Il 72% dei protagonisti del mondo scolastico boccia la Dad che per il 37% degli intervistati crea depressione

 Hanno risposto 2.050 persone (di cui 1.396 residenti in Fvg), tra genitori, insegnanti, personale Ata e studenti
Il flash mob delle mamme No Dad in piazza Plebiscito , Napoli, 5 Dicembre 2020. ANSA/CESARE ABBATE/
Il flash mob delle mamme No Dad in piazza Plebiscito , Napoli, 5 Dicembre 2020. ANSA/CESARE ABBATE/

TRIESTE La necessità di ritornare a scuola - ovviamente in sicurezza - resta per famiglie, docenti e studenti l’obiettivo cui puntare, il rimedio per salvare la didattica ma anche la salute, le relazioni, il lavoro. Lo dice un sondaggio della Cisl Fvg, al quale hanno risposto 2.050 persone (di cui 1.396 residenti in Fvg), tra genitori, insegnanti, personale Ata e studenti. «A emergere con estrema chiarezza – commenta il segretario della Cisl Fvg, Franco Colautti – è la netta contrarietà alla didattica a distanza (72,3%), ma soprattutto l’esigenza di ripensare la scuola in termini partecipativi e strutturali, con interventi duraturi che vadano ben oltre la fase di emergenza».

L’indagine infatti - su scuole di ogni ordine e grado pubbliche e private, e enti di formazione professionale - evidenza limiti attuali e bisogni futuri. Quanto ai primi, c’è l’urgenza di rientrare in classe per tutti, considerati gli “effetti collaterali” della Dad: difficoltà di concentrarsi (47,4%) e di insegnare (26,5%); impedimenti su dotazioni informatiche, spazi, connettività (46,3%), ansia e tristezza (17,8%). Così, nel 67,3% dei casi si dice sì ai tamponi rapidi pur di tornare al banco. Una buona fetta dichiara di avere difficoltà di relazione e di conciliazione (45,5% e 45,4%), ansia e depressione (36,9%) e di non sapere a chi lasciare i figli (30%), senza smartworking né congedi parentali (30%). Così i più accettano l’idea di dare l’ok a un tampone settimanale o periodico. «Il peso della conciliazione - dice Colautti – è fortissimo da un anno in qua e grava in modo determinante soprattutto sulle donne». Serve «una riorganizzazione complessiva del sistema», coinvolgendo anche le parti datoriali, perché «le scuole possano tornare a essere frequentate in presenza, senza però gravare ulteriormente sui carichi familiari».

A chiedere la riorganizzazione delle scuole e una ulteriore revisione della logistica - dai bus agli orari - è larga parte del campione, che spinge su una migliore gestione organizzativa scolastica (45,8%).

Quanto alla conciliazione, il problema va ben oltre il presente: basti pensare che in estate per esempio - riporta la Cisl - «è la possibilità di accedere ai centri estivi (44%) o di chiedere aiuto a nonni o amici (38%) a spostare l’asticella. Il 24,4% ha dichiarato di dover fruire di ferie e aspettative per gestire i figli in assenza della scuola, il 16,8% di lasciare i figli da soli o con personale esterno, e solo il 5%, ad esempio, di poter usufruire dello smartworking». Di qui l’appello a potenziare l’offerta di centri estivi e ricreativi (40,2%), ma anche ad attivare corsi di studio e formazione facoltativi (31,2%), seguito da chi chiede sostegni economici finalizzati (27,9%) e flessibilità sul lavoro (7%).
 

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