Il “buco” di Finest sale a 10,6 milioni

Il passivo, raddoppiato rispetto al 2011, sarà coperto da riserve statutarie. Sfuma l’azione legale nei confronti dell’ex cda
Di Marco Ballico
anno 2010
anno 2010

TRIESTE. Il “buco”, ampiamente previsto da un mese stando alle indiscrezioni, è di 10,6 milioni di euro. Finest, dopo l’approvazione del bilancio da parte del consiglio di amministrazione, incassa anche l’ok dell’assemblea, ieri a Pordenone. Il quadro è negativo, ma non servirà ricapitalizzare. Perché il passivo, fa sapere il presidente Renato Pujatti, sarà coperto da riserve statutarie.

Le cause del “buco”

La crisi ma non solo. Secondo Pujatti, a determinare un risultato che raddoppia il passivo di un anno fa (-4,9 milioni di euro), «ha inciso per metà la situazione economica, fonte di difficoltà causate da stagnazione e recessione». L’altra metà è l’effetto di operazioni su cui si è ritenuto di procedere ad alcuni accantonamenti per ovvie ragioni di sicurezza del bilancio».

Il precedente bilancio

Anche un anno fa Finest approvò il bilancio con una perdita di 4,9 milioni di euro. E pure in quell’occasione Pujatti spiegò il deficit con l’urgenza di «maggiori accantonamenti effettuati dato il momento di impasse economica e in previsione di ulteriori possibili difficoltà future, ma anche causato dalla crisi generale delle imprese che non possono riacquistare quote della finanziaria dalle proprie partecipate estere».

La gestione Degrassi

Un quadro molto diverso da quello precedente, con la società regionale per l’internazionalizzazione che nel 2008 chiudeva i conti con 150 società partecipate e un patrimonio di 160 milioni, e un incremento di 26,5 milioni di euro investiti. «Dato che interveniamo al 25% – spiegava il presidente Michele Degrassi – si tratta di oltre 100 milioni di capitali che muoviamo nell’arco di un anno». Le cifre all’ingiù di oggi? Motivo di contrasto, sottotraccia, tra vecchi e nuovi amministratori. Al punto che si era diffusa la voce nelle scorse settimane di un consiglio di amministrazione pronto addirittura ad avviare azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori precedenti, quelli del mandato 2007-2010 con Degrassi alla presidenza e Fulvio Beltrame amministratore delegato.

L’azione di rivalsa

Ma ieri in assemblea si è frenato su questa ipotesi. Che rimane in piedi ma non è all’ordine del giorno. Non almeno nell’immediato. Si è fatta chiarezza innanzitutto da un punto di vista tecnico: una simile azione non spetta infatti al consiglio di amministrazione ma, eventualmente, ai soci. Non solo. «Secondo il dettato del codice civile, ci sono cinque anni di tempo per procedere - spiega il presidente della finanziaria di Promozione della cooperazione economica con i paesi dell’Est Europeo -, periodo temporale che scatta dal momento in cui ci si trova davanti a una perdita definitiva». Perdita definitiva che, al momento, «non si riscontra», fa sapere Pujatti. Ma che «potrebbero concretizzarsi in futuro».

Il monitoraggio

Quel che è certo, ed è l’input arrivato appunto del socio Regione (attraverso Friulia la quota pubblica è il 73,2% delle azioni), proseguirà il monitoraggio, già in corso, sulle situazioni a rischio, in particolare in settori industriali, filtra dall’assemblea, «per evitare appunto le perdite. Dopo di che, una volta che avremo segnalato l’esito di queste indagini, il nostro compito sarà esaurito - chiarisce ancora Pujatti -. Le azioni di rivalsa non fanno parte delle nostre competenze».

Il programma

Per adesso l’assemblea dei soci ha disposto la copertura del passivo con riserve statutarie, senza necessità di ricapitalizzazione. «La stabilità della finanziaria non è pertanto in discussione - aggiunge il presidente Pujatti -, anche in ragione del patrimonio netto, 150 milioni, di cui dispone». Tra gli obiettivi per il 2013 - sono le ultime dichiarazioni post-assemblea del numero uno della finanziaria - è considerato prioritario il miglioramento delle condizioni di accesso al credito per le imprese. Definiti i numeri dell’esercizio 2011-12, Finest guarda avanti, in particolare ai mercati rumeni, servi e russi». Quelli che al momento producono le migliori performance.

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