Ikea sfida i sindacati: sabato negozi aperti

Braccio di ferro dopo lo sciopero proclamato sul contratto integrativo. Filcams-Cgil: «No all’utilizzo di interinali»
Il negozio Ikea di Villesse
Il negozio Ikea di Villesse

MILANO Ikea sfida i sindacati. O almeno ci prova, tentando di smontare il muro dello sciopero. Sabato 11 luglio, il giorno della serrata nazionale, la multinazionale svedese farà di tutto pur di mantenere aperti i 21 negozi italiani. In una nota il big del mobile precisa che sabato prossimo le serrande degli store Ikea verranno alzate, come previsto, alle 10 di mattina. Anche in quello di Villesse. Ma non sarà facile tenere aperto. E soprattutto evitare disservizi. Ad ogni modo la società tira dritto e lancia il guanto di sfida alle organizzazioni sindacali, Fisascat Cisl, Filcmas Cgile Uiltucs Uil, che hanno promosso unitariamente la mobilitazione nazionale per opporsi a un contratto integrativo che penalizza i 6000 lavoratori con «tagli lineari sulle maggiorazioni di salario nei giorni festivi e con retribuzioni in busta paga variabili secondo l’andamento dell’azienda». Misure che si traducono, stando alle parti sociali, a una riduzione dello stipendio compresa tra il 20 e il 30%, un taglio secco che rischia di far male soprattutto a quei lavoratori part-time, il 75% sul totale, che rischiano di portare a casa meno di 600-500 euro al mese. Ikea, per ora, non intende fare retromarcia. Anzi, cerca di arginare lo sciopero. Come e se ci riuscirà è difficile prevederlo.

Villesse, sindacati all’attacco sul contratto Ikea: sabato sarà sciopero
Sabato sciopero nazionale negli stabilimenti Ikea

I sindacati contano su alte adesioni alla mobilitazione nazionale. E in tutti gli store si stanno organizzando presidi dalle 9 alle 14 di sabato 11 luglio. Malgrado i previsti disservizi Ikea potrebbe reclutare in cassa direttori dei negozi e capi reparto. I sindacati, tuttavia, lanciano l’allarme sul picco di interinali assunti negli ultimi mesi, quasi a prepararsi, con stagionali in versione riservisti, per il lungo braccio di ferro che attende l’azienda in questa estate rovente. «Qualunque sia la scelta di Ikea - dice Giuliana Mesina della segreteria nazionale Filcams Cgil - ci auguriamo che non prevalga l’idea di sostituire i lavoratori in sciopero con quelli interinali. Si tratterebbe di un grave attacco al diritto di sciopero, e anche intervento fuori dal perimetro della legge, che infatti impedisce e sanziona queste pratiche». Le Rsu segnalano che le sostituzioni di questo tipo si sarebbero già verificate in occasione degli scioperi territoriali di giugno.

In 25 anni di presenza in Italia è la prima volta che la multinazionale si confronta con un sciopero nazionale. La crisi dei consumi che si è abbattuta sulla grande distribuzione sta colpendo anche il colosso svedese. L’anno scorso, a fonte di ricavi in aumento per 31,6 milioni di euro, portando a 1,5 miliardi il giro d’affari complessiva, Ikea ha registrato una contrazione del margine operativo e quindi una perdita preoccupante per 14,5 milioni di euro. Un rosso che però va oltre la crisi dei consumi, sui cui pesano in bilancio gli ammortamenti immobiliari, che riguardano fabbricati di proprietà del gruppo. Secondo la società negli ultimi 4 anni il «il contesto economico è radicalmente mutato e impone di rivedere i contenuti del contratto integrativo aziendale per garantire un futuro solido e sostenibile a Ikea in Italia».

La multinazionale si è posta l’ambizioso traguardo, da centrate entro il 2020, di portare a 50 miliardi di euro i ricavi globali. Si tratta di un balzo del 74% dall’anno fiscale 2014 e quindi una crescita del 10% l’anno. L’anno scorso tuttavia il fatturato mondo è cresciuto “solo” del 3%. E per svilupparsi a ritmi da doppia cifra serviranno senz’altro le nuove aperture nei mercati emergenti, India in primis.

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