Ici su orti e giardini, 268 evasori su 373 hanno già pagato
L'assessore al Bilancio Giovanni Ravidà: "Stiamo lavorando sulle mappe. E finora i ricorsi sono solo 38"
TRIESTE.
Zoom satellitari, fotografie aeree, incroci con database topografici: il principio tecnologico è lo stesso di
Google Earth o Google Maps, ma stavolta non è un passatempo per ammirare, direttamente dal divano di casa col portatile sulle ginocchia, il tetto della villetta dello zio d’America. È, anzi, la chiave informatica attraverso la quale l’amministrazione Dipiazza ha acceso nel 2008 - e sta ora affinando con l’impiego di quei dipendenti comunali che un tempo lavoravano sull’Ici per la prima casa abolita da Berlusconi - la propria caccia a tutti quei contribuenti che anni addietro non hanno pagato l’imposta sui terreni attorno alle loro case e non solo. Non importa se siano, questi, orticelli, cortili, mega-giardini o mere aree boschive di proprietà. Basta che siano classificati al Catasto come edificabili e non agricoli. La caccia prosegue poi con una ”visita” dei tecnici sul posto, per verificare de visu la natura di quel terreno. E si conclude con l’approccio personale al ”contribuente non in regola”, per chiedergli il conto e contrattare con lui, di norma, un forfait per chiuderla lì. Dei 373 evasori rintracciati nel biennio 2008-2009 dal Comune, chiarisce l’assessore al Bilancio Giovanni Ravidà, hanno già pagato in 268, a fronte di 38 ricorsi già sicuri e 66 posizioni border-line.
LA CACCIA
«Siamo dotati di sistemi che ci consentono di individuare i terreni non dichiarati», ha puntualizzato infatti ieri lo stesso Ravidà. Il quale - a domanda precisa su quanti altri evasori l’amministrazione comunale conti di ”beccare” nel corso del 2010 - ha risposto secco: «Non esiste un monte ipotetico di evasione, stiamo vedendo, gli uffici continuano a lavorare sulle mappe». In altre parole: la caccia va avanti. Con una precisazione: il Municipio - fa capire bene Ravidà - si occupa di quello che la legge gli demanda, ovvero di scovare terreni edificabili non dichiarati ai fini della corresponsione dell’Ici, che è pur sempre un’imposta comunale. Tutt’altra questione è la ricerca, con quegli stessi occhi satellitari, di eventuali costruzioni mai denunciate, esempi di abusivismo edilizio insomma. «Sugli altri temi - chiarisce l’assessore - non siamo noi ad occuparcene». Quella, infatti, è materia diretta proprio dello Stato, con l’Agenzia del territorio, il braccio operativo del ministero dell’Economia competente sulla rete catastale.
I RICORSI
Le precisazioni in realtà sono due: Ravidà, con a fianco il direttore del Servizio tributi del Municipio Vincenzo Di Maggio, ha fornito ieri i dati ufficiali, in mano al Comune stesso, relativi al numero di quanti hanno deciso finora di fare causa all’amministrazione Dipiazza davanti alla Commissione tributaria, contestando dunque le richieste di riscossione sui loro terreni. Premette l’assessore: «I ricorsi in tutto sono 38, degli altri potrebbero arrivare ma non diventeranno mai centinaia...». La cifra viene a galla da questo prospetto: «Dei 109 avvisi da noi formalizzati nel 2008, per un recupero d’evasione stimato in 630mila euro, le adesioni sono state 86, per 413mila euro incasssati, mentre i ricorsi sono stati 23. Dei 264 avvisi del 2009, per un totale atteso di un milione e 863mila euro, ne abbiamo definiti 182 in accordo bonario, introitando 848mila euro. Nove ricorsi sono già stati presentati e siamo certi che arriveranno altri sei. Ci sono infine 66 situazioni da definire, per 848mila euro, nel senso che siamo in trattativa».
LA PRECISAZIONE
«Ad ogni modo - chiosa Ravidà - non è che una mattina ci alziamo e inviamo quegli avvisi, la comunicazione scatta dopo un’attività di confronto. I calcoli sul valore di mercato di quei terreni, inoltre, non se li inventa il Comune, ma vengono dall’applicazione degli stessi criteri del Catasto».
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