Il bunker atomico di Tito diventa un’attrazione per i turisti di Lagosta

A scavarlo sono stati anche prigionieri tedeschi che poi furono fucilati. I primi stranieri vennero ammessi all’isola solo nel 1988
Mauro Manzin

TRIESTE È oramai storia che il maresciallo Tito tenesse in modo particolare alla sua incolumità. E così disseminò la sua Jugoslavia di bunker a prova di attacco nucleare dove poter sopravvivere per mesi. Uno di questi, e tra i più grandi, si trova sull’isola di Lagosta dove per decenni gli isolani dovettero mantenere il segreto pena la loro stessa vita.

Oggi, come per altre simili installazioni, si è pensato di rivederle in chiave storica e offrile ai turisti con tanto di pupazzi con uniformi originali dell’epoca per mostrare l’uso delle varie stanze in essa contenute. Tito pensava a un attacco nucleare da Ovest e da Est , dopo la rottura con il Cominform sovietico certo non pensava che sarebbe diventati un’attrazione per turisti in cerca di sensazioni forti.

Nel 1947, nelle viscere di Lagosta, la Jna (L’Esercito popolare jugoslavo) costruì centri di comando segreti con tunnel lunghi centinaia di metri. In caso di attacco nucleare da Ovest o da Est, avrebbero potuto essere un rifugio per la dirigenza militare e persino per lo stesso Tito. Come i tunnel sotterranei del Velebit, furono costruiti subito dopo la seconda guerra mondiale. Ed erano anche segreti fino all'indipendenza della Croazia. Gli ultimi soldati della Jna hanno lasciato Lastovo trent'anni fa, il 30 maggio 1992. Lagosta era una base militare della Jna e, subito dopo la seconda guerra mondiale, l'esercito ha perforato centinaia di metri di tunnel nella collina in due gallerie segrete.

Si tratta di due tunnel segreti nella collina a una profondità di venti metri con centinaia di metri di corridoi, gallerie, soggiorni, servizi igienici, sale riunioni, per le quali sono state scavate tonnellate e tonnellate di rocce e terra. Sono stati costruiti dai macchinari jugoslavi con la dinamite, «ma anche alcuni altri mezzi che non dovrebbero essere conosciut»i ... sussurrano sull’isola. Al Večernji List, quotidiano di Zagabria, è stato confermato che l'esercito di Tito ha utilizzato molti soldati tedeschi prigionieri che venivano a scavare lì di notte. Venivano condotti a piedi dal centro di Hum con gli occhi bendati. Presumibilmente, oltre ai lavoratori, hanno lavorato anche ingegneri della Wehrmacht catturati hanno dovuto rivelare il "segreto tecnologico" di come scavare velocemente nella collina. Non abbiamo scoperto dove e come sono finiti i prigionieri tedeschi, ma si presume che non siano finiti bene ... «Eh no, non è finita bene» conferma Meri Glumac, project manager che farà rivivere il turismo sui resti del rifugio Jna, turismo che è stato vietato fino al 1988 sull'isola abitata croata più remota.

Fu solo quell'anno che i cittadini stranieri furono autorizzati a venire sull'isola, proprio per via della base militare e dei segreti militari, tra cui la residenza sotterranea per i vertici dell'ex Jna e Tito e Jovanka. Il mega bunker poteva ospitare più di cento persone che dovevano nascondersi lì e rimanervi ininterrottamente per almeno tre mesi nel caso in cui la Jugoslavia fosse attaccata da una bomba atomica. Tutto era un segreto e pochi ne hanno sentito parlare fino a oggi. «Non conoscevamo nemmeno questi due centri di comando sulla collina- spiega la project manager - la sorpresa dei cunicoli sotterranei è in realtà pari al fascino per la natura che li circonda, e tale è confermato da chi ha visitato questo luogo fino ad ora». «Non vogliamo costruire sull'isola, ma utilizzare le strutture esistenti e trovare uno scopo per loro - sconclude - insieme a queste strutture militari, c'è anche una quercia, un ulivo, una pineta, pace e tranquillità, e un piccolo altare sotto un albero, probabilmente realizzato da un credente che ha costruito la gallerie» e in esse è morto». —

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