Identificati i terroristi di Dacca: «Benestanti e istruiti»

Massacro al ristorante, cinque dei sette del commando erano già ricercati. Il governo: l’Is non c’entra, estremisti locali. Ma si indaga su possibili legami
Members of an Indian family offer flowers and light candles as they pay tribute to those killed outside the Holey Artisan Bakery in Dhaka, Bangladesh, Sunday, July 3, 2016. The assault on the restaurant in Dhaka's diplomatic zone by militants who took dozens of people hostage marks an escalation in militant violence in the Muslim-majority nation. (AP Photo)
Members of an Indian family offer flowers and light candles as they pay tribute to those killed outside the Holey Artisan Bakery in Dhaka, Bangladesh, Sunday, July 3, 2016. The assault on the restaurant in Dhaka's diplomatic zone by militants who took dozens of people hostage marks an escalation in militant violence in the Muslim-majority nation. (AP Photo)

ROMA. Non erano nati nei ghetti, emarginati nelle periferie. Erano ragazzi colti, cresciuti in famiglie benestanti, ragazzi diventati estremisti perché, secondo il ministro dell’Interno Asaduzzaman Khan, «è diventato una moda». Avevano frequentato le migliori scuole, università prestigiose: «Nessuno di loro era stato istruito in una madrassa (la scuola di scienze giuridico-religiose islamiche, ndr)». Eppure venerdì primo luglio, armati di mitragliatrici, machete, bombe a mano, in sette - sei dei quali destinati a essere uccisi nel blitz delle teste di cuoio - hanno fatto irruzione all’interno dell’Holey Artisan Bakery di Dacca, capitale del Bangladesh, uccidendo 20 persone, tra le quali nove italiani.

Una strage rivendicata poco dopo dallo Stato islamico che invece, ha affermato il ministro Khan, è opera di Jamaeytul Mujahdeen Bangladesh (JMB), un gruppo estremista «che non ha legami con lo Stato islamico», bandito dal Paese da almeno dieci anni e sospettato di legami con l’opposizione e con l’Isi, i potenti servizi pakistani. Il governo, dunque, con ogni probabilità per ragioni di politica interna, continua a negare la presenza sul territorio di cellule del Califfato. Questo nonostante dal febbraio 2015, quando gli attacchi contro intellettuali, blogger e stranieri hanno cominciato a moltiplicarsi, tanto lo Stato islamico quanto Al Qaeda si siano assunti la paternità di decine di attentati.

 

++ RPT CORRETTA ++ Una foto combinata mostra i membri del commando che ha assaltato il caffè di Dacca, Bangladesh, con kefiah in testa e kalashnikov in mano immagini pubblicate dall'ISIS. ANSA/SITE INTEL GROUP/ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING
++ RPT CORRETTA ++ Una foto combinata mostra i membri del commando che ha assaltato il caffè di Dacca, Bangladesh, con kefiah in testa e kalashnikov in mano immagini pubblicate dall'ISIS. ANSA/SITE INTEL GROUP/ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING

 

Dopo i volti, resi noti con le foto pubblicate sul web da Amaq, l’agenzia stampa dell’Is, ora si conoscono anche i nomi di cinque dei sette componenti del commando: Akash, Badhon, Bikash, Don,Ripon, tutti tra i 20 e i 21 anni. Uno di loro si chiamerebbe in realtà Nibras Islam, erede di una famiglia molto facoltosa che nel gennaio scorso aveva perso le sue tracce. Inglese perfetto, aveva studiato alla Monash University, in Malesia, e alla Northsouth University in Bangladesh. Un ragazzo cresciuto nell’alta società che aveva modo di frequentare vip, come si vede in un video in cui stringe la mano a una starlette di Bollywood, Shaddhra Kapoor.

 

Dacca, due imprenditori del Friuli Venzia Giulia fra i morti nella strage
Polizia sul luogo dell'attentato. Nei riquadri piccoli le vittime Marco Tondat (in alto a sinistra) e Cristian Rossi

 

Ma non erano sconosciuti, per l’intelligence e per la polizia. Gli investigatori bengalesi erano da tempo sulle tracce di cinque di loro, sospettati di collegamenti con gruppi estremisti islamici internazionali. «Li abbiamo cercati in tutto il Paese e ora sono stati uccisi qui» ha detto l’ispettore generale della polizia AKM Shahidul Hoque.

Nonostante le smentite ufficiali sulla penetrazione dell’Is nel Paese, infatti, dopo la strage della Bakery, l’ipotesi si fa strada anche dentro il governo. Ieri, presentando le condoglianze per le vittime italiane all’ambasciatore di Roma a Dacca, Mario Palma, il numero due del ministero degli Esteri MD Shahidul Haque, non ha escluso che possa essersi trattato di un’azione coordinata dall’Is, ma allo stesso tempo ha confermato che «gli autori non vengono dall’Iraq o dalla Siria: sono giovani bengalesi, molti dei quali colti, con buone prospettive». «Le foto caricate su Twitter indicano che potrebbero essere stati incoraggiati dalle attività dell’Is all’estero, ma questo non mostra un legame diretto con l’Is» ha spiegato Muhammad Zamir, alto funzionario del ministero degli Esteri.

 

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Polizia sul luogo dell'attentato. Nei riquadri piccoli le vittime Marco Tondat (in alto a sinistra) e Cristian Rossi

 

La speranza di fare chiarezza sulla matrice dell’attacco è riposta dunque nella possibilità che il settimo attentatore, arrestato durante il blitz, parli e riveli i dettagli dell’attentato, durante il quale, secondo un funzionario di governo, HT Imam, gli assalitori avrebbero filmato e caricato su Internet le immagini del massacro. Emergono infatti dubbi sulla versione ufficiale, soprattutto dopo la diffusione di un video amatoriale, girato da un cittadino sud-coreano, in cui si vedono alcuni ostaggi, tra i quali donne velate e bambini, abbandonare con calma il ristorante prima dell’intervento dell’esercito, come se si fosse trattato di un rilascio volontario. Al contrario, portavoce ufficiali avevano assicurato che aver liberato numerose persone durante l’intervento armato, oltre 10 ore dopo l’irruzione dei terroristi nel locale. Oggi intanto la premier bengalese Sheikh Hasina presiederà una cerimonia in memoria delle vittime nell’Army Stadium di Dacca.

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