“Il bel Renè” fra discoteca e la visita alla fan di Pieris

GRADO. Gli automobilisti che verso le 14.45 del 7 agosto 1987 da Grado volevano dirigersi verso Monfalcone, subito dopo il ponte di Primero, erano costretti a rallentare davanti al di posto di blocco...
Una foto d'archivio (27.09.95) di Renato Vallanzasca.L'evasione del boss della 'ndrangheta di San Luca Antonio Pelle, fuggito dall'ospedale di Locri dove era ai domiciliari, non è un caso isolato. La storia, infatti, insegna che dagli ospedali, ma anche dal carcere, fuggire non è impossibile.ANSAALABISO/ANSA
Una foto d'archivio (27.09.95) di Renato Vallanzasca.L'evasione del boss della 'ndrangheta di San Luca Antonio Pelle, fuggito dall'ospedale di Locri dove era ai domiciliari, non è un caso isolato. La storia, infatti, insegna che dagli ospedali, ma anche dal carcere, fuggire non è impossibile.ANSAALABISO/ANSA
GRADO. Gli automobilisti che verso le 14.45 del 7 agosto 1987 da Grado volevano dirigersi verso Monfalcone, subito dopo il ponte di Primero, erano costretti a rallentare davanti al di posto di blocco dei Carabinieri. In quel momento i carabinieri stavano, più numerosi del solito, effettuando controlli su un’Alfa 33 targata Milano. Nessuno, tranne i carabinieri che speravano di beccarlo, avrebbe pensato di trovarsi di fronte all’arresto di Renato Vallanzasca.


Sono passati trent’anni da quando Vallanzasca”il bel Renè” soggiornò a Grado sotto le false generalità di Fabio Poletti. Questo il nome riportato sulla carta d’identità rubata a un giornalista che, poco tempo prima, l’aveva intervistato. A ricordare quanto accadde è il maresciallo Donato Galati, allora comandante della stazione dei carabinieri di Grado. Da quando era evaso, il 18 luglio dello stesso 1987, dal traghetto Flaminia che era agli ormeggi nel porto di Genova, mentre stava per essere trasferito in un carcere di massima sicurezza del nuorese, tutti gli apparecchi telefonici delle persone che potevano essere in contatto con lui erano stati posti sotto controllo. Tra queste persone c’era anche una donna di Pieris che non l’aveva mai incontrato ma che «era una sua fan», come ricorda il maresciallo Galati. E proprio una telefonata alla donna, intercettata dai carabinieri, aveva fatto capire che l’uomo si trovava a Grado e che si sarebbe mosso dall’isola per andarla a incontrare e poi proseguire la fuga, quasi sicuramente all’estero.


Che fosse alloggiato a Grado era certo, lo si è saputo dalla telefonata, ma bisognava capire in che albergo e con che generalità si fosse registrato. In ballo c’era solo il nome Fabio che mise sulla strada giusta il maresciallo Galati. L’intuizione sfogliando il registro dell’albergo Uliana e il sospetto che quel Fabio fosse proprio Valanzasca. Ecco che il maresciallo rimase in albergo, lo fece circondare dai militari e, per evitare un pericoloso conflitto a fuoco, scelse, in sintonia con i suoi superiori, di lasciarlo partire in macchina.


L’appostamento dopo il ponte di Primero era perfetto: non consentiva di vedere il posto di blocco se non dalla cima del ponte, ma a quel punto non era più possibile fare retromarcia o imboccare altre strade. In auto, dietro alla schiena, Valanzasca aveva nascosto una pistola con il colpo in canna. A Grado era giunto con una vettura noleggiata a Mestre la sera del 4 maggio. L’allora proprietaria dell’albergo Uliana, Maria Coloatto, aveva riferito a diversi giornalisti accorsi a Grado che in albergo quell’uomo, conosciuto con il nome di Paoletti, era cordiale e gentile con tutti, pranzava regolarmente in albergo e non andava mai in spiaggia. Ma qualche giretto per Grado alla sera l’aveva fatto. Dopo essere andato a prendere qualcosa al bar Medeot nella piazza delle corriere, infatti, “il bel Renè” andò nella discoteca la Taverna Municipale. Come ricorda a trent’anni di distanza Maurizio Trevisan, però, prima era passato nel suo negozio di parrucchiere: «Indossava una giacca crema chiaro a righette, grandi occhiali scuri Ray-ban e ciò che mi colpì di più aveva i capelli rossicci. Chiese se potevo fargli la barba ma ero già impegnato; allora si sedette mettendosi a sfogliare qualche rivista poi se n’è andato senza dire nulla». S’era tagliato i baffi e tinto i capelli, nessuno l’aveva riconosciuto...
(an.bo.)


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