Il bonus figli da 1200 euro infiamma la corsa alle urne in Fvg

Serracchiani annuncia un contributo triennale per i bambini nati nel 2018: «Misura strutturale contro la denatalità». Gli avversari: «Mancia elettorale»
Un neonato pasciuto e sorridente
Un neonato pasciuto e sorridente

TRIESTE. Proposta coerente e strutturale per Debora Serracchiani e Sergio Bolzonello, insopportabile mancia elettorale per le opposizioni. Forte delle risorse fresche derivanti dal rinnovo del patto finanziario con lo Stato, la giunta regionale mette in campo la nuova “misura attiva di sostegno alla famiglia”: 1.200 euro all’anno per ciascun bambino nato dal primo gennaio 2018. Un aiuto economico di durata triennale ai nuclei che risiedono da almeno due anni in Friuli Venezia Giulia e il cui reddito Isee non superi i 30mila euro: la stessa soglia prevista dalla Carta famiglia. Il provvedimento comincerà lunedì il suo iter in commissione, nell’ambito della manovra di assestamento che allocherà i 120 milioni derivanti dallo sconto previsto dal Padoan-Serracchiani bis.

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Il bonus dovrà essere chiesto entro tre mesi dalla nascita del figlio e sarà cumulabile con il “bonus bebè” nazionale, per l’accesso al quale il limite Isee è però fissato a 24mila euro. Chi è compreso fra questa soglia e quella dei 30mila dovrà invece puntare solo sulla norma regionale. La durata prevista per quest’ultima è di un triennio, ma l’auspicio è che «possa essere gradualmente estesa fino ai 18 anni del figlio, sul modello francese», evidenzia la presidente nella conferenza stampa di presentazione dell’impegno annunciato nel dicembre scorso, il cui obiettivo è «combattere il fenomeno della denatalità: il più grande tema che deve affrontare il nostro paese», dice Serracchiani.

L’assessore alle Politiche sociali, Maria Sandra Telesca, specifica che le domande saranno evase attraverso bonifico bancario con due erogazioni semestrali. Il costo per il 2018 sarà di 4, 3 milioni, che diventeranno 10 nel 2019 e 11, 5 nel 2020. «A regime la misura dovrebbe costare 20 milioni all’anno», spiega Telesca, considerando che l’aiuto dovrebbe riguardare due terzi dei circa ottomila bambini che nascono ogni anno in Fvg. Un onere rilevante, che Serracchiani rifiuta di chiamare “bonus”, sottolineando che «la misura non è né una mancia elettorale né uno spot poco prima del voto, ma l’ultima di una serie di misure che questa giunta ha preso nel corso della legislatura. Ci attaccheranno comunque ma l’importante è l’obiettivo». Bolzonello inquadra l’iniziativa in una «visione complessiva che unisce politiche per famiglia, impresa e lavoro: qui si consente alle persone di pianificare il futuro». La presidente ripercorre al proposito le diverse iniziative attuate nel campo del welfare, come l’abbattimento delle rette degli asili nido, la Carta famiglia, la misura di sostegno al reddito e le politiche attive del lavoro, a cominciare dai contributi per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di madri con meno di cinque anni. A proposito di welfare, Serracchiani manifesta anche la volontà di rendere strutturale la sperimentazione del sostegno al reddito, «un aiuto per l’inclusione e il reinserimento sociale che riguarda 40mila persone in regione: niente assistenzialismo».

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Il bonus figli viene nel frattempo criticato dalle opposizioni per la scelta di proporlo a pochi giorni dal voto politico e a due mesi dalle regionali. Riccardo Riccardi (Fi) parla di «terra che scivola sotto i piedi». Secondo il capogruppo berlusconiano, «siamo oltre la post verità e il populismo: Serracchiani e il Pd annunciano a dieci giorni dal voto che daranno cento euro al mese per ogni figlio e promettono di arrivare ai 18 anni. I duecento euro erano incredibili anche per lei», conclude in riferimento a una misura inizialmente calcolata in duecento euro al mese per famiglie entro i 70mila euro di Isee. Renzo Tondo (Nci) ricorda che «da cinque anni il centrodestra sollecita misure per natalità e maternità: meglio tardi che mai, ma il tempismo è sospetto. La campagna elettorale fa miracoli».


Per Massimiliano Fedriga (Lega), «Serracchiani è imbarazzante nell’usare il tema della natalità come strumento di consenso. La giunta si è distinta per togliere risorse durante questi cinque anni di governo e oggi scopre che esistono famiglie e bambini che necessitano della dovuta attenzione». La collega di partito Barbara Zilli parla di «ipocrisia senza limiti: aspettano gli ultimi atti della legislatura per varare misure a sostegno della famiglia e costruirsi una campagna elettorale con i soldi pubblici. Il 4 marzo manderemo a casa il Pd dal governo del paese e il 29 aprile cacceremo Debora Serracchiani e tutta la sua ciurma».

Per il Movimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli, nota che «prima delle elezioni europee c’era il bonus di 80 euro di Renzi, ora il bonus per i nuovi nati. La politica del Pd si distingue per le mancette elettorali, ma l’Italia ha bisogno di provvedimenti strutturali, come il reddito di cittadinanza, che aumenta nel caso in cui una coppia metta al mondo dei figli». Critiche arrivano anche da sinistra, con Carlo Pegorer (Leu) che parla di «misura in extremis e raffazzonata. Se è positivo pensare a interventi in favore dei bambini, non si capisce perché destinare risorse a un provvedimento simile a quello nazionale. Sarebbe meglio usare le risorse per ampliare l’accesso agli asili nido, gli interventi che permettano alle donne di lavorare e gestire i figli, riordinare la giungla di detrazioni e bonus: il solito contributo una tantum serve poco».

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