Il bivacco dei mendicanti all’ospedale

Storie choc al San Polo con furti a raffica e barboni che cucinano in Fisioterapia. Vigili in azione per far rispettare i divieti
L'ospedale San Polo di Monfalcone
L'ospedale San Polo di Monfalcone

MONFALCONE. I racconti choc all’ospedale di San Polo non mancano. Non riguardano la sanità, ma il rapporto con gli “intrusi” che di notte si infilano nel nosocomio in cerca di una casa. Persone ben conosciute che, non caso, hanno portato a far scattare l’ordinanza anti-mendicanti.

Dopo una settimana di controlli serrati della polizia municipale anche l’unico e più anziano accattone rimasto in “servizio” all’ospedale di San Polo ha però mollato la presa. Messo in ansia dai passaggi continui dei vigili, incaricati di far rispettare l’ordinanza anti-questua firmata dal sindaco Silvia Altran ed entrata in vigore lunedì scorso, oltre che dalla confisca delle elemosine raccolte, pure prevista dal provvedimento, l’uomo di origine romena non si è fatto più vedere.

Mendicanti al "lavoro" all'ospedale San Polo (Foto Bonaventura)
Mendicanti al "lavoro" all'ospedale San Polo (Foto Bonaventura)

Almeno per il momento. Ma fino a tutto giovedì l’uomo ha resistito, tra fughe improvvise ed espedienti tavolta esileranti. Quando la prima coppia di vigili è apparsa all’orizzonte, racconta il personale sanitario presente alla scena, ha estratto una scopa iniziando a pulire la zona dell’ingresso principale del Distretto sanitario. Sempre pulendo, l’uomo si è via via avvicinato alle porte automatiche, fuggendo poi all’interno della struttura, dove è stato rintracciato alla fine dagli agenti della polizia municipale.

Razzia di scarpe dagli spogliatoi dell'ospedale
Mendicanti al "lavoro" all'ospedale San Polo (Foto Bonaventura)

Il giorno dopo, martedì, quando gli sono stati anche confiscati i proventi della questua, il mendicante non ha esitato a gettarsi in ginocchio davanti a una vigilessa, cercando di impietosirla. «Un vero attore», commentano alcuni addetti alla portineria, che hanno avuto modo di osservare in azione l’uomo per anni. «In questi giorni era nervosissimo, sempre all’allerta - dicono -, ma si è comprato una copia de Il Piccolo, quando si è accorto che si parlava di lui».

Prima di sparire dai dintorni dell’ospedale, l’accattone o gli accattoni in questi giorni sono riusciti comunque a portarsi via altre due paia di scarpe dagli spogliatoi del personale, come conferma il dirigente medico Michele Luise, che in questi ultimi mesi ha avviato un percorso di “messa in sicurezza”, anche assieme all’amministrazione comunale, delle strutture ospedaliere e, quindi, di chi vi accede come paziente e del personale che vi lavora. «Siamo arrivati alle scarpe - racconta qualche dipendente -, dopo i furti seriali di biciclette con tanto di officina in una zona defilata delle pertinenze ospedaliere e di computer, passando per gli spiccioli dei distributori di merendine. Di solito i furti di bici sono stati messi a segno prima della pausa estiva, del ritorno con tutta probabilità in Romania per le “ferie”».

San Polo, un piano contro accattoni e gli ospiti abusivi
Il parcheggio dell'ospedale San Polo a Monfalcone

Che il personale in servizio di notte in ospedale possa essere sollevato dalla scomparsa degli accattoni è comprensibile e non solo per la questione dei furti. «Trovarsi da soli ad aver a che fare con queste persone di notte non è certo piacevole», dice una dipendente. Racconta dei rifugi nei seminterrati, ma anche di quella volta in cui proprio il decano dei questuanti con un “collega” è stato fermato mentre stava trasportando un materasso all’interno delle degenze alla ricerca di una sistemazione per la notte. O di quando, lo scorso anno, l’allarme antincendio è scattato, perché degli abusivi si stavano cucinando una pastasciutta nella zona della fisioterapia.

«Quello che è certo è che un freno andava messo, per la sicurezza di tutti», sottolinea Luise, soddisfatto dell’esito dell’azione di controllo esercitata dalla polizia municipale in questi giorni a fronte dell’ordinanza emessa dal sindaco. Se di notte gli accessi alle strutture sono ridotti a due, quelli al Pronto soccorso e Guardia medica, rimane comunque difficile evitare che nel pomeriggio qualcuno si intrufoli e rimanga all'interno della struttura.

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