.2017 70esimo anniversario-Caffè Trieste-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-08.02.2017 70esimo anniversario-Caffè Trieste-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

RONCHI DEI LEGIONARI. Una storia che continua. Fatta di professionalità, passione e sacrificio. Una storia che coniuga bene passato, presente e futuro. E testimonia come sia ancora vivo e vivace il tessuto commerciale a Ronchi dei Legionari.

Ci troviamo in piazza Oberdan, nel “Cau de sora”, come si diceva un tempo, ed è qui che ha la sua sede il “Caffè Trieste”. Qui lavorano Rita ed Enrico Daniotti, assieme ad alcuni dipendenti che, nel 1983, hanno ereditato la licenza che era del padre, Vincenzo. Fu proprio lui che, assieme alla moglie, rilevò, nel 1962, l’attività che era stata di Guido Franchi. Sono trascorsi 55 anni da allora e il “Caffè Trieste” è sempre un punto di riferimento per la città. Ma la sua storia è ancora più “antica”. L’ha raccontata, con dovizia di particolari, lo scrittore Vico Bressan che, tra le altre cose, si è occupato anche dei tanti locali pubblici ronchesi.

Dobbiamo andare al 1887 quando si può sapere che Flaminio Humpel era proprietario di una casa in piazza Oberdan e del cinematografo. Il 12 dicembre del 1922 la proprietà, per un valore di 15mila lire, passa a Sante Miniussi. Sarà lui che, ultimati i lavori di ristrutturazione, l’anno successivo apre un esercizio pubblico denominato “Caffè Trieste”, in omaggio alla città appena redenta. E fu allora che, proprio per il suo particolare e curato arredo, il locale fu denominato il “Cafè dei siori”. Sopra il pubblico esercizio fu anche realizzata una sala da ballo con il pavimento in parquet e che fu agibile fino alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Quella fu anche la sede del gruppo sportivo “Costante Girardengo”. Nel 1925 Miniussi affittò l’esercizio ad Attilio De Bortoli che, nel 1926, lo riscattò. Ma lo rivedette subito a Luigi Utili che affittò il caffè a Giovanni Calligaris. Era il padre di Onelio, bravissimo gelataio che, girando col suo caratteristico carretto e la rituale trombetta, deliziò generazioni di ronchesi con le sue prelibatezze.

Dieci anni dopo ecco arrivare Franchi, commerciante accorto che amplia il locale, apre una porta lungo via Roma per la vendita del gelato, rinnova l’arredamento e installa la prima macchina del caffè espresso a Ronchi dei Legionari. Durante la guerrra il “Caffè Trieste” non chiuse mai. Vico Bressan, in una sua memoria, racconta come una sera del 1944, poco prima del coprifuoco, irruppero nel locale alcuni militari delle Ss che prelevarono a suon di pugni e calci, Egidio Concion, lasciando tutti atterriti e sgomenti. Guido Franchi morì nel 1972, ma già dieci anni prima, per problemi di salute, aveva passato la mano a Vincenzo Daniotti. Era stato per 8 anni titolare del bar “Dante”, esercente di prima classe e grande appassionato di calcio e della “sua” As Ronchi. Alcune foto d’epoca lo ritraggono con la rigorosa giacca bianca. Rita ed Enrico proseguono nel solco di quella tradizione che, come il padre, scomparso nel 1983, sanno essere sempre all’avanguardia. Un’avanguardia che significa aver ereditato al meglio le finezze del mestiere. Un mestiere che non è sempre facile da fare.

@luca_perrino

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