Il “Baron Gautsch” inghiotte un sub
Ha pagato con la vita la passione per le esplorazioni subacquee. Un’immersione fatale quella di un sub belga di 66 anni - di cui la polizia croata ha fornito solo le iniziali H.F. - al largo di Rovigno. Sembra che il decesso sia dovuto a un improvviso malore, ma saranno l’autopsia e l’inchiesta in corso a dare le risposta sulle cause del grave episodio.
Nella ricostruzione fatta dal portavoce del ministero dei Trasporti, Comunicazioni e del Mare, l’uomo si era immerso assieme ad altri sei subacquei del club “Sea turtle” di Umago per visitare il relitto del piroscafo Baron Gautsch, che giace alla profondità di 35 metri al largo di Rovigno. Ma a un certo qualcosa è andato storto. I compagni di immersione hanno notato che H.F. non dava più segni di vita, per cui sono riusciti a farlo risalire sull’imbarcazione di supporto dalla quale è stato dato subito l’allarme al Centro nazionale per le ricerche e salvataggio in mare.
Sul posto è stata inviata una motovedetta della Capitaneria di Porto che ha trasportato il sub belga al pronto soccorso di Rovigno, dove però i sanitari non sono riusciti a rianimarlo. Nel frattempo la polizia ha effettuato un sopralluogo, andando a sequestrare l’attrezzatura per le immersioni dell’uomo e la documentazione sulla missione di gruppo per visitare il relitto Baron Gautsch. È stato subito chiarito che il club umaghese, organizzatore dell’esplorazione subacquea, aveva tutte le carte in regola.
Rimane quindi un mistero la causa del decesso, tuttavia si fa strada l’ipotesi di un improvviso malore a grande profondità. Come ha spiegato Adriano Codiglia della società sub umaghese, il belga era un istruttore di discipline subacquee con alle spalle oltre 7.000 immersioni. «Non era la prima volta che partecipava alle esplorazioni con noi - spiega Codiglia - e l’unica spiegazione possibile della tragedia è che qualcosa sia andato storto: un malore o un guasto all’attrezzatura».
Il piroscafo Baron Gautsch colò a picco, al largo di Rovigno, il 13 agosto del 1914, dopo aver urtato contro una mina mentre era in navigazione da Lussingrande a Trieste. Il comandante aveva ignorato gli avvertimenti di non navigare troppo vicino alla costa proprio per il pericolo delle mine. Delle 300 persone a bordo 130 morirono affogate e gravi responsabilità vennero attribuite all’equipaggio per non aver saputo organizzare velocemente il salvataggio dei passeggeri usando le scialuppe.
Dopo la seconda guerra mondiale il relitto venne usato per le esercitazioni dei palombari della marina jugoslava. Negli ultimi anni è diventato invece meta delle esplorazioni subacquee, con un’immersione unica nel suo genere per l’impatto di trovarsi di fronte un simile relitto. Ma il fantasma del Baron Gautsch nasconde anche delle insidie, anche per i sub più esperti, e non è la prima volta che qualcuno ci lascia la pelle a 35 metri di profondità. (p.r.)
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