Il “Bike sharing” verso la partenza a Trieste con nove stazioni
TRIESTE Il Comune ci terrebbe molto a che la “prima” triestina si tenesse già durante quest’estate. Per un’estate alternativa “a pedali” in una città che ha scoperto, non da molto, le due ruote a trazione umana, talvolta assistita. Se tutto va bene, se non ci saranno ricorsi ad allungare una vicenda che di aspetti giudiziari ha già avuto consistenti assaggi, dopo la metà luglio potrebbe decollare il primo progetto di “bike sharing” impostato a Trieste.
Il mobility manager comunale Giulio Bernetti ha firmato qualche giorno fa la determina, con la quale si approva il progetto presentato dalla torinese Bicincittà srl, che si aggiudica un appalto da 390 mila euro, 280 mila di provenienza euro-regionale (Pisus A1) e i restanti stanziati dal Municipio.
L’azienda torinese metterà a disposizione di cittadini & turisti 9 ciclostazioni dotate di 130 biciclette, di cui 36 a pedalata assistita. I cicloposteggi saranno complessivamente 148, dislocati in 9 punti strategici dell’area urbana: piazza Libertà a supporto degli arrivi in Stazione; piazza Oberdan dove prima o poi tornerà a funzionare il tram di Opicina; il Teatro Romano a cavallo tra centro e zona storico-archeologica; Riva del Mandracchio per percorrere le Rive; piazza Hortis per sfruttare la prossimità della Biblioteca; all’intersezione di via Ottaviano e Campo Marzio da dove si raggiunge facilmente la ciclovia di passeggio Sant’Andrea; Barcola all’inizio della pineta; viale XX settembre davanti al Rossetti; via Cumano vicino ai musei di Storia Naturale e de Henriquez, nonchè alla futura sistemazione dell’ex Fiera nella duplice chiave fitness e shopping.
Comune e Bicincittà non hanno ancora dettagliato l’operatività del servizio, quindi non sono note le tariffe e i luoghi delegati a informare residenti & viandanti riguardo il funzionamento “sul campo” del “bike sharing” in salsa giuliana. In linea di massima si può definirlo come uno strumento di mobilità sostenibile, chiamato a ridurre traffico e inquinamento. Si parte da una tessera personale sulla quale verrà caricato un abbonamento, l’utente potrà prendere una bici da una stazione e lasciarla in un’altra: per esempio, il turista, dopo aver visitato il museo del Risorgimento, raggiungerà, pigiando sui pedali lungo l’asse Saba-d’Annunzio-Ippodromo, l’area museale allestita nell’ex caserma duca delle Puglie in via Cumano. Il servizio potrà essere attivo anche 24-h-24, le dimensioni del posteggio sono 175 x 175 x 930 millimetri, le strutture saranno realizzate in acciaio Inox. Un pannello informativo consentirà l’agevole individuazione della stazione ciclistica. L’accesso al servizio, secondo quanto descritto nelle relazioni firmate da Pietro Drago e Gian Marco Satta, avviene tramite il portale web, le stazioni sono dotate di un sistema di trasmissione dati Umts. La piattaforma Bicincittà opera in un centinaio di comuni, consentendo la fruizione delle “due ruote” a circa 75 mila utenti.
La documentazione, che accompagna l’atto di Bernetti, molto insiste sulla poca invasività dell’intervento, in quanto le opere proposte hanno «modesta consistenza volumetrica». Questa evidenza sul dato paesaggistico si spiega con l’articolato pregresso giudiziario-amministrativo che ha accompagnato il progetto. La torinese Bicincittà prevalse all’inizio del 2016 nell’ambito di una procedura ristretta e a luglio il Comune trasmetteva il progetto alla Soprintendenza archeologica-belle arti-paesaggio per ottenere l’autorizzazione. Invece da palazzo Economo giunse un secco “altolà” motivato dal fatto che «la scelta tipologica, dei materiali e dei colori delle ciclostazioni fosse altamente impattante, costituendo elemento di disturbo visivo».
A fine settembre 2016 gli uffici comunali provvedevano a escludere Bicincittà dalla gara e a scorrere la graduatoria in favore del secondo classificato Tmr srl. Ma Bicincittà non si rassegnava e impugnava avanti al Tar Fvg sia il diniego della Soprintendenza che la decisione del Municipio: impugnazione accolta dall’organo di giustizia amministrativa in quanto la Soprintendenza avrebbe dovuto indicare le prescrizioni su cui calibrare il progetto. —
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