Il bimbo conteso dai genitori resta in Italia
TRIESTE Il bimbo di sette anni conteso tra padre triestino e mamma sudamericana resta in Italia. Lo ha deciso il Tribunale dei minori di Trieste, nella sentenza depositata oggi, giovedì 5 ottobre. Il Tribunale giuliano ha dato peso anche alla perizia redatta da una psicologa, cui era stato chiesto se il bambino avesse capacità di discernimento rispetto a quanto gli stava accadendo. Pur non essendo mai stato chiamato ad esprimere una preferenza diretta tra la mamma e il papà, il bimbo ha sempre indicato in Trieste il luogo del suo cuore.
Tra i motivi della decisione, i giudici indicano il fatto che «esiste un rischio di grave pregiudizio per il bambino nel caso in cui venisse rimandato oltreoceano, in quanto non c'è la certezza della garanzia per il minore di poter beneficiare della fondamentale bigenitorialità».
Dalla perizia sarebbe emerso che il piccolo considera come sua «unica dimora» l'attuale abitazione, e nei suoi attuali amici e compagni di classe gli affetti più cari. Senza mai citare alcuna affinità con il Sudamerica, elemento che è parso assente dalla sua visione attuale. La decisione è appellabile in Cassazione.
«Accogliamo questa decisione, assunta dopo un approfondito esame, con grande soddisfazione, perché pone in primo piano il fondamentale interesse del bambino a rimanere nel Paese in cui è nato, di cui ha la cittadinanza, e dove è cresciuto negli ultimi quattro anni». Lo ha detto l'avvocato William Crivellari, che ha patrocinato, assieme al collega Paolo Gippone, le istanze del padre del bimbo "conteso" tra Italia e Sudamerica. «I giudici hanno evidenziato la presenza di un legame consolidato tra padre e figlio - ha aggiunto - e la sussistenza di un rischio concreto di definitiva perdita della fondamentale figura paterna qualora ci fosse stato il trasferimento nel Paese di origine della madre, anche alla luce di valutazioni preventive che sono state fatte dal Tribunale e di quanto accadde quando la madre scappò in Sudamerica, fingendo di partire per una vacanza e non facendo più rientro in Italia».
Per questo comportamento la donna è stata condannata a otto mesi - pena sospesa - per sottrazione internazionale di minore. «Un rischio che al contrario non esiste qui in Italia - ha concluso Crivellari - poiché sono state rilasciate tutte le garanzie affinché la madre possa continuare a svolgere il proprio ruolo favorendo così la bigenitorialità»
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