Il Brignoli imbottiglia il vino della vite invincibile di Mossa
GRADISCA Dalla “vite invincibile” dell’Isis Brignoli un vino che si appresta ad arrivare sulle tavole dell’Isontino. Si chiama “Bianco Preval”: un nettare delicato, ma spiccatamente floreale e fruttato, con note di pera e mandorla che derivano dal vitigno autoctono Tocai Friulano. Segni particolari? L’innovazione: è il primo vino derivato da un vigneto biologico impiantato nel 2016 – su un terreno della località mossese del Preval, per l’appunto – di proprietà dell’Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero di Gorizia, lavorato dagli studenti utilizzando barbatelle delle nuove varietà Soreli e Fleurtai.
Le piante, derivate per incrocio dalla varietà Tocai Friulano e resistenti alla peronospora e all’oidio, sono state selezionate dall’Università di Udine e vengono commercializzate dai Vivai Cooperativi Rauscedo. La loro resistenza alle principali malattie ha permesso di scegliere la conduzione “biologica” del vigneto, anche in una zona climaticamente difficile come il Preval: pertanto sono stati effettuati solo trattamenti con prodotti naturali, come il rame e lo zolfo, ottenendo un’uva priva di prodotti chimici di sintesi. La vinificazione, dopo una vendemmia manuale e una soffice pressatura, si è svolta esclusivamente in contenitori di acciaio, con lievi aggiunte di solforosa.
La gestione del vigneto viene effettuata dal personale della scuola e dagli studenti, che svolgono esercitazioni didattiche in tutte le fasi della coltivazione e della trasformazione, allo scopo di acquisire competenze tecniche specifiche. In particolare, le operazioni di potatura delle viti sono un momento cardine per la sezione Viticoltura ed Enologia. Chi ha seguito la produzione del vino è il professor Flavio Montanino con gli insegnanti Marco Vecchi e Luciano Zancani. «Quest’anno abbiamo ottenuto solo 7 ettolitri – spiega il preside Marco Fragiacomo – perché il vigneto ha subito danni da grandine, altrimenti avremmo raggiunto quantità più consistenti, anche se le viti sono giovani. Siamo comunque riusciti a ottenere un certo quantitativo di uva coltivata con il metodo biologico, con circa 15 trattamenti in meno rispetto alle uve coltivate con metodi convenzionali». L’istituto si arricchisce così di un nuovo prodotto “made in Brignoli” dopo il radicchio “Rosa dell’Isonzo” e lo spumante “Emopoli”.
«La sperimentazione del “Brignoli” ha consentito di ottenere un ottimo vino in un’oasi pianeggiante di biodiversità nel cuore del Collio goriziano», commenta l’enologo Claudio Fabbro.
Il vino ottenuto dal raccolto 2019 è confezionato e messo in commercio nella sede dell’Istituto. In questa fase di emergenza Covid, anche per asporto. Sull’etichetta campeggia la figura stilizzata del Santuario della Madonna del Preval con uno sfondo arboreo, che rappresenta la zona di coltivazione. –
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