Il biologo Boero: «Meduse a tavola Ecco perché sono il cibo del futuro»

Le meduse, sempre più diffuse nel golfo di Trieste, entreranno in futuro nei nostri menù. È l’argomento del convegno promosso ieri da Ogs al museo Revoltella, con gli interventi di Ferdinando Boero, dell’ Università degli studi del Salento, Antonella Leone, del Cnr, Paolo Gasparini, del Burlo Garofolo, Francesco Menegoni, di Generame, e Cosimo Solidoro di Ogs. A moderare Paola Del Negro.
«Per il 70% il mondo è coperto da oceani – ha spiegato Boero, definito il massimo esperto italiano ed europeo di meduse – e gli ecosistemi oceanici sono i più importanti del pianeta. Nel tempo abbiamo sovrasfruttato i pesci, abbiamo incrementato e migliorato i sistemi di pesca, finché si sono esaurite le risorse naturali e siamo passati agli allevamenti. Nei nostri mari ci sono sempre meno pesci e più meduse, aumentano quindi gli animali mangiatori di meduse, e anche noi possiamo diventare “mangiameduse”».
Ad approfondire ulteriormente la nuova frontiera dell’alimentazione è stata Antonella Leone. «Non è raro vedere in Puglia pescatori che ritornano al porto con le reti piene di meduse – ha esordito – nei mari ce ne sono ormai tante. Il lato positivo è che potrebbero essere risorse alimentari anche da noi o elementi utili ad esempio per l’ industria farmaceutica o la cosmetica. Al momento il problema fondamentale è che vengono considerate un non-cibo: ancora oggi in Italia e in Europa non ci sono meduse autorizzate come alimento, ma sarà fatto presto. Ricordo che vengono già utilizzate in Cina da tanti anni, considerate come cibo ricco, gratificante, presente spesso nei banchetti di nozze».
A incuriosire la numerosa platea anche le proprietà delle varie specie. «Su più di 1.400 esistenti, solo 40 sono commestibili, quelle più grandi e poco urticanti, presenti in particolare in Asia, dove vengono pescate, trattate e commercializzate, così come da poco tempo anche in Messico e in alcune zone degli Stati Uniti. Abbiamo lavorato di recente sulle meduse presenti nel Mediterraneo, scoprendo che molte hanno tante proteine, di queste gran parte sono collagene. Altri studi hanno rivelato che possono svolgere anche un’importante attività antiossidante». «Servono però – ha precisato – ancora verifiche. Vanno studiate, va definita la filiera, bisogna individuare la tecnologia alimentare adeguata e i punti critici di questo processo, in termini di sicurezza alimentare. E su questo stiamo già lavorando».
L’incontro di ieri chiude il ciclo di conferenze “Mare&Salute”, organizzato da Ogs, continuano invece gli appuntamenti di “Il mare nel piatto”, degustazioni al Caffè San Marco, accompagnate da un ricercatore.
Prossimo appuntamento il 7 giugno, alle 20.30 con il pesce povero, a cura di Diego Borme, il 19 giugno si parlerà di plastica all’aperitivo delle 18.30 con Federica Nasi, mentre il 3 luglio il tema sarà “Scarto o assaggio?” con Bruno Cataletto e Rocco Auriemma. —
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