Il 2020 anno del nuovo piano regolatore: si torna a costruire a Marina Julia
MONFALCONE Di tutti i piani è, quello regolatore, lo strumento urbanistico e di governo del territorio che più di ogni altro consente a un Comune di pianificare negli anni lo sviluppo edificatorio della città, disciplinandone gli assetti nel tempo. Tocca quindi interessi generali e particolari degli abitanti. Ecco perché quando un ente s’appresta a vararne uno, perché magari gli aggiornamenti non bastano più, le varianti si affastellano e diventa obsoleto, tutti drizzano le antenne. La notizia dunque è che il 2020 sarà l’anno del nuovo piano regolatore comunale di Monfalcone. Un iter che si protrarrà – dall’adozione all’approvazione – almeno per nove mesi, mettendo in campo processi partecipativi tramite i quali istituzioni, associazioni, comitati e residenti potranno esprimere, nei termini di legge, le proprie osservazioni, tutte poi al vaglio della massima assise.
È il consigliere delegato all’Urbanistica e Lavori pubblici, l’ex vicesindaco Giuseppe Nicoli, a seguire la partita: «Entro l’anno sarà disponibile una prima bozza del nuovo Prgc». Ma il lavoro è già tratteggiato, con l’appoggio di un professionista dello Studio Benevolo, e l’azzurro lo anticipa per la prima volta: revisione delle zone S (servizi) e C (espansione residenziale), rivisitazione delle aree retroportuali D e N, riduzione delle H (grande distribuzione), definizione di nuovi siti di rispetto ambientale (A, ora però ricadenti in D) e, cosa inedita, nuovo input all’edificabilità per Marina Julia, sul retro-spiaggia, con la previsione di un raddoppio delle corsie di marcia sul ponte girevole del Brancolo. «Per la sua vocazione turistica, e il quartiere infatti ospita la spiaggia e un campeggio, sportiva e residenziale, un aspetto questo che l’ha nobilitata di recente a sesto rione cittadino, Marina Julia – chiarisce Nicoli – potrà vedere la possibilità dello sviluppo di un complesso residenziale in grado di vivere 365 giorni all’anno, non solo d’estate. Ci sono diverse aree retrostanti abbandonate e ritengo che una piccola parte debba essere destinata alla creazione di abitazioni o esercizi». «Ovviamente – precisa – il Comune non ha poteri su ciò, ma io per esempio vedrei bene lì pure un ufficio postale, uno sportello bancario, una farmacia. L’accresciuto complesso residenziale dovrà infatti ottenere tutti i servizi necessari a una qualsiasi area d’insediamento abitativo». In parallelo l’ente vuole abbinare anche una valorizzazione delle zone ambientali, con un occhio attento all’infrastrutturazione: «Il piccolo ponticello a senso unico alternato sul Brancolo non è più sufficiente: andranno richieste risorse alla Regione per creare almeno una doppia corsia, l’intervento sull’acqua potrebbe rivelarsi infatti estremamente oneroso per il solo ente locale». Inoltre la Cavana «già zona ambientale protetta» negli intenti di Nicoli e dell’amministrazione «dovrà essere valorizzata alla stessa stregua dell’Isola della Cona, ovvero favorendo le visite sul posto degli amanti della natura, nel rispetto della tutela dei luoghi», mentre «un percorso di questo tipo, prima, non era mai stato promosso». Anche qui l’azzurro pensa a un coinvolgimento della Regione con l’ufficio Biodiversità e Ambiente.
Tornando alle altre classificazioni «nell’attuale Prgc risultano posti numerosi vincoli cui poi non si è dato corso negli anni e mi riferisco – sempre il forzista – alle tante zone S sparse in “francobolli” lungo la città e nelle periferie, vedi largo Isonzo», sicché «è decisione dell’amministrazione tenerle solo se effettivamente utili o d’interesse, diversamente se ne attuerà la cancellazione così liberando i proprietari dai vincoli e rendendo omogenea la pianificazione». Se, per esempio, una S da cancellare ricadrà all’interno di un’area D o C allora, mutata la destinazione, vi si conformerà. La revisione delle aree di espansione territoriale, invece, «nasce dalle sollecitazioni dei cittadini, che in molti casi, per pagare meno tasse, hanno chiesto la riconversione in terreni agricoli delle proprietà oppure una sensibile riduzione dell’edificabilità, magari per consentire soltanto, in futuro, la realizzazione di una casa da destinare al figlio», ancora Nicoli.
Della volontà di andare a ridurre le aree deputate alla grande distribuzione (H), invece, si è già detto giorni fa, come pure dell’intento di rivisitare – ed è stato lo spirito della variante 59 –, armonizzandole alla sovraordinata pianificazione del porto, le aree di retro scalo così da dedicarle alle realtà produttive o logistiche di interscambio merci. «Vogliamo però pure andare a definire sulla carta – conclude l’azzurro – le nuove zone di rispetto ambientale, come il laghetto ex Enel, l’innesto di fronte al Locovaz e la parte antistante le foci del Timavo, creando altresì un buffer, cioè una zona di rispetto, nell’esistente Sic».
Riproduzione riservata © Il Piccolo