Il 48% dei croati pronto a lasciare la Croazia
TRIESTE. Quando cominciano a mancare i soldi per comperare il pane alla propria famiglia è lecito che uno pensi di andarsene, di cercare fortuna da un’altra parte. È quanto sta accadendo non in un Paese dell’Africa o nelle martoriate aree mediorientali, bensì in Europa: in Croazia. Un sondaggio shock, infatti, ha evidenziato come il 48% dei croati è pronto a lasciare il proprio Paese per cercare una vita migliore altrove.
Qui la crisi socio-economica diventa ogni giorno più pesante, tra la popolazione vige il pessimismo e il numero dei disoccupati è sceso sotto la soglia dei 300mila solo perché siamo in estate e ci sono le assunzioni a tempo rigorosamente determinato per gli stagionali dell’industria del turismo, l’unica che “tira” nell’ex Paese jugoslavo ma con cifre, quest’anno, che non inducono all’ottimismo neppure qui.
Le “terre promesse” per questi nuovi emigranti croati dell’era della globalizzazione sono il Canada (alla fine dello scorso anno 275 giovani hanno ottenuto un visto di lavoro offerto dalle autorità di Toronto), la Germania, la Gran Bretagna, la Svezia e la Norvegia. Un “esodo” che segue quello avvenuto durante la cosiddetta Guerra patria (1991-1995) quando lasciarono la Croazia in 120mila. Di questi, fece ritorno in patria uno su cinque.
Al vertice di questa “colonna” di nuovi esodati ci sono medici, infermieri e giovani esperti di informatica. Ogni mese abbandonano la Croazia 44 medici, sintomo inequivocabile di un sistema sanitario al collasso. In Croazia, infatti, ci sono attualmente quasi 546mila pazienti in attesa di una visita sanitaria, un numero che cresce di 6.200 unità a settimana. Secondo un’indagine è stato calcolato che il tempo medio di attesa nel Paese per incontrare un medico (nel sistema sanitario nazionale) è di 157 giorni, ma si arriva ad attendere anche 191 giorni come all’ospedale delle Sorelle della misericordia a Zagabria, oppure 124 giorni al nosocomio di Fiume dove i pazienti in lista di attesa sono quasi 44mila.
L’Associazione dei medici croati afferma che il governo Milanovi„ è stato incapace di migliorare la situazione della sanità in Croazia e si dice sicura, per bocca del suo presidente Hrvoje Minigo, che non vi è alcuna intenzione per cercare di migliorare la situazione di medici e infermieri.
L’Associazione fa sapere che fin’ora a chiedere la documentazione necessaria per lavorare all’estero è stata chiesta da 600 medici. «E certo non l’hanno chiesta - precisa Minigo - per chiuderla in un cassetto di casa». Alcuni dati, poi, evidenziano come dopo il primo anno di adesione all’Unione europea dalla Croazia se ne sono andati circa 200 medici e 700 infermieri professionali. Insomma una vera e propria “sindrome polacca”. Dalla Polonia, infatti, se ne andarono nel primo anno dell’adesione all’Ue un medico su sei.
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