Il bimbo conteso sceglie tra mamma e papà
Domani il piccolo di sette anni, assistito da una psicologa, sarà chiamato a dire davanti ai magistrati con chi vuole vivere
Lasorte Trieste 20/07/10 - Foro Ulpiano, Tribunale
Alla fine deciderà Andrea se restare con il papà a Trieste oppure con la mamma in Sudamerica. E domani davanti al Tribunale dei minori (presidente il giudice Silvia Balbi, a latere Elisabetta Morescini, pm Leonardo Tamborini) il piccolo di sette anni (il nome, Andrea, è di fantasia per non rendere identificabile il bambino) emetterà il suo “verdetto”. Attualmente vive a Trieste, dove il padre lo ha in affidamento, ma un Tribunale del Paese sudamericano dove abita la madre ha dato ragione alla donna. Dovrà essere espulso o potrà rimanere?
La sconvolgente vicenda qualche tempo fa era stata ripresa dal Times di Londra in un articolo dal titolo “Judes may ask boy, 6, to choose between mother and father”. L'autore dell’articolo, Tom Kington, corrispondente da Roma, aveva riportato in un ampio servizio proprio l’innovativa ordinanza del collegio del Tribunale dei minori secondo la quale, si leggeva sempre sul Times, «è stato incaricato un esperto che dovrà verificare se il ragazzino è abbastanza maturo per decidere sulla questione». E domani, appunto, si saprà cosa ha scelto Andrea.
La questione del bambino conteso è stata innescata dalla madre, che aveva avviato il procedimento previsto dalla Convenzione Aja per i diritti del fanciullo, sostenendo che il padre del bimbo, un triestino di 45 anni, lo avrebbe sottratto con la forza dal Paese sudamericano nel quale viveva. Questo è successo quando quest’ultima, rientrata nel suo Paese d’origine con il figlio per una vacanza che sarebbe dovuta durare tre mesi, non aveva più fatto rientro nel nostro Paese.
Così era cominciata l’odissea del padre, che più volte si era recato in Sudamerica nel tentativo di convincere la donna a rientrare in Italia col bambino. Aveva attivato a sua volta la Convenzione dell’Aja per ottenere la restituzione del minore e la possibilità di riportarlo nel Paese in cui è nato.
Ma la giustizia del Paese sudamericano, dopo aver accolto la sua domanda nel primo grado di giudizio, l'aveva rigettata in appello, impedendo così il rientro del minore in Italia.
Contrariamente a quanto avviene nel nostro Paese, infatti, in quello Stato del Sudamerica la decisione di primo grado non è esecutiva e il genitore del bambino non aveva pertanto potuto riportare con sé il figlio a Trieste.
Nel frattempo, però, il Tribunale di Trieste aveva riconosciuto la potestà genitoriale esclusiva al padre del bambino, ordinando il rientro del minore in Italia. A questo punto l’uomo si era quindi nuovamente recato in Sudamerica e, forte del provvedimento del giudice italiano, nel 2013 aveva riportato il bambino a Trieste. Dove, qualche mese dopo, era stato raggiunto dalla ex compagna, che aveva per l’appunto avviato il procedimento previsto dalla Convenzione dell’Aja chiedendo che il bambino fosse rimandato in Sudamerica. Insomma, un ginepraio. Perché la donna nel frattempo era stata condannata dal Tribunale di Gorizia dopo la denuncia presentata dal padre del minore, assistito dall’avvocato William Crivellari, per la sottrazione internazionale del figlio avvenuta nel Paese della madre, quando aveva solo pochi mesi di vita, oltre il periodo concordato col padre del minore. Alla condanna, ad otto mesi di reclusione, è conseguita la sospensione dall'esercizio della potestà genitoriale della madre.
E domani, per decidere il futuro di Andrea, il Tribunale dei minori dovrà valutare gli esiti della perizia affidata alla psicologa Alessia Trevisan, che in questi mesi, su mandato del Tribunale, ha sentito il bambino al fine di valutare quali fossero i suoi ricordi del periodo vissuto in Sudamerica, i suoi rapporti coi genitori ed il suo grado di inserimento nel nostro Paese.
Il ctu (consulente tecnico d’ufficio) dovrà rispondere ai giudici sulle capacità di discernimento del bambino e soprattutto - questo è il quesito - dire loro se Andrea sia in grado di comprendere le conseguenze delle sue scelte. Poi, dopo l’ok della psicologa, finalmente il bambino sarà sentito dai giudici.
In aula si scontreranno, ancora una volta, gli avvocati del padre di Andrea, William Crivellari e Paolo Gippone, che insisteranno perché il bimbo rimanga in Italia, e quelli della madre, Michele Della Bella e Licia Amato, che porteranno avanti la tesi del rientro in Sudamerica.
Intanto, nell’attesa che i giudici decidano il suo futuro, Andrea continuerà, come in tutti questi anni, ad andare a scuola, a praticare sport, ed a frequentare i tanti amichetti con i quali, in questi anni, ha giocato nel parco dopo la scuola.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Video